Ci sono pensieri che vanno controcorrente. Più il conflitto Ucraina-Russia prosegue, più cominciano i distinguo su una guerra che comincia a creare spaccature e divisioni anche nel mondo Occidentale e in Italia in particolare. Il prof Angelo D’Orsi, eminente figura nel mondo accademico italiano, ha lo sguardo dello storico. La sua analisi può non piacere ma si basa sui fatti che non guardano solo al presente ma riflettono sul passato per intuire il futuro..

Questo perché nessuna guerra è un fatto improvviso, occorre analizzare per mostrare la molteplicità di ciò che ci appare.

Professor D’Orsi, nelle sue recenti interviste che riguardano il conflitto in corso si legge con forza il suo richiamo alla complessità. Da dove si può cominciare?

“Partire sempre dalla storia, naturalmente. E’ la storia che ci restituisce la complessità dei problemi. La politica senza storia appiattisce tutto sul presente, esclude il passato per capire il presente ed esclude anche il futuro. Perché la politica? Riferisco una definizione ottocentesca della politica: la politica come arte di guardare lontano. Il politico, a differenza dell’intellettuale, ha la responsabilità di pensare, legata al fatto che ogni sua decisione implica conseguenze che possono essere anche non immediate, ma a medio e lungo termine. Se trascuriamo il pregresso, non capiamo la guerra e ci limitiamo a parteggiare per l’uno o per gli altri. È un modo assolutamente sbagliato che ci impedisce di comprendere. Per capire questa guerra dobbiamo fare il tentativo di rinunciare al riduzionismo che è in corso. Come mi ha insegnato il mio Maestro Norberto Bobbio “analizzare vuol dire spezzare le unità apparenti e recuperare la complessità che c’è dietro l’apparente semplicità””.

Ha citato gli intellettuali. Ha anche dichiarato che le sembra, per certi aspetti, di tornare al 1914, all’intellettuale demagogo “alla D’Annunzio”. Quale ruolo hanno in questo momento storico?

“Non mi riferisco soltanto a queste ultime settimane di guerra quando dico che negli ultimi decenni gli intellettuali hanno rinunciato alla loro funzione critica in cui, come dice Bauman, l’intellettuale è diventato semplicemente interprete. Cosa vuol dire? Secondo l’idea di Bauman che condivido l’intellettuale storicamente, a partire dalla fine dell’Ottocento, è qualcuno che prende parte alla vita pubblica. Bauman definisce l’intellettuale come legislatore. Ragionando non solo si occupa degli affari della città, della comunità, della “polis”, ma fornisce delle chiavi di lettura che possono servire poi ai politici. In questo senso è un legislatore. In senso platonico, invece è diventato semplicemente un interprete, ha rinunciato a quella funzione. E’ diventato un tecnico che si occupa soltanto degli affari suoi, anche se poi va in televisione o scrive sui giornali. Ma lo fa non spinto da un afflato etico. Credo all’intellettuale, come dice Sartre, come a qualcuno che abbraccia interamente la propria epoca e che non si fa gli affari suoi, si fa gli affari di tutti. Noi siamo scienziati, artisti, letterati, docenti, giornalisti: abbiamo non solo il diritto di dire la nostra ma il dovere di farlo e di essere ascoltati. Sì, perché noi abbiamo passato la vita a studiare, a osservare la realtà, a dare delle letture, forse un valore aggiunto alla società possiamo offrirlo”.

Che idea si è fatto della narrazione in corso? Siamo sommersi da false notizie? Che cosa sta succedendo?

“Sta succedendo qualcosa di molto, molto grave. E non mi riferisco solo alle false notizie da cui siamo sommersi. Tutte le guerre producono false notizie. La guerra è nemica della verità, ce lo hanno detto in tanti nel passato. Oggi quello che davvero mi preoccupa è questa narrazione unanime. L’immagine del Parlamento italiano che come un solo uomo si alza ad applaudire quel “cialtrone” del presidente Zelensky e lo è diventato grazie a un colpo di stato, sostenuto dagli americani e dall’Unione Europea. Il discorso di Draghi è un discorso guerrafondaio, che non si era mai sentito nella storia dell’Italia repubblicana. Mai nessuno aveva osato fare un discorso come quello. Devo dire che in questi giorni sto rimpiangendo Andreotti”.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 25 marzo 2022

Alessia Conti