A distanza di alcuni mesi dall’inaugurazione della bellissima sede astigiana di Assoalbania abbiamo l’occasione di incontrare uno degli artefici di quest’opera e una delle anime trainanti di questo gruppo straordinario: Artan Sadikaj. Fu uno dei primi ad arrivare ad Asti nel 1991, all’età di 17 anni. Uno come lui che ha vissuto la tragedia dei migranti per sfuggire alla miseria e alla fame, ha gli anticorpi giusti per aff rontare un’altra tragedia come quella del Coronavirus. Ci accoglie in sede dove lui e altri volontari, quando hanno un att imo di tempo, continuano a fare lavori per migliorare la struttura.

Artan, come ha vissuto questo periodo tragico?

“Non sono abituato a stare fermo, ho cercato di dare il mio contributo come tutti quelli dell’associazione. Non ci siamo dimenticati che cosa ha fatto questa città per noi, per cui è stato naturale ricambiare l’accoglienza e la disponibilità ricevuta. Abbiamo creato un gruppo solido e unito e quello è la nostra forza: realizziamo i nostri progetti con l’apporto di tutti. Abbiamo dato la nostra disponibilità al Comune per mettere in piedi un ospedale da campo di riserva nel caso ce ne fosse stato bisogno. L’Albania ha inviato 30 medici in Italia, ma tanti sono ormai i medici e i paramedici di origine albanese che vivono in Italia e che hanno dato e stanno dando un grosso contributo per sconfiggere questo male. E a ogni livello ormai gli albanesi residenti in Italia sono inseriti nel tessuto sociale e si sentono italiani a tutti gli effetti”.

In Albania pochi mesi prima avevate vissuto la tragedia del terremoto e poi siete stati coinvolti in questa pandemia.

“E’ vero, abbiamo vissuto due tragedie una dietro l’altra: prima il terribile terremoto avvenuto in Albania e poi il covid in Italia. Come ci eravamo prodigati per la nostra terra raccogliendo una somma considerevole superiore ai quattromila euro che abbiamo inviato in Albania per aiutare i nostri connazionali, anche qui ci siamo messi immediatamente a disposizione delle associazioni di volontariato tramite l’assessore Mariangela Cotto. Abbiamo iniziato a distribuire i pacchi alimentari a domicilio: solo noi come comunità albanese abbiamo aiutato con i nostri mezzi più di cinquanta famiglie ovviamente non solo di albanesi, solo con i nostri mezzi e le nostre forze, consegnando a ognuno di questi almeno un pacco. Abbiamo aiutato anche un connazionale di Alessandria a cui era stato amputato un piede a seguito di una grave malattia e che non può più lavorare. Per questo invitiamo chi avesse piacere a donare il cinque per mille ad Assoalbania Piemonte. I nostri volontari sono: Anxhela Velaj, Aranit Murga, Arbera Rubolino, Artan Sadikaj, Danila SfagaElida Gijnaj, Esonela Zekthi, Eva Kercuku, Fatbardha Murga, Genc Velay, Giorgio Rubolino, Hasan Bulcari, Ilir Shahini, Irina Syceva, Kristian Zefi , Lediona Vrenozi, Madalena Peshtani, Marjan Bjeshkza, Merushe Hida, Pamela Miruku, Paolo Preka, Pranvera Hoxha, Sabina Darova, Selami Tatani, Suzana Dani, Taulant Hisaj, Valbona Sadikaj, Valentina Pemaj, Vilma Giyshja”.

Avete dato una mano anche all’Auser?

“Si, ci siamo resi disponibili collaborando con Paolo Terzuolo e Franca Penna e il caso ha voluto che abbiamo dovuto accompagnare in ospedale per accertamenti il dottor Giuseppe Piazza, un pediatra che nel 1991 quando siamo arrivati ad Asti ci aveva dato una grossa mano quando eravamo ammassati nella caserma. E’ stata una grande soddisfazione dopo 30 anni poter rendere il favore. Vogliamo anche ringraziare il Csv di Alessandria– Asti che ci ha permesso in tutti questi anni di realizzare molti progetti”.

L’intervista completa sulla Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 12 giugno 2020.

M.A.