Colei che, ormai, consideriamo, affettuosamente, un’amica della Gazzetta, Debora Scalzo, 36enne astigiana di origini siciliane, trapiantata a Milano, ne ha fatta di strada da quando era una semplice cassiera all’Esselunga. Ha realizzato il sogno di quand’era bambina: diventare una scrittrice e sceneggiatrice cinematografica ad alto livello. Nota al grande pubblico per i suoi libri dedicati alle forze dell’ordine, vincitrice di prestigiosi premi a livello internazionale per la letteratura poliziesca e sociale, debutta ora alla regia con il suo primo progetto cinematografico, il docu-film “ Paolo Vive”, dedicato a un grande uomo che ha fatto la storia: il giudice Paolo Borsellino.

Ci parli di questo suo debutto in qualità di regista il docu-film “Paolo Vive”, dedicato a Paolo Borsellino.

““Paolo Vive” è un progetto importante che ho custodito preziosamente nel cassetto dei miei sogni da realizzare e che finalmente vedrà la luce. Le riprese cominceranno a gennaio. Un docufilm che tratta la storia del grande e indimenticabile giudice Paolo Borsellino, uomo di alti valori, che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia, un esempio per le nuove generazioni. Per debuttare alla regia non potevo scegliere progetto migliore. Felice di poter dare grande spazio e valore agli ideali di tutte le vittime di mafia, per raccontare la verità, portando avanti il ricordo di uomini come il giudice Borsellino, il giudice Falcone, il commissario Ninni Cassarà, i ragazzi della scorta e tantissime persone vittime della criminalità organizzata”.

Come è scaturità l’idea?

“Io sono nata ad Asti ma sono di origine siciliana, e mi sono sempre battuta per tematiche sociali importanti e sulla legalità, e l’idea di lavorare a un progetto che tratta un argomento così forte e delicato mi ha sempre affascinato sin da ragazza. La mia tesina di storia alle Superiori trattava la vita del grande giudice Paolo Borsellino. Ho sempre avuto una particolare ammirazione per questo grande uomo, devoto al lavoro, alla famiglia e che amava moltissimo i giovani. Quando incontrai il dottor Manfredi Borsellino a Mondello, per parlargli del progetto, gli raccontai della mia tesina dedicata al padre, il suo sorriso mi riempì il cuore di gioia. Il suo sostegno al progetto mi ha onorata, con una voglia immensa di lasciare ai giovani un grande testamento di un uomo che per la nostra terra ha fatto tantissimo e che continua a farlo ancora adesso”.

Che cosa si propone con questo docufilm?

“Racconteremo la storia del giudice in una prospettiva completamente diversa da quello che si è visto sino adesso al cinema. Vedremo il grande attore siciliano Bruno Torrisi interpretare Paolo Borsellino, raccontarsi ai giovani con un forte e profondo monologo nella parte film. Mentre nella parte documentario avremo testimonianze e interviste di chi il giudice lo ha vissuto, amato e stimato. Tra le varie testimonianze Antonio Vullo, suo agente di scorta e unico sopravvissuto alla strage di via D’Amelio e la professoressa Rosalba Cassarà, sorella del commissario Ninni Cassarà, tra i più stretti collaboratori del giudice Borsellino e del giudice Falcone nel cosiddetto “pool antimafia””.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 4 novembre 2022

Massimo Allario