Dalla musica leggera al mondo dell’opera il pentagramma continua a tacere e i teatri, ma anche i palasport e gli stadi, attendono tempi migliori per tornare ad annunciare rassegne estive, eventi musicali di qualsiasi genere e concerti che restituiscano un po’ di colore al tempo estivo.  Non sono esattamente un melomane, ma ricordo con piacere una vacanza nel cuore d’agosto trascorsa a Pesaro nei giorni del Rossini Opera Festival.  La prima opera a cui ho assistito era una Semiramide dall’allestimento spaziale; non esattamente una passeggiata per un neofita… Come se la passano i cantanti d’opera ai tempi della pandemia? Ne parlo con Erika Grimaldi, soprano e pianista delle nostre colline e se non la conoscessi di persona, mi sentirei un po’ a disagio. Perché Erika nel 2016 ha cantato nel tempio della lirica, nel glorioso Teatro alla Scala di Milano nei panni di Giovanna nel Giovanna d’Arco di Giuseppe Verdi.  Erika è puntuale come un orologio svizzero, sorride e manifesta la consueta disponibilità di sempre. La sala verde della nostra comunità parrocchiale è un luogo che Erika conosce bene e la chiacchierata che segue è semplice, spontanea e decisamente piacevole. 

Da quanto tempo non ti esibisci più in pubblico? L’ultima opera?

“Ho tentato di cantare a ottobre nel 2020, a Bari, ma a metà della produzione sono scoppiati alcuni casi, e tutto si è fermato. L’ultima produzione completa risale al 2019 a Washington, al teatro Kennedy e poi alla Carnegie Hall di New York con lo Stabat Mater di Rossini. Poi è saltato un po’ tutto”.

E adesso? C’è qualcosa in programma?

“Adesso non c’è niente. Molti teatri non hanno nulla in programma e qualcuno ha messo in cartello alcuni spettacoli in streaming. Personalmente non ho avuto l’opportunità di partecipare. In ogni caso, cantare senza pubblico non è così gratificante. Tutto è fermo e i teatri aspettano che ci sia qualche sviluppo positivo per tornare a programmare i loro cartelloni”.

Come si sta senza musica?

“Male! Ero abituata non solo a cantare. C’è tutto un insieme di cose: lo studio, i colleghi, il viaggio, andare in posti diversi e conoscere altri palcoscenici. Non può che mancare un’esperienza che è sempre totalizzante”. 

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 26 marzo 2021

 Dieffe