Franco Quaglia, all’inizio di questa breve campagna elettorale aveva lanciato una sfida: “Nel nostro collegio elettorale vedrete i nostri manifesti soltanto negli spazi in cui le affissioni sono gratuite, ci troverete nelle strade e nei mercati, ma i costi della nostra campagna elettorale saranno prossimi allo zero, e il denaro risparmiato andrà ad aiutare le famiglie in difficoltà”. Quaglia, 72 anni, sarà il capolista di Italexit per il Senato nella circoscrizione Piemonte 2, ed è il coordinatore provinciale del partito fondato da Gianluigi Paragone. 

Perché ha scelto di candidarsi per Italexit?

“Mi è stato chiesto dalla direzione nazionale in quanto sono coordinatore politico per la provincia di Asti e delegato nazionale. Condivido le linee guida del partito e il programma elettorale. Ritengo necessaria l’uscita dall’UE, anche se l’Italia è stata uno dei Paesi fondatori. Oggi l’Italia è lo stato più penalizzato nell’Unione Europea in quanto i nostri leader politici non hanno mai opposto resistenza ai voleri di Germania e Francia. L’ Italia è molto ambita, tutti sono attratti dalle nostre bellezze, dai nostri prodotti nei vari settori: turismo, moda, enogastronomia e tecnologia, ma i nostri politici hanno pensato di svendere il nostro Paese”.

Cosa porta di nuovo Italexit nel panorama politico italiano?

“La cosa più importante per noi è la sovranità, libertà e ripristino della Costituzione e non più i trattati europei. Eravamo la quarta potenza al mondo, entrando nella Ue ci troviamo al 18° posto. Non ci sentiamo più liberi perché come ben sappiamo il green pass non è uno strumento utile alla sanità, bensì a controllarci. Il green pass è collegato all’agenzia delle entrate. Vogliono sapere tutto di noi, quando andiamo in banca, alle poste, al ristorante, in vacanza, i giovani in discoteca. Non vogliamo l’obbligo vaccinale, ognuno deve essere libero di scegliere senza essere sanzionato e discriminato. Vogliamo uscire dall’Euro, rivogliamo la nostra lira. Vogliamo dare dignità ai lavoratori e ai pensionati. Oggi siamo il Paese con gli stipendi più bassi”.  

Perché, secondo lei, i vecchi partiti e l’attuale sistema non incontrano più il favore della popolazione?

“La risposta è semplice: i vecchi partiti non hanno mai mantenuto le promesse fatte, addirittura hanno tradito l’elettorato. Noi non facciamo promesse impossibili ma cercheremo di essere sentinelle nell’operato del governo. Ci sarà sempre un dialogo tra i nostri deputati e la popolazione”.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 23 settembre 2022

Paolo Viarengo