Si preme l’acceleratore sul Collegamento Sud-Ovest, anche alla luce della notizia dello stanziamento di altri 104 milioni di euro tramite il contratto di programma siglato da Governo e Anas e approvato da Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), che garantisce al Piemonte quasi 900 milioni di euro per opere considerate strategiche e non più rimandabili. La Regione Piemonte aveva già stanziato 40 milioni di euro per l’opera. Lo scontro ha portato in queste settimane in consiglio comunale il comitato “No Caso”, che ha proposto una serie di iniziative alternative alla “mini tangenziale”. 

Ne abbiamo discusso con il portavoce del comitato, l’avvocato Giorgio Caracciolo.

Qual è la storia e la posizione del vostro comitato sull’opera?

“La posizione del nostro comitato riguardo all’opera è ormai risalente, “di vecchia data”, come il progetto stesso. Quando era tornato in auge l’argomento, una decina di anni fa, l’ipotesi di tracciato era in realtà più avanzata rispetto allo stato di progettazione delle attuali cinque ipotesi. All’epoca si discuteva di un vero e proprio mostro, quasi un’autostrada, con due corsie per senso di marcia, una corsia di emergenza, una galleria a doppio tunnel, viadotti enormi. Ci fu una mobilitazione corposa, oltre al comitato vennero coinvolte associazioni di ambientalisti, geologi, urbanisti, trasportisti. C’è stata una grande sollevazione e le osservazioni furono presentate al ministero: il progetto, da 375milioni di euro, fu bocciato per motivi ambientali e di fattibilità. Poi, l’anno scorso, il tema è tornato alla ribalta. Si doveva progettare una strada, un collegamento Asti Sud-Ovest, da qui l’acronimo “Caso”; non più una vera tangenziale. L’Anas convocò una riunione con autorità e cittadini interessati nell’ex cinema Politeama ed espose cinque ipotesi. Ciascuna presentava criticità e vantaggi, un paio furono scartate subito, sostanzialmente erano solo due quelle fattibili, il cosiddetto tracciato giallo e il tracciato rosso. Quello rosso in particolare ricalcava un po’ l’ubicazione del vecchio progetto della Tangenziale Sud-Ovest. A quel punto il nostro comitato si è ricompattato e ha ripreso in esame le diverse ipotesi”.

Perché a vostro avviso è tornata in auge l’idea?

“Perché era un capitolo del programma elettorale dell’attuale sindaco, Maurizio Rasero, nelle elezioni comunali del 2017: uno dei cavalli di battaglia del centrodestra. Una promessa elettorale, un gettone politico di scambio”.

Quali sono state le vostre considerazioni?

“Abbiamo notato che ci sono molte delle stesse criticità del progetto di dieci anni fa e che allo stesso tempo lo stadio è più arretrato: non esistono una precisa ipotesi e uno studio di fattibilità, non c’è un calcolo preciso dei costi, dei tempi, dell’impatto. Non ci sono certezze, non ci sono dati.”

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 12 aprile 2024

Marianna Natale