Uno dei fiori all’occhiello del mondo culturale astigiano, di cui andiamo fieri, il 21 ottobre, a Sanremo riceverà il Premio Tenco, il più importante riconoscimento musicale italiano.

Stiamo parlando del grande cantautore Giorgio Conte, che sarà premiato insieme ad Alice, Claudio Baglioni, Gualtiero Bertelli, Angelo Branduardi, Fabio Concato e Mike Mc Dermott. Costoro riceveranno il riconoscimento assegnato annualmente, dal 1974, in occasione della rassegna della canzone d’autore di Sanremo organizzata dal Club Tenco.

Lo incontriamo indaffarato, mentre sta preparando l’imminente tournée, ma con la consueta disponibilità e affabilità ci concede alcuni minuti del suo prezioso tempo per fare quattro chiacchiere.

Che significato ha avuto per Lei la vittoria del Premio Tenco?

“Beh, è un riconoscimento importante, anche se arriva, a detta di molti, un po’ in ritardo! Tuttavia, aggiungo io, sempre meglio che “postumo”!!!”

Le danno sempre del “Provinciale”, ma occorre essere “provinciali-internazionali per entrare a pieno titolo nel novero dei grandi artisti?

“Mi sta bene purché non sia un termine dispregiativo… Fior di artisti, pittori, scrittori, cantanti, poeti e cineasti sono partiti dalla “provincia” e hanno conquistato il mondo! Le storie raccontate nelle mie canzoni, d’altra parte, sono senza età, senza tempo e spazio. Tanto vere a New York come a Mombaruzzo!”

Nella sua lunga carriera che cosa rifarebbe e che cosa non rifarebbe?

“Ho un unico rimorso: quello di non aver detto di no al discografico che mi fece partecipare a “Un disco per l’Estate giovani “. Andò malissimo. Mi buttarono fuori subito. Si era rotta pure la macchina del “fumo”. Cantai come in una nebbia fitta, subissato da fischi e sberleffi. Ma come si fa a scaraventare sul palco un signore già di una certa età (avevo 44 anni) nella Sezione “Giovani”? Sapevo che sarebbe finita male. Avrei dovuto dire di no!”.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 7 ottobre 2022

Massimo Allario