Definirlo come un politico di lungo corso appare scontato e banale. Abbiamo incontrato in Gazzetta il politico dei record di preferenze personali, il tre volte presidente del Consiglio Comunale di Asti e abbiamo trovato l’uomo. La persona paziente con cui è piacevole conversare. Piano. Con calma. Con riservatezza. Con eleganza. Cercando di scoprire i lati che la politica tiene, purtroppo, nascosti, abbiamo trovato un  uomo di lungo corso. Giovanni Boccia è nato 62 anni fa nelle vicinanze di Napoli, a Poggiomarino, e la vita lo ha portato ad Asti dieci anni dopo. Da piccolo sognava di fare il prete o il medico ma ha fatto il funzionario alla Direzione Centrale del Personale della Regione Piemonte. 

Presidente, ma bisogna credere ai motivi di salute di queste sue dimissioni quando si è all’indomani di una rovente polemica proprio inerente le convocazioni del consiglio?

“Polemica peraltro strumentale. Le convocazioni del Consiglio Comunale del 10 settembre non presentano anomalie di sorta né dal punto di vista dell’ufficialità, della legalità e nemmeno dei tempi e, mai, in 26 anni di Consiglio Comunale è stata interpellata la conferenza dei capigruppo in merito all’ordine del giorno. Purtroppo in questo caso la minoranza ha fatto uno scivolone. Per il resto, fa il suo lavoro: pensi che io durante la Giunta Bianchino avevo presentato qualcosa come 800 interpellanze. E Bianchino non era certo tipo da mandarle a dire o da farsi intimidire. Si figuri io che ho origini napoletane. Ebbene, ora abbiamo un ottimo rapporto umano e di stima reciproca. E’ il gioco democratico: la minoranza deve svolgere la sua funzione e la maggioranza la propria. Ma, il tutto non deve mai coinvolgere troppo la parte umana. Si rischia di non essere più obbiettivi e razionali e si passa alle ripicche personali: limite che mai, né io e nemmeno Bianchino, abbiamo voluto superare”.

Allora, perché queste dimissioni?

“Vede, io a breve avrò 62 anni. La stessa età in cui mancò mio fratello. Ho sentito alcuni sintomi e ho voluto andare a fondo. E, per andare a fondo, è necessario prendersi un po’ di tempo da dedicare agli esami e ai medici. Di questo ne avevo già parlato a Maurizio Rasero, in tempi non sospetti, qualche mese fa. Alle volte è necessario fermarsi un attimo e pensare alla salute”.

E ora? Riuscirà a rimanere senza politica dopo tanti anni?

“Non rimarrò senza politica. Manterrò la mia carica di consigliere comunale di maggioranza. Vede, io ho preso la mia prima tessera politica nel 1978: della Democrazia Cristiana. Poi negli anni ’90 passai a Forza Italia. Dal 2001, pur essendo candidato tra le sue fila, non ho più nemmeno questa tessera. Ultimamente, anzi, do il mio voto a Fratelli d’Italia. Continuerò certamente a fare politica: è da anni  che sono sempre tra i primi tre eletti con il maggior numero di preferenze personali, sia alle comunali che alle provinciali. Su cinque mandati comunali, tre li ho passati alla presidenza del consiglio e uno come vicepresidente. Così come non abbandonerò le altre mie attività”.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 18 settembre 2020

Paolo Viarengo