L’ospedale Cardinal Massaja è in prima linea per fronteggiare l’emergenza coronavirus che ha investito anche il nostro territorio dove si contano quotidianamente nuovi casi positivi ma che racconta anche di persone che sono riuscite a guarire. Ne parliamo con Giovanni Messori Ioli, commissario dell’Azienda Sanitaria Locale.
Qual è la situazione dell’ospedale di Asti in quanto a posti letto?
“Da quando è partita l’emergenza coronavirus, abbiamo ricavato 160 posti letto dedicati ai pazienti positivi. Abbiamo trasformato alcuni letti in posti di terapia intensiva, aumentandone la capienza dell’80%, rispetto al 50% richiesto dalla Regione. Oggi siamo così in grado di prendere in cura pazienti positivi del nostro territorio ma anche di quelli provenienti da zone limitrofe particolarmente colpite, soprattutto dall’Alessandrino. Possiamo dire che questi pazienti che arrivano da fuori provincia sono circa il 35% dei nostri ricoverati positivi. L’ampliamento dei letti di terapia intensiva per l’accoglienza dei pazienti covid è stato fatto ovviamente nella sicurezza e nella garanzia degli altri degenti dell’ospedale e degli operatori sanitari, progettando anche modifiche impiantistiche e dei percorsi”.

Quali sono le regole di comportamento da adottare?
“La distanza di un metro, lavarsi spesso le mani, non uscire di casa, indossare le mascherine che evitano che chi è infetto possa diffondere il virus. Il mio consiglio è quello di comportarsi come se le persone che incontriamo siano infette, adottando di conseguenza tutti i comportamenti idonei al caso. Solo con questa forma mentis riusciremo a combattere il virus”.

E’ possibile fare una previsione?
“In Italia il virus ha circolato in modo secondario rispetto al ceppo iniziale e attualmente la sua diffusione è difficile da accertare con precisione. Da uno studio recentissimo sembra che il virus fosse in Lombardia già ai primi di gennaio. Bisognerà effettuare indagini epidemiologiche per capire quanta fetta di popolazione sia entrata in contatto con il coronavirus. La mortalità in Italia risulta alta perché è messa in relazione ai soli casi positivi accertati. Ora ci aspettiamo l’arrivo del picco e poi una graduale decrescita. Non si possono fare previsioni sul quando questo finirà, ma auspichiamo che accada nel giro di alcune settimane. Le misure di restrizione adottate daranno i loro frutti, ma bisognerà aspettare. Ribadisco però che è necessario adottare tutte le misure che ci sono state imposte. Solo così usciremo da questa situazione.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 27 marzo 2020.