Luca Garri è uno dei tre medagliati astigiani alle Olimpiadi. Il suo argento conquistato con l’Italia nel basket ad Atene nel 2004, è stato eguagliato 12 anni dopo da Matteo Piano a Rio in Brasile con l’Italvolley. Prima di loro era riuscito a salire sul podio olimpico solo Valerio Arri, terzo nella maratona di Anversa nel 1920.
Garri a 39 anni non ha ancora appeso le scarpe al chiodo: nella stagione appena conclusa ha vinto il campionato di B1 con il Fabriano. Da 15 anni vive a Biella, città che l’ha adottato, con la moglie Elena.
In questi giorni è incollato alla televisione a seguire l’Olimpiade e in particolare l’Italia di Meo Sacchetti che ha esordito con una vittoria sulla Germania.
Sono trascorsi 17 anni e finalmente all’Olimpiade c’è di nuovo la Nazionale di basket. Che emozioni le ha dato rivedere gli azzurri sui parquet olimpici?
“L’Italia ha fatto una qualificazione storica andando a battere la Serbia a Belgrado. Vederli giocare contro la Germania è stato bellissimo perché sono stati sotto e sono venuti fuori nell’ultimo quarto. Si vede che è un bel gruppo”.
Quali meriti ha Sacchetti in questo exploit?
“Ha costruito in questi due o tre anni un bel gruppo, che ha sostuito i vari Bargnani e Belinelli. Ha inserito gente come Polonara, Fontecchio, Tonut. Ha creato un percorso nuovo e i risultati si stanno vedendo”.
Che similitudini vede tra il suo coach Recalcati e Sacchetti?
“Poche. Sacchetti non lo conosco personalmente ma lascia più libertà alla squadra. L’ho incrociato da avversario a Sassari e a Cremona. Recalcati aveva invece delle linee guida. Hanno metodi diversi”.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 30 luglio 2021