In vista del concerto che ci sarà questa sera, 14 luglio, alle 22 al Cortile del Collegio di Cocconato, abbiamo intervistato Nicky Nicolai, grande cantante italiana di musica leggera, che emozionerà il pubblico del Monferrato On Stage, insieme al collega Stefano Di Battista, grande sassofonista, con la musica dello spettacolo “Mille bolle blu”. Saranno accompagnati sul palco da Andrea Rea (pianoforte), Daniele Sorrentino (basso) e Luigi Del Prete (batteria).

Porterete, lei e suo marito, Stefano Di Battista, a Cocconato, il concerto “Mille bolle blu”, che è stato definito un viaggio in un passato “che non è mai passato”. Cosa significa questo per lei? Come un tempo passato può essere immortale per quanto riguarda la musica? E perché avete scelto, in particolar modo, proprio le grandi canzoni di Mina e Dalla per rappresentarlo?

Ci saranno delle incursioni anche di altri compositori e autori. Penso che l’immortalità della musica non sia io a definirla, ma la storia. La bellezza non ha età. Penso quindi che si possano identificare questi brani, che hanno fatto la storia della canzone italiana, come quelli di Tenco ricantati da Mina, di Endrigo e di Dalla, come degli standards, come sono quelli americani, come “The man I love” e “Summertime”, con altre funzioni e modalità. In realtà, però, questo tipo di musica non ha subito molte influenze, se non quelle dei quartetti live, di una ritmica molto suonata, con la batteria, senza artifizi e strumentazioni più all’avanguardia. Rimangono sempre canzoni molto suonate con gli strumenti, chitarre, pianoforti, contrabbassi, con le grandi orchestre della Rai. Sì Possono considerare quindi dei grandi standards come lo sono quelli del jazz americano. Io li considererei dei grandi standards anche del jazz italiano. Non ho mai trovato grandi differenze, anche perché dipende da chi suona, l’ho sentito nei miei ascolti di Mina, nella colonna sonora dei “Sette uomini d’oro”, che è jazz allo stato puro, ecco, lì erano musicisti della Rai di un tempo. Hanno fatto sicuramente parte della mia vita, dei miei ascolti giovanili, insieme ai grandi cantautori quali De Andrè, Guccini. Insomma, penso che questi brani si adattino anche molto bene alla mia vocalità, ecco, a quello che io penso di saper cantare, quantomeno ci provo. É la bellezza della musica italiana, ma come è bello Marracash e Lazza, a me piacciono tutti e due. Diciamo che hanno una visione dei tempi un po’ diversa. Poi la verità è quella sempre che poi diventa anche bellezza, una cosa autentica, vera, fatta di sentimenti e di belle parole rimarrà sempre.

Eseguirete grandi successi italiani e internazionali degli anni ’60 e ’70, reinterpretandoli in una inedita veste musicale che unisce swing e jazz. E proprio il jazz in origine ha dato forza alla lotta contro la discriminazione e il razzismo. Lei, da grande cantante di musica leggera, come crede che il jazz influisca e sia conosciuto nel mondo di oggi? Mantiene il ruolo che aveva in origine o si è trasformato?

Penso che contro il razzismo ci sia ancora tanto da fare, sembra di essere tornati indietro. Sicuramente è una musica che ha aiutato almeno a farli uscire dalle loro gabbie, sono riusciti ad esprimere e quindi penso che oggi è ancora molto vitale questa musica. Noi stiamo producendo con dei ragazzi giovanissimi siciliani che suonano il jazz e che sono stati a Boston, hanno vinto borse di studio, l’Italia è ricchissima di grandi talenti, di jazz. Penso quindi che sia vivo, attuale e penso anche che sia forse l’unica vera contrapposizione al trapper, a questa musica moderna, perché delle volte sono molto più moderni quelli di prima, forse l’unico linguaggio un po’ che possa competere come libertà espressiva e creativa, tipo, appunto, il jazz, a questi giovani che non fanno altro che urlare e dire parolacce. Anche dire cose molto interessanti, non devono dimenticare che ci siamo anche noi, oppure Lucio Dalla che ha scritto una canzone come “Disperato erotico stomp”, che è una canzone che voglio vedere chi la scrive, chi ha il coraggio di scriverla in modo così raffinato.  Per cui penso siano molto moderni, non trovo nessun tipo di antichità e così anche nel jazz, assolutamente.

Mi può fornire qualche anticipazione in più per la serata di domani? Cosa ci dobbiamo aspettare?

Vi dovete aspettare due mattacchioni che salgono sul palco, che saremo io e Stefano, dei grandissimi musicisti, tutti del Sud, che sono Andrea Rea, Daniele Sorrentino e Luigi Del Prete, e tanto divertimento. Qualche emozione, se riusciremo a darla, qua e là, ma insomma abbiamo capito che bisogna divertirsi un po’, omaggiando la grande musica italiana e i grandi artisti italiani che ci hanno fatto dono di amicizie e di stima. É un po’ come una cosa pure mistica. C’è da aspettarsi delle belle canzoni, dei bravissimi musicisti, una signora che, insomma, canta queste canzoni con modestia e spero con garbo, tanto divertimento e tanta bravura, perché son tutti molto bravi.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 21 luglio 2023

Dana Proto