Paolo Lanfranco, dopo 15 anni da sindaco di Valfenera e tre da presidente della Provincia di Asti, oltre ad altri incarichi in vari organi e istituzioni, giunge oggi al termine dei propri mandati e fa un bilancio di quello che è stato il suo percorso negli ultimi anni. Tra passato, presente e sviluppi in cantiere, analizziamo le vicende che hanno caratterizzato i suoi mandati, gettando uno sguardo verso il futuro alla luce anche delle sue dimissioni definitive dalla Lega.

Dopo 15 anni si chiude la sua esperienza di sindaco di Valfenera. Che bilancio fa?

“Quando sono diventato sindaco di Valfenera il contesto era molto complesso. Il Comune era stato commissariato, vi erano molte divisioni ma, allo stesso tempo, una forte partecipazione, con addirittura cinque candidati a sindaco. Quel dibattito e quell’interesse oggi si rimpiangono. I primi periodi li ho passati a ricompattare le divisioni, riorganizzando la macchina amministrativa e cercando di trasformare nel concreto quella che era la nostra visione, attraverso investimenti, mutui e indebitamenti. Ho lavorato su quella che doveva essere la percezione che il cittadino doveva avere della cosa pubblica, restituendole autorevolezza, alimentando la fiducia verso le istituzioni, in modo che si percepisse meno la distanza tra amministratori e amministrati. Nello specifico ci siamo particolarmente interessati a due fasce fondamentali della comunità, i bambini e gli anziani, con interventi alle scuole dell’infanzia e primaria e alla casa di riposo. Il mio obiettivo è sempre stato quello di creare il senso della comunità”.

Si conclude anche l’esperienza di presidente della Provincia di Asti in anni non sempre facili.

“Per certi aspetti è stato ancora più complicato. Sono entrato nel Consiglio provinciale nel 2014 dopo la Legge Delrio con la prospettiva dell’abolizione delle province. Abbiamo però continuato a lavorare, dimostrando che invece è una realtà fondamentale. Abbiamo investito sulla sicurezza, sull’edilizia scolastica, sulle assunzioni di personale che restituissero vigore ed energia. Non ho mai trascurato l’aspetto umano. Mi sono enormemente speso nel ridare dignità all’istituzione, mettendo davanti gli interessi dell’ente a ogni personalismo. Lo spirito di servizio è la chiave di tutto”.

Che cosa avrebbe voluto fare e non c’è riuscito?

“La ristrutturazione del liceo Monti. Dal 2007 ci sono 6 milioni di euro bloccati, che richiederebbero quanto meno un approfondimento sul perché non si riescano a spendere”. 

L’intervista completa sul numero della gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 17 giugno 2022

Laura Avidano