Pensate chi sarebbero stati, senza i loro inconfondibili baffi, Mister Potato, l’omino delle Pringles, la Gioconda di Duchamp, Mario e Luigi Bros, Magnum P.I., Einstein, Mimmo Modugno, Zorro, Lionel Richie, Marcel Proust, Frida Khalo. E perché a un certo punto della vita scaturisce la moda del baffo. Risponde a queste e a tante altre domande lo scrittore Pee Gee Daniel, autore de “Il manuale dei baffi – Storia, miti e aspetti pratici” (Battaglia Edizioni) che verrà presentato domenica 5 maggio, alle 18, al Diavolo Rosso di piazza San Martino, ad Asti. L’autore chiacchiererà con Alessio Mattia, videomaker astigiano.

Come ti è venuto in mente di scrivere un libro sui baffi?
“Il Manuale dei Baffi” è uno di quei libri che si scrivono per accumulazione. La scrittura viene diluita nel tempo, mentre si è impegnati, su fronte parallelo, a scrivere qualcos’altro. È uno di quei libri che, avendo un carattere particolarmente esclusivo, pretendono le idee giuste, che di solito vengono da sole, spontaneamente, più di quando ci si metta lì a spremercisi le tempie. L’idea embrionale del libro fu un’immagine che mi balenò in mente: un delinquente gentiluomo dai baffi talmente arzigogolati che veniva impossibile descriverli a voce o farne un identikit pertinente. Al punto che il detective che deve prenderlo, per tagliar corto, se li fa crescere uguali, in modo tale da potersi limitare a chiedere ai testimoni, da quel momento in poi: “Ha visto un uomo con i baffi come i miei?” Da quella prima intuizione è nato il racconto su Arsenio Lupin, a cui si sono aggiunte, pian piano, altre idee e digressioni, fino a quando il manuale non si è potuto dire completo.
Il significato che hanno i baffi nell’era degli hipster e dei barber-shop?

Il senso di portare i baffi è rimasto pressoché immutato, da migliaia di anni a oggi. I baffi sono il segno distintivo più vanitoso che l’uomo possieda, proprio per questo paradossalmente sono un annesso quasi femmineo. Portare i baffi richiede più cura che tenere la barba o sbarbarsi completamente. Significa volersi bene e avere cura di sé almeno una volta al giorno, tutti i giorni. Lo si fa per se stessi, per il piacere tattile di lisciarseli e aggrapparcisi psicologicamente, ma anche per il rapporto con gli altri, per evidenziarsi, per farsi riconoscere e rimanere meglio impressi nella memoria altrui. Le nuove mode dunque non hanno aggiunto granché, se non sotto il profilo del marketing. Certo, grazie agli hipster sono tornati di moda tipi di baffo più appariscenti e giocosi, rimasti relegati per decenni ai tempi in cui gli uomini portavano la bombetta e le ghette. Questa nuova visibilità non può che far bene al nostro immaginario partito dei baffuti.
Ma tu li porti i baffi?

Certamente, da più di vent’anni! Da quando cioè facevo il poliziotto a Torino e volevo confondermi tra i miei colleghi meridionali, spesso ornati di spumeggianti mustacchi. Da allora non me li sono mai più tagliati e mai lo farei, compagni fedeli di vita quali sono. Quando nel mio manuale ne descrivo usi, motivazioni, nessi inconsci conosco bene ciò di cui parlo. Indagare le ragioni per cui alcuni maschi della nostra specie portino i baffi, nella storia, nell’arte, nella mitologia, mi è servito a capire anche perché li porto io…

Biografia
Pee Gee Daniel è filosofo, sceneggiatore e scrittore. Nella vita dopo una laurea con lode in filosofia, ha fatto il magazziniere, l’impiegato, l’agente di polizia, il direttore di sale-slot e agenzie di scommesse, il bibliotecario e, infine, lo scrittore. E’ nato a Torino ma vive ad Alessandria. È autore di romanzi, racconti, articoli, sceneggiature, libretti per musical, testi di canzoni e quant’altro. Se gli dessero da scrivere il bugiardino dell’aspirina scriverebbe anche quello. Sempre mantenendo il suo stile, questo è chiaro… E naturalmente porta i baffi.