Non si placa la rabbia dei crossisti dopo la chiusura forzata della pista di Valmanera.
La decisione, come noto, è frutto dell’accoglimento del ricorso presentato dal Wwf Piemonte al Tar, in cui veniva richiesta l’immediata sospensione  delle attività motoristiche in quanto la pista è ubicata all’interno del parco regionale dei boschi di Valmanera.
Il crossodromo di Valmanera, inaugurato nel 1972 e che attualmente si compone di un tracciato di 1670 metri, viene difeso dai crossisti “per l’elevato livello tecnico e la caratura di livello internazionale” nonché “per il cospicuo indotto economico che, da sempre, crea tra i commercianti della zona”.
Ma se è vero che i riders sono “più forti di un panda disegnato” (il Wwf), come sostenuto sarcasticamente da Nicolò Cantarella sulla pagina Facebook del circuito, cerchiamo di approfondire meglio le motivazioni che hanno portato gli ambientalisti a chiedere ostentatamente la chiusura dell’impianto.
In rete è disponibile un’interessante relazione del Wwf Piemonte datata 19 dicembre 2011(www.wwf.it/UserFiles/File/AltriSitiWWF/Piemonte/documenti/valmanera_motocross/4_Documenti%20e%20osservazioni%20WWF/20111219%20WWF%20Piemonte_Osservazioni.pdf) in cui vengono esplicate nel dettaglio le tante ragioni del “No”.
“La posizione del Wwf – si legge nella premessa – circa il campo di motocross di Valmanera è di totale contrarietà, per ragioni sia generali circa la protezione dell’ambiente, sia più dirette vista la presenza dell’Oasi naturalistica di Valmanera con l’annessa struttura del Centro di Educazione Ambientale di Villa Paolina, importante nel mondo della conservazione dell’educazione ambientale nazionale quanto il crossodromo potrebbe esserlo nel proprio panorama motoristico-sportivo”.
A suffragio delle tesi più volte sostenute dallo stesso ente, unitamente a Pro Natura e Legambiente, (tra le motivazioni si citano la “non compatibilità per la conservazione del sito” e lo “stralcio dell’area da destinazione sportiva a destinazione agricola”), il Wwf menziona “una precisa ed esplicita richiesta” della Regione Piemonte, direzione Ambiente, “di procedere alla regolarizzazione della compatibilità urbanistica prima di avviare qualsiasi processo valutativo”, un indirizzo non perseguito dalla Provincia di Asti – sostiene ancora il Wwf –  che con l’avvio della VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) pare abbia voluto seguire “un procedimento indipendente, esterno alla coerenza procedurale”.
Alle ragioni economiche sostenute dai gestori, il Wwf contrappone le “perdite d’indotto ambientale” derivanti dalla presenza della pista nell’area protetta, tra cui il “forte deprezzamento di attrattività ambientale dell’area” e un “molto probabile decremento del valore dei fondi ed immobili limitrofi, unitamente ad altri costi in natura”.
Le critiche più incisive vengono mosse nel paragrafo riguardante l’analisi degli “elementi d’impatto” proposti dal Motocross di Asti nel QRA (Quadro di Riferimento Ambientale).
Alla voce “emissioni di gas di scarico” il Wwf accusa, che con l’aggettivo “scarse”,  il proponente tratteggi una valutazione troppo generica, non indicando i parametri utilizzati, ed evidenzia come il vero punto su cui focalizzare l’attenzione sia se le stesse emissioni siano o meno sostenibili per l’ambiente circostante, comprendendo esseri umani, vegetazione e fauna.
Altro argomento in discussione è quello delle “emissioni foniche”, con il Wwf che imputa ai gestori del motocross un’eccessiva “mitigazione” nella valutazione, che contemplerebbe “un confinamento del fenomeno diffusivo” con “eventuali strutture di quinta”.
La generale mancanza di “adeguata documentazione” viene anche sottolineata nell’ipotesi di un incidente per incendio boschivo derivante da combustili da autotrazione, evenienza ritenuta assai improbabile dai gestori ma senza specificare gli studi ad essa connessi.
Queste e altre approfondite valutazioni – tra cui la mancanza di un piano di monitoraggio ambientale e la mancanza di soluzioni alternative, ossia l’eventuale ricollocazione dell’impianto in altro sito – portano il Wwf a concludere la relazione sostenendo che “il progetto non presta che una minima dignità agli aspetti ambientali e al territorio che ospita l’impianto” e che la documentazione analizzata risulta “gravemente insufficiente per  insufficiente per quanto riguarda sia la documentazione dello Studio di Impatto Ambientale sia la Relazione di Incidenza sul SIC IT1170002, ‘Valmanera’”
“In ragione di quanto espresso – si legge infine – e motivato nelle presenti Osservazioni, Il Wwf Piemonte e Valle d’Aosta chiede che il progetto relativo al crossodromo di Valmanera venga immediatamente fermato, ovvero che venga dichiarata inopportuna la pratica di VIA attualmente in corso e che la stessa, semmai, venga ripresentata ex novo al termine della Valutazione Ambientale Strategica sulla Variante di PRGC che si occupa della medesima località”.
Una richiesta che per ora è stata accolta dal Tar Piemonte ma che non smetterà di far discutere, come del resto ogni altra decisione presa nella storia quarantennale dell’impianto.

Fabio Ruffinengo