Quasi sempre è rabbia, preoccupazione, depressione, fino alla negazione della malattia: così reagiscono i pazienti quando si sentono dire di avere il diabete. Colti di sorpresa dalla notizia, perché il diabete non dà sintomi, se non la glicemia alta da “smascherare” con l’esame del sangue.
Stati emotivi che, da ormai dieci anni, alla Diabetologia del Cardinal Massaia cercano di trasformare in accettazione della malattia, chiamando il paziente ad affrontare e gestire il proprio disturbo cronico. Una mano determinante la dà la psicologa, inserita a pieno titolo nel team multidisciplinare che, attraverso incontri di gruppo e colloqui individuali, si prende cura del paziente: negli ultimi due anni la sua presenza è stata sostenuta da un contributo del Lions Club, che ha appena garantito altri dodici mesi di collaborazione con il reparto diretto dal primario Luigi Gentile.
Il bilancio del progetto è stato tracciato nei giorni scorsi al Massaia, in una serata densa di emozioni in cui un gruppo di pazienti ha raccontato la propria esperienza, sintetizzando in poche frasi l’inversione di un percorso che, iniziato con la paura, è poi proseguito con l’accettazione della malattia e il prendersi cura di sé. Sulle sedie riservate al pubblico i pazienti hanno lasciato dei foglietti su cui hanno descritto i loro diversi stati d’animo; le stesse frasi hanno accettato di leggerle “in diretta” per rendere più forte il valore della loro testimonianza.
“La tranquillità – ha raccontato Gina – me l’ha data la psicologa della Diabetologia. Al primo incontro ero quella con la sedia più in fondo. Mi sentivo a disagio, forse prevenuta. Come quando uno rifiuta la visita dallo psichiatra perché dice: “Non sono mica pazza…”. A me la psicologa ha fatto un gran bene. Al colloquio individuale ho parlato, parlato, parlato. Lei mi ha aiutato a capire”. E Ida: “All’inizio mi sembrava una malattia invalidante. Forse per la paura tendevo a minimizzare. Agli altri dicevo: ho la glicemia un po’ alta… Oggi, che ho accettato questo disturbo, dico: ho il diabete”.
La psicologa Alessandra Porzio, che ha esposto i risultati del progetto sostenuto dal Lions Club, ha confermato l’obiettivo del team multidisciplinare: “Aiutare il paziente a diventare protagonista consapevole del proprio processo di cura. Per fare questo è importante assicurargli un supporto psicologico fin dal primo accesso in reparto”. Il percorso di accoglienza psicologica ha coinvolto finora 462 pazienti (63% uomini, 37% donne con un’età prevalente tra i 45 e i 65 anni). Oltre il 50% di loro al primo incontro in reparto aveva manifestato preoccupazione; il sentimento di accettazione della malattia era inferiore alla negazione, depressione e rabbia. Dopo il secondo colloquio con la psicologa (all’incirca a un mese di distanza dall’accesso in reparto) l’accettazione sfiorava il 50%, la preoccupazione era scesa al 30%, la negazione, rabbia e depressione al di sotto del 10%.
Monitorati in due distinti gruppi (sperimentale, coinvolto dal supporto psicologico fin dalla prima visita medica in Diabetologia, e di controllo), i pazienti seguiti in reparto hanno inoltre rivelato una diversa capacità di convivere con la malattia nel lungo periodo: più consapevoli e forti quelli che hanno beneficiato della consulenza psicologica, capaci di mantenersi motivati nel gestire il disturbo.
“Il progetto della psicologa in reparto – ha spiegato il dottor Gentile – è innovativo e, per questo, siamo tra le poche strutture di Diabetologia a sperimentarlo a livello nazionale. I risultati positivi derivano anche dalla stretta collaborazione che ci lega ai medici di famiglia, altra figura determinante per sostenere il paziente nella cura della sua cronicità, e ai volontari di S.O.S. diabete, associazione che opera sia in reparto, nella fase dell’accoglienza al paziente, che sul territorio”.
“In futuro – ha annunciato Stefano Bagnasco, a nome del Distretto Lions 108 IA/3 – vorremmo misurarci sul terreno della prevenzione, informando i giovani che il diabete si previene attraverso uno stile di vita corretto”. Durante la serata, aperta dal saluto del direttore sanitario del Massaia Roberto Gerbi, i presidenti del Lions Club Asti Alfieri, Asti Host, Costigliole d’Asti, Cocconato-Montiglio-Basso Monferrato e Nizza-Canelli, che sostengono il progetto in Diabetologia, hanno sottolineato il valore dell’esperienza in corso al Massaia.