In occasione della Quaresima 2011 monsignor Ravinale ha voluto indirizzare un messaggio a tutti i credenti astigiani.
“Ancora una volta si presenta a noi il dono della Quaresima, tempo di verifica della nostra vita, che ci pone in confronto con il Signore e ci sollecita ad una sincera revisione di vita, per riconoscere le nostre debolezze e camminare verso una realizzazione di quanto il Signore si aspetta da ciascuno di noi.
Papa Benedetto XVI ci ha donato un suo bellissimo messaggio per questo periodo, indicando un percorso ben articolato, teso a farci riscoprire il nostro battesimo. Un messaggio molto chiaro e denso di indicazioni concrete, che invito tutti a conoscere e meditare, in cui il Papa sottolinea l’efficacia dei testi liturgici domenicali per stimolare, appunto, la riscoperta del battesimo.
Oltre che nella liturgia, il Signore è capace di parlarci anche con gli avvenimenti della vita. Avvenimenti che ci toccano da vicino, ci commuovono, ci irritano, ci rallegrano … ma fondamentalmente ci parlano e riempiono di concretezza i suggerimenti del percorso quaresimale.
Il motivo più intenso di commozione per l’opinione pubblica in questi giorni è indubbiamente la drammatica vicenda di Yara. Abbiamo seguito con trepidazione la vicenda della sua scomparsa e ora siamo uniti nel piangere il drammatico epilogo della vicenda. Tanto siamo sdegnati per la brutalità del suo destino, quanto siamo ammirati dalla dignità della sua famiglia e dal desiderio della sua comunità di condividere e lenire la sofferenza di papà , mamma e fratellini. Chi può donare tanta forza ai familiari affranti? e da dove sgorga tanta voglia di vicinanza e di bontà ? Sicuramente dalla fede in quel Dio che ci ha donato la vita, ha pensato un’esistenza felice per ciascuno ed è venuto a condividere la situazione umana compromessa dall’egoismo e dal peccato. Qualcuno si è dimenticato di Lui, come se si trattasse di un optional secondario della vita. E un “orco” è venuto a stroncare una ragazzina così piena di speranza. Difficilmente sarebbe finita così, se quel qualcuno si fosse ricordato di Dio.
Prima e accanto a questa vicenda, e probabilmente ancora per molto tempo, l’opinione pubblica viene turbata da una quantità enorme di tensioni sociali, alimentate dalle poco edificanti controversie politiche nostrane, allargate ad uno scenario mondiale dalla preoccupante situazione del Nord Africa, senza dimenticare la grave crisi economica, che ogni giorno ci pone a contatto con persone senza lavoro, senza casa ed esposte a prospettive di vita di evidente precarietà . La tentazione è quella di difenderci, immaginando di non essere interpellati da tutto questo (Caino avrebbe detto: Sono forse io il custode di mio fratello?) o di avere l’unico impegno di tenere i conti in ordine, in nome di un patto di stabilità di cui qualcuno dovrà darci spiegazione, una volta o l’altra. Certo il Vangelo parla in termini diversi: Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Infine sono di questi giorni tante polemiche, scaturite da alcune esternazioni sulla scuola, maldestre, imprudenti e pertanto esposte alle interpretazioni piĂą disparate. Quanto meno hanno messo in evidenza il dovere degli adulti di educare i giovani.
Alla luce di queste vicende le tradizionali proposte della quaresima, preghiera, elemosina e digiuno, acquistano un sapore di grande attualitĂ .
Preghiera significa mettersi in rapporto con Dio. A noi, credenti, spetta il compito di far sentire che Dio è necessario a questo nostro mondo. Senza di Lui spuntano gli “orchi”. Ma prima ancora di annunciarlo, lo dobbiamo accostare e dobbiamo saperlo ascoltare.
Elemosina significa farsi carico dei problemi degli altri, nella certezza che “gli altri” non sono un imbroglio sul nostro cammino, ma dei fratelli. In questo periodo il grande impegno è quello di preoccuparci perché ci sia lavoro per tutti, senza tirarci indietro se, proprio per mancanza di lavoro, qualche fratello ha bisogno del nostro aiuto per far fronte alle primarie necessità di vita e disponibili a sostenere l’azione caritativa della comunità , contribuendo anche con la personale collaborazione.
In questo contesto il digiuno non è affatto una pratica superata. Intanto significa sobrietà capace di diventare solidarietà . Ma, in una società che vuole educare, c’è una sorta di digiuno che consiste nel rinunciare a fare quello che si vuole per fare piuttosto quello che si deve. Sarebbe veramente un arricchimento grandioso se in questa quaresima la nostra società potesse contare sulla certezza che ciascuno fa quello che deve: lo studente che studia, il debitore che paga i debiti, il lavoratore che lavora, il pubblico amministratore che pensa innanzi tutto al bene comune … Anche nell’ambiente ecclesiale, dove spesso ci lamentiamo che molte cose non funzionano, se ciascuno diligentemente eseguisse il suo compito e quanto comporta, ci sarebbero miglioramenti sicuri.
La Quaresima è il tempo favorevole per vivere anche in questa luce le grandi opere della preghiera, del digiuno e dell’elemosina. Sicuramente sarà  tempo di salvezza“.