“In Italia manca un progetto per i giovani. Basta con le vecchie ‘ricette’ preconfezionate. Il futuro del Paese lo devono scrivere le nuove generazioni. Alla politica tocca il compito di tornare a starci accanto. Davvero e con i fatti”.
E’ l’appello che Marco Colombo, presidente dei Giovani Imprenditori di Confartigianato, ha lanciato all’Assemblea dei Giovani Imprenditori di Confartigianato che si è svolta nei giorni scorsi a Firenze. Un messaggio che Colombo manda “a chi oggi guida il Paese e a chi lo governerà domani” perché si torni ad investire sulle nuove generazioni che stanno soffrendo più di tutti gli effetti della crisi.
“I giovani imprenditori – ha detto Colombo – sono stanchi di vedere vanificato il loro impegno quotidiano” e ha puntato il dito contro i tanti ostacoli che bloccano il futuro dei giovani e che rendono il fare impresa “un terreno minato”.
Marco Colombo ha definito lo Stato “una sorta di ‘socio occulto’ che sottrae tempo e risorse preziose agli imprenditori” con la pressione fiscale che arriva a sfiorare il 70%, con la burocrazia che costa 23 miliardi l’anno e costringe a sacrificare 60 giorni l’anno a sbrigare pratiche amministrative, con i ritardi di pagamento della Pubblica Amministrazione che costano agli artigiani 3,6 miliardi di maggiori oneri finanziari, con i 1.210 giorni di attesa per chiudere un contenzioso giudiziario, con gli scarsi investimenti nella scuola, nella formazione e nella ricerca.
Credito, costo del lavoro e dell’energia sono gli altri aspetti sui quali il Presidente dei Giovani imprenditori denuncia le difficoltà degli imprenditori. Colombo accusa le banche di non concedere abbastanza fiducia ai giovani e a chi vuole fare impresa, se la prende con un costo del lavoro che sulle Pmi pesa per 173,2 miliardi l’anno, con un prezzo dell’energia superiore del 30% rispetto a quello pagato dalle imprese degli altri Paesi europei.
“Tanti, troppi ostacoli – sottolinea Colombo – che rendono molto difficile, talvolta impossibile fare impresa in Italia. Ostacoli che vanno rimossi per restituire fiducia ai cittadini e agli imprenditori e per ricominciare a credere in un futuro di sviluppo”.
“E’ troppo facile – sostiene Colombo – rastrellare risorse dai cittadini e dagli imprenditori senza poi redistribuirle con un progetto ed azioni efficaci ed utili a tutto il Paese”. Colombo chiede quindi di “sostenere l’imprenditoria giovanile per uscire dal tunnel della crisi e consentire a molti ragazzi di realizzare un sogno, un progetto, un’aspirazione o, più semplicemente, di continuare la tradizione dell’impresa di famiglia”. “A chi ha la responsabilità della cosa pubblica, alle forze politiche, a chi amministra le nostre risorse, a livello nazionale e locale – ha concluso – chiediamo di restituirci la voglia di rischiare, l’entusiasmo di vivere e lavorare nel nostro Paese”.

I risultati dell’Osservatorio Confartigianato sull’imprenditoria giovanile

LAVORO – I giovani principali vittime della recessione:
tra il 2008 e il 2011 persi 1,2 milioni occupati under 40.
La crisi falcidia anche i giovani imprenditori: – 17,1% dal 2007
Gli under 40 hanno pagato il prezzo più alto della crisi.
Tra il 2008 e il 2011 i lavoratori con meno di 40 anni sono diminuiti dell’11,4%, facendo mancare all’appello 1.233.500 occupati. Contemporaneamente i lavoratori con più di 40 anni sono aumentati del 5,2%, pari a 663.700 unità.
Tra settembre 2010 e settembre 2011, l’Italia è seconda soltanto alla Spagna per il maggior calo dell’occupazione under 40 che scende dell’1,6% (pari a 158.500 occupati in meno), mentre gli over 40 aumentano del 2,4% (pari a 317.700 occupati in più).
I dati emergono dall’Osservatorio sull’imprenditoria giovanile realizzato dall’Ufficio studi di Confartigianato e presentato all’Assemblea nazionale dei Giovani Imprenditori di Confartigianato.
La grande recessione ha colpito anche l’imprenditoria giovanile. Tra il 2007 e il 2011 si registra una diminuzione del 17,1% di imprenditori italiani under 40, pari a 387.400 unità in meno. Nel nostro Paese la diminuzione è più accentuata rispetto al calo medio del 14,7% di giovani imprenditori verificatosi nell’Unione europea.
Nonostante questa flessione, l’Italia rimane sul gradino più alto del podio europeo per numero di imprenditori e di lavoratori autonomi tra i 15 e i 39 anni: sono 1.872.500 e staccano nettamente il Regno Unito che ne conta 1.303.700, la Polonia che ne conta 1.127.300 e la Germania che arriva a contarne 1.055.900.
Nel nostro Paese, quindi, il 19,6% dei giovani occupati under 40 lavora in proprio, una percentuale quasi doppia rispetto al 10,3% della media europea.
Nel dettaglio la propensione a ‘fare impresa’ dei giovani italiani è superiore al 10,2% della Spagna, al 9,8% del Regno Unito, al 7,3% della Francia, e al 6,5% della Germania.
Circa il 30% dei giovani imprenditori italiani sono artigiani. I capitani under 40 delle piccole imprese sono infatti 614.115. E anche per loro la crisi si è fatta sentire con una diminuzione di 33.284 imprenditori tra il 2010 e il 2011, pari ad un calo del 5,1%.
In testa alle regioni con la maggiore presenza di giovani artigiani vi è la Lombardia (114.424), seguita da Veneto (60.985), Emilia Romagna (90.932), Piemonte (59.453), Toscana (50.377).
A livello settoriale, il 43,2% dei giovani imprenditori artigiani opera nelle costruzioni e il 21,7% nelle attività manifatturiere; questi due comparti, insieme, assorbono quasi i due terzi dell’imprenditoria artigiana giovanile (64,9%). Il resto è in prevalenza a capo di imprese attive nelle Altre attività di servizi (12,9%), nel Commercio all’ingrosso e al dettaglio e nella riparazione di autoveicoli e motocicli (5,1%), nelle Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (4,9%) e nel Trasporto e magazzinaggio (4,7%).