Tre saggi, nominati dal consiglio direttivo, svolgono una consultazione tra le imprese associate verificando con esse quali siano le caratteristiche che il nuovo presidente dovrebbe possedere. A quel punto si stila un profilo e il presidente uscente identifica una rosa di imprenditori “papabili”. “Nella fattispecie il presidente Goria mi ha contatta chiedendo la mia disponibilità – spiega Paola Malabaila, ancora sorpresa -. Pur avendo sempre frequentato la casa degli imprenditori e avendo svolto vita associativa per molti anni, ricoprendo cariche anche a livello nazionale per l’Ance (associazione nazionale dei costruttori edili), la scelta di Goria mi ha stupita e mi ha lusingata, perché credo molto nell’associazione”. Così, il consiglio direttivo si è riunito e ha votato con una larga maggioranza il nome della Malabaila che è poi stato portato in assemblea per l’ufficializzazione. Nuovo presidente dell’Unione Industriale, Paola Malabaila è ingegnere, amministratore delegato della Malabaila e Arduino, impresa edile di Villafranca che proprio nel 2013 compie quarant’anni L’imprenditrice è stata presidente dei giovani imprenditori edili, vicepresidente dei giovani dell’Ance, riconfermata per due mandati. Ha ricoperto la carica di vertice della Scuola edile. A caldo, quale sarebbe la sua ricetta per risollevare lo stato generale delle nostre imprese? “Vorrei spingere sull’internazionalizzazione. Noi stessi, come azienda, stiamo puntando sulla ricerca di mercati stranieri, tra i più conosciuti come la Francia o tra i meno conosciuti come il Nord Africa. Ma credo valga lo stesso discorso per settori diversi da quello edilizio: sempre più spesso mi accorgo dell’impressione positiva che il Made in Italy continua a suscitare all’estero. La mia idea è che le nostre, nel panorama mondiale, siano in realtà aziende piccole. L’aggregazione tra imprese diventa fondamentale in quest’ottica, anche intesa come aggregazione di filiera. Per altri aspetti posso dire che la buona regola in tempi di crisi è quella di investire in opere pubbliche per far ripartire le aziende. Quando si arriva a regime, si riducono via via gli investimenti pubblici”. Per l’Astigiano, quale può essere la carta vincente? “Auspico e farò di tutto perché anche a livello locale si investa denaro in infrastrutture, in modo da rendere appetibile il nostro territorio per gli investimenti: senza reti, collegamenti e infrastrutture questo territorio difficilmente troverà considerazione. Certamente una risorsa è quella dell’enogastronomia e con essa il turismo. L’intera partita va giocata su questa carta, ma è un discorso che può valere per tutta la penisola”. Crede che una donna a capo dell’Unione Industriale di Asti possa essere un valore aggiunto? “In questi anni quella delle quote rosa è diventata una moda. Mi spiace per questo, perché io credo che debba giustamente un’alternanza naturale tra uomini e donne al vertice, ma purché le persone scelte siano le migliori, non per una questione di genere. Nel mio passato il fatto di essere una donna mi ha sempre portata a dover dimostrare di essere all’altezza: ti mettono alla prova, nessuno si fida. Mi capita tutt’oggi. Ma voglio credere che in questo caso si sia puntato tanto sul fatto che fossi una donna quanto sull’innovazione: una quota giovane anziché una quota rosa”. L’intervista completa sulla Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 26 luglio Marianna Natale
Tre domande a… Paola Malabaila
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