Metafore sportive e citazioni storiche, tra encicliche e precetti papali: Giancarlo Abete, presidente nazionale Ucid intervenuto lunedì ad Asti nell’incontro dal titolo “Gestire la crisi con coraggio imprenditoriale” ha spiegato che il primo compito – in ordine cronologico – di un dirigente cattolico oggi è quello di mantenere un approccio positivo rispetto ai problemi, “altrimenti si perde in partenza”. La dimensione della speranza, dunque, citata dal presidente della sezione astigiana dell’Ucid Luigi Gentile in apertura dei lavori, la stessa evocata da Papa Francesco nei primi giorni del suo pontificato e recentemente rilanciata sul territorio dall’ultima lettera pastorale del vescovo Ravinale; la dimensione della giustizia, della solidarietà e della dignità della persona umana: riferimenti fondamentali per la dottrina sociale cattolica, ma allo stesso tempo universali, riconoscibili sia da chi crede sia da chi non crede. Di fronte ai problemi oggettivi che l’epoca contemporanea squaderna sotto gli occhi di tutti “gestire la crisi con coraggio imprenditoriale significa avere la capacità di rimanere imprenditori, anche da parte delle istituzioni, operando nella direzione dello sviluppo, perché solo lo sviluppo garantisce la pace” ha detto Abete, ricordando il collegamento tra pace e sviluppo istituito da Paolo VI. E lo sviluppo, nell’ottica suggerita dal presidente della Figc e membro della giunta nazionale del Coni, richiede ormai una capacità di governance su scala mondiale, in cui si riesca a prendere il meglio anche da piaghe come quella della delocalizzazione che, secondo Abete, avrebbe un corollario positivo: la diminuzione del costo dei prodotti causata dalla diminuzione del costo del lavoro rende quegli stessi prodotti accessibili in aree del mondo in cui non erano mai arrivati prima. Dunque delocalizzazione sì “purché – ha ammonito Abete – il territorio tenga” In una nazione, la nostra, che per competitività si attesta al 44esimo posto su 60 paesi valutati, che attrae una quantità di investimenti dall’estero comparativamente bassa (9 miliardi di dollari rispetto ai 62 del Regno Unito ad esempio), tristemente nota per la durata record dei procedimenti civili, non mancano certo le risorse: una naturale capacità, una forte creatività, un tessuto industriale che cresce sopratutto nella dimensione dell’export (restiamo l’ottavo paese esportatore al mondo, il quinto polo per il turismo); i beni culturali, il tempo libero e lo sport rappresentano il 10% del Pil e sono tutti comparti “ad alta intensità di capitale umano” non sostituibili dalla tecnologia. Ricordando don Primo Mazzolari Abete ha invitato gli imprenditori a una netta assunzione di responsabilità nella ricerca di un’inversione di tendenza sul campo valoriale: “Ci impegniamo noi e non gli altri, / unicamente noi e non gli altri, / né chi sta in alto, né chi sta in basso, / né chi crede, né chi non crede. / Ci impegniamo senza pretendere che altri s’impegnino, / con noi o per suo conto, come noi o in altro modo. / Ci impegniamo senza giudicare chi non s’impegna, / senza accusare chi non s’impegna, / senza condannare chi non s’impegna, / senza disimpegnarci perché altri non s’impegna. / Ci impegniamo / perché non potremmo non impegnarci. / C’è qualcuno o qualche cosa in noi, / un istinto, una ragione, una vocazione, una grazia, / più forte di noi stessi”. In chiusura, il vescovo Ravinale, ha voluto sottolineare la “lettura molto obiettiva” data da Abete “della situazione attuale che a volte un po’ ci angoscia”. “E’ in questa speranza – ha detto Ravinale – che abbiamo la possibilità di riaffermare il valore dell’etica a cui siamo chiamati ancora di più come cristiani”. E una nota positiva emersa dalla serata secondo il vescovo è stata proprio la proficua collaborazione dei diversi soggetti che coordinati da Luigi Gentile hanno contribuito al successo dell’iniziativa: Polo Universitario Asti Sudi Superiori, Fondazione Crat, Ethica, Unione Industriale della Provincia di Asti, Progetto Culturale Diocesano e Commissione Pastorale e Sociale del Lavoro. “D’altro canto – aveva detto Abete poco prima – anche l’’economia è un gioco di squadra”. Marianna Natale
Abete ad Asti: “L’economia è un gioco di squadra”
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