Il 2013 si è chiuso con un bilancio di 25.387 le aziende iscritte al Registro delle Imprese della Camera di Commercio di Asti. “Per il terzo anno consecutivo – segnala l’ufficio studi di Palazzo Borello – si conferma un trend in calo: nel corso del 2013 sono nate 1.476 a fronte di 1.880 cessazioni (al netto delle cancellazioni d’ufficio). Il saldo è negativo per 404 unità e il tasso di crescita1 è pari a –1,59%”. Nel contesto piemontese Asti registra una contrazione superiore alla media regionale (-0,54%) e si pone al penultimo posto nella classifica delle province piemontesi, preceduta da Novara, unica provincia a registrare una variazione positiva (+0,25%), Torino (-0,11%), Vercelli (-0,62%), Verbano Cusio Ossola (-0,84%), Biella (-1,00%), Cuneo (-1,03%) e seguita a ruota da Alessandria (-1,61%). A livello nazionale, anche se in misura contenuta, il trend è positivo con un tasso di crescita del +0,21%. La contrazione si fa ancora più evidente se prendiamo come riferimento il settore artigiano che al 31 dicembre 2013 contava 6.537 imprese, 192 in meno rispetto all’anno precedente, pari ad un tasso di crescita negativo del 2,82%. Raffrontando i dati di stock a fine 2013 con quelli dell’anno precedente, la variazione più significativa è a carico del settore agricolo che perde 513 imprese, seguono le costruzioni con –142 unità, le attività manifatturiere (-43 unità), i trasporti (-8 unità). L’andamento del settore agricolo registra da molti anni dati in costante flessione, ma tale tendenza è da attribuire principalmente al processo di trasformazione che vede da un lato la chiusura di molte micro imprese gestite da titolari anziani che si ritirano dal lavoro e dall’altro l’accorpamento dei terreni agricoli ad imprese di maggiore dimensione e meglio strutturate che adottano sistemi produttivi più innovativi ed al passo con i tempi. Il settore delle costruzioni che fino al 2010 aveva registrato un andamento positivo, passa da -16 unità nel 2011 a -142 unità nel 2013 e questo non fa che confermare le difficoltà che il comparto sta attraversando. In ambito manifatturiero, i settori che evidenziano maggiore criticità sono il metalmeccanico con la perdita di 29 imprese, l’industria del legno (-10 imprese) ed il tessile abbigliamento (-4 unità). In lieve aumento le industrie alimentari e delle bevande (+4 unità), le industrie di fabbricazione di articoli in gomma/plastica (+3), le industrie della fabbricazione di mobili (+2). I settori che segnano un andamento crescente sono i servizi (+119 unità, principalmente in campo assicurativo ed immobiliare, nei servizi alle imprese e nel settore sportivo e dell’intrattenimento), il commercio con una crescita media di 40 unità da imputare al comparto all’ingrosso, le attività di ricettività turistica e di ristorazione (+37 unità). Dall’analisi per classe di natura giuridica, si osserva un incremento delle società di capitale (+2,65%) e delle altre forme (+24,2%), mentre si confermano in calo le imprese individuali (-3,53%) e le società di persone (-1,3%). “Il quadro economico restituito da questi dati è molto preoccupante – segnala il presidente Mario Sacco – è quanto mai urgente dare una scossa al territorio in termini di idee e di proposte concrete per rilanciare il mercato locale e per rafforzare l’export che continua fortunatamente ad essere un’ancora di salvezza. Tra gennaio e settembre 2013, le esportazioni della provincia di Asti sono infatti cresciute mediamente del 10,8%, con picchi del 27% per la gomma e del 30% per la componentistica auto. La Camera di Commercio, per parte sua, cercherà di favorire questo trend con i nuovi bandi che agevolano sia la partecipazione delle piccole e medie imprese a fiere internazionali e sia gli investimenti produttivi. Il regolamento sarà presentato entro qualche settimana”, annuncia Sacco.
politica ed economia
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