“Il contenzioso aperto dall’ex Sindaco Galvagno sulla decisione del Sindaco Brignolo di concedere, con il solo onere delle spese gestionali, l’ex Enofila alla Regione Piemonte che vi collocherà gli Uffici dell’Agricoltura, ci sembra, per quanto letto, riduttivo relativamente alla portata complessiva del problema. Né la contro proposta di uno scambio, da parte della Regione, con il vecchio ospedale e la maternità ci paiono soluzioni adeguate ma solo “polveroni” propagandistici. L’ex Enofila, infatti, ci pare l’ennesima occasione persa per la città di Asti. Dal completamento della ristrutturazione della ex Vetreria si sono alternati, alla guida della città, ben tre Sindaci e nessuno di loro è riuscito a lanciare un contenitore storico che, per l’alta valenza architettonica, poteva rappresentare un polo fieristico enologico di pregio non solo per Asti ma per l’intera Provincia. La stessa Istituzione Provincia, che era entrata nell’Amministrazione dell’Enofila, non ha garantito alcun volano alla struttura per tutto il territorio astigiano. Le responsabilità non possono fermarsi ai soli tre Sindaci e alle Giunte da essi guidate. L’Enofila è stata, in varie occasioni, sede della Douja, sede fieristica, sede di eventi e manifestazioni, tali asfittici tentativi non sono andati a buon fine, pertanto, il mancato decollo non è imputabile alle sole Istituzioni locali ma è imputabile all’intera città. E’ imputabile al vizio, ben radicato in questo territorio, che vede tutti i settori dell’economia, nessuno escluso, impegnati, da sempre, a ragionare sull’immediato, sui profitti da portare “a casa subito”, piuttosto che su strategie a medio e lungo termine volte a ragionare sugli sviluppi futuri, su come si muoveranno, nel tempo lavoro, commercio, consumi marketing, nuove tecnologie, ecc. Tale miopia porta la nostra città ai ritardi cronici su sviluppo e investimenti che hanno causato il perenne “arrancare” che abbiamo rispetto a territori limitrofi: si veda Alba e, non casualmente, si veda il Palazzo Medford, polo fieristico all’interno del quale si svolgono le maggiori manifestazioni della città: vini, tartufi, fiere ecc. Eppure, architettonicamente, non è certo paragonabile alla nostra Enofila ed è ubicato ai margini del centro cittadino, come la nostra Enofila. Peccato che sia stato inaugurato nel 1985 quindi quasi 20 anni prima dell’Enofila. Ma gli esempi potrebbero continuare: che dire di una città che non ha saputo difendere il proprio tessuto industriale a partire dalla Way Assauto, per non parlare, in altro campo, del Palazzetto dello Sport, che dire infine di una città che non è capace di fare scelte definitive, insieme alla Regione, sul patrimonio costituito dai contenitori ex sanitari. Vogliamo attribuire tutta la colpa al Sindaco, ai Sindaci? Troppo facile e troppo riduttivo del problema, pensiamo che le responsabilità di questo costante e interminabile declino, siano molto estese e riguardino davvero “tutti”. Si legge che il nostro maggiore Istituto di credito aprirà l’ennesimo sportello fuori territorio e fuori Regione, forse questa politica creditizia ha portato qualche dividendo in più agli azionisti ma, probabilmente, non è una strategia di lungo respiro che crea sviluppo complessivo per la città. Intanto la nostra “meglio gioventù” se può, se ne va”. Massimo Scognamiglio, Clemente Elis Aceto e Anna Bosia, Uniti si può
Uffici regionali all’Enofila. Galvagno: “E’ un’operazione moralmente ingiusta e dannosa per Asti”
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