In occasione delle conferenze promosse dall’Utea di Asti per l’anno accademico 2016/17, il 20 gennaio, alle 17, a Palazzo Mazzetti si terrà l’incontro con il regista-attore Marco Viecca. Marco Viecca, membro dell’Actor’s Center of Rome, opera da sempre in campo teatrale e televisivo: si è occupato di teatro austriaco e tedesco, rappresentando i suoi spettacoli in Italia e all’estero, cooperando con prestigiose università e centri studi nazionali e stranieri. Collabora dal 2005 con il Consorzio Universitario Asti Studi Superiori, sia a titolo personale che all’interno di eventi culturali. E’ direttore artistico della Fondazione Gabriele Accomazzo per il Teatro con la quale continua a portare avanti un percorso artistico che tra i suoi eminenti scopi ha quello dello sviluppo professionale di giovani artisti. In ambito didattico è stato attivo in Italia, Germania e Austria. Da anni si occupa del teatro di Vittorio Alfieri, cimentandosi nella commedia Il Divorzio, regia di Ugo Gregoretti, nel ruolo del Conte Ciuffini, nell’anno 2000, e nella tragedia Antigone, attualmente in tour, come regista e interprete nel ruolo del tiranno Creonte, nell’anno 2016. In questo momento è in fase preparatoria della tragedia Agamennone. La conferenza del 20 gennaio, dal titolo La nascita di Antigone: il verso alfieriano come valore aggiunto nella comunicazione, evolverà, basandosi sulla messa in scena del 2016, concetti quali le scelte registiche con relativi partiti presi, metodologie di lavoro con gli attori, e, soprattutto, la magia del verso quale insegnante naturale, fonte di ispirazione per l’azione scenica ed espressione viva e vitale del Vittorio Alfieri pensiero. Si rifletterà sull’estrema attualità non solo del messaggio che l’Antigone alfieriana porta con sé nei suoi aspetti politici e umani, ma soprattutto sulla modernità della comunicazione che Alfieri utilizza nel testo, nella costruzione delle scene e dell’intero impianto che determina l’insieme delle curve di tensione. Verrà posto l’accento sull’Alfieri innovatore, essenziale e innovativo anche nel modo di concepire le sue drammaturgie, con una precisione assai alta che molto ha a che fare con le attuali tecniche di creazione cinematografica. “Ho immaginato una Tebe post industriale – racconta Viecca – dal cielo plumbeo e rosso dei bagliori del fuoco. Mi interessa immaginare ciò che c’è fuori dalla reggia di Creonte, immaginare i risultati del suo arido modo di governare, attento a difendere i suoi confini, a creare leggi ad hoc per mantenere il potere, “dando l’esempio”, ma di fatto riconducendo la sua politica ad uno stato del terrore. Il modo di pensare al “bene della città” di Creonte, a questo drogato concetto di ragion di stato, capace soprattutto di cristallizzare la vita sociale ed evolutiva della stessa, trascinando Tebe in un’ipotetica crisi economica, ecologica, culturale, di fatto distruggendola, mi ricorda molto quello che sta accadendo oggi, o che (siamo nel campo dell’immaginazione, o almeno spero) potrebbe succedere al nostro mondo, dove i potenti sono attenti solo al dato economico, inteso come mantenimento del proprio status, incapaci di attivare politiche di crescita e sviluppo. Antigone, rea di avere seppellito il fratello, in questo scenario assume il ruolo di scomodo personaggio da piegare, e forse da uccidere; lei, caduta in disgrazia, ma figlia di Re, forse più degna dello stesso Creonte di regnare su Tebe, non si piegherà, non accetterà di diventare strumento nelle mani del tiranno, anzi! rinuncerà persino all’amore corrisposto di Emone, figlio di Creonte, pur di non accettare nulla che possa venire dal Re oppressore. Antigone la reietta, la malaccolta, ma colei che ha diritti umani, famigliari e di appartenenza a quello stesso consorzio cittadino di Tebe, si lascia morire. Creonte pensa allo splendore della sua città e all’eredità di potere e ricchezza che lascerà a suo figlio, ma Emone si uccide per aver perduto Antigone, e il trono del tiranno si trasforma in una sedia a rotelle, mentre su Tebe cade una pioggia acida di fuoco e metano”.
Incontro con il regista-attore Marco Viecca a Palazzo Mazzetti
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