Martedì Castello di Annone era un paese blindato. Si temeva che la manifestazione per dire no al centro di accoglienza ospitato nell’ex polveriera indetta dal neonato comitato “Asti agli astigiani” creasse scontri e problemi di ordine pubblico. Un timore che non si è concretizzato. Gli organizzatori del presidio, una ventina, hanno montato un gazebo in piazza Medici del Vascello srotolando uno striscione di protesta “Stop a Business dell’accoglienza”, sventolando bandiere tricolori e accedendo delle fiaccole. “Siamo contrari all’inserimento di profughi in realtà così piccole – ha spiegato il rappresentante Emiliano Calemma -. Ad Annone ci sono 2.000 anime e 200 richiedenti asilo. Non è questione di razzismo, eesiste una sproporzione evidente”. Il movimento che si dice apartitico ma è composto anche da esponenti di Forza Nuova, nel corso del presidio ha raccolto una ventina di firme. “Siamo un comitato che non sposa nessun partito – ha precisato Calemma -. Siamo accomunati comunque da una stessa ideologia e dagli stessi valori”. Ma Annone ha risposto solo in parte alla manifestazione. I due bar che si affacciano sulla piazza erano gremiti di persone che, comunque la pensassero, non hanno attraversato il parcheggio e non si sono avvicinati al presidio. Solo qualcuno ha scelto di aderire all’ideale fiaccolata, solo qualcuno ha firmato la petizione. “Dobbiamo resistere a quello che ci stanno facendo. Diritto alla casa, diritto al lavoro, non ce l’abbiamo noi, non ce l’avranno loro”, sono stati gli slogan urlati al megafono. Poi l’invito gridato al sindaco Valter Valfrè a prendere la parola. Il primo cittadino però non ha accettato. Nessuna presenza neppure degli “additati” richiedenti asilo. Nessuna traccia dei 120 migranti ospiti da una decina di giorni nell’ex caserma dell’aeronautica ora trasformata in “cittadella” della Croce Rossa. Nessuna traccia neppure di qualcuno degli ospiti dei due appartamenti gestiti dalla cooperativa “Leone Rosso” e che vivono ad Annone da oltre un anno. “Siamo un paese da sempre deputato all’accoglienza, siamo una comunità aperta nella quale convivono diverse culture”, ha commentato qualcuno davanti ai dehor dei due caffè, il bar Castello e il Bar Marconi. “Io ho una nipote di 17 anni e non ho affatto paura per lei”, ha raccontato una signora. In piazza, assieme ad alcuni rappresentanti della sinistra astigiana, anche l’ex consigliere comunale Franco Iddino, annonese doc. “Manifestazioni simili servono solo a gettare benzina sul fuoco – ha commentato -. In paese fino ad ora non si sono registrati problemi”. C’è invece chi non approva il centro di accoglienza. “Questo tipo di immigrazione è un vero e proprio business per molti”, hanno commentato degli annonesi seduti sulle panchine della piazza “Io condivido il senso della manifestazione, ma non è stata organizzata bene”, ha riflettuto invece un altro uomo. Altri hanno ribadito la necessità di maggiore informazione, di un confronto fra la comunità, chi gestisce l’ex caserma e l’amministrazione comunale. Un incontro che potrebbe non tardare ad arrivare. C’è chi intanto teme che la questione migranti possa rappresentare un problema fra qualche tempo, “quando molti non otterranno lo status di richiedenti asilo e diventeranno di fatto clandestini”. A sera inoltrata, dopo due ore di confronti, la protesta è terminata. “Continueremo a raccogliere firme anche ad Asti e faremo presto altre iniziative”, ha concluso Calemma.
Protesta a metà contro il centro di accoglienza ad Annone
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