I servizi per le donne al tempo del Covid-19: dentro al Centro antibullismo Mani Colorate
attualità
Lavorano da undici anni accanto alle giovani vittime di bullismo e cyberbullismo, ma in questi mesi di epidemia sanitaria da Covid-19 ai volontari di Mani Colorate sono arrivate richieste di aiuto soprattutto dalle donne. E il problema dei maltrattamenti familiari, acuito dalle restrizioni imposte dal lockdown, è emerso in tutta la sua urgenza.
Il viaggio di SOS donna sul funzionamento dei servizi per le donne al tempo del Coronavirus tocca questa settimana l’Associazione diretta da Piero Baldovino. Ci si aspettava di parlare delle ragazze vittime dei bulli, ma il racconto ha portato a galla altri disagi. Anche questa terza intervista, pubblicata sul sito web sos-donna.it dopo quelle sul Centro antiviolenza L’Orecchio di Venere e la Questura, è a cura di Laura Nosenzo.
A chi cerca aiuto, i volontari assicurano tre colloqui telefonici gratuiti con la psicologa o la counselor al numero 334.2569746 (si può chiamare dal lunedì alla domenica dalle 10 alle 12).
Dal 9 giugno la sede del Centro Mani Colorate, chiusa dall’inizio di marzo per l’emergenza sanitaria, tornerà a funzionare in via Aliberti 5 ogni martedì e sabato (dalle 9 alle 12) mentre il numero di telefono 334.2569746 sarà attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18.
Sul sito di SOS donna, progetto ideato dall’Associazione culturale Agar che vede lavorare in rete i servizi del territorio e ha il sostegno del Consiglio regionale attraverso la Consulta delle Elette, sono disponibili i numeri di telefono e gli orari delle strutture che operano a supporto delle vittime di violenza.
L’intervista a Mani Colorate: “Aspettavamo i giovani, sono arrivate le donne”
Succede anche che dalle giovani vittime non arrivino telefonate. Scomparsi i bulli e i cyberbulli?
Piero Baldovino, responsabile dell’Associazione Mani Colorate, non ci crede. “Tutto quello che ha portato il virus, a partire dal lockdown, ha cambiato le priorità in molte persone” è la sua spiegazione.
Quindi: ci si aspettava il dilagare di casi di cyberbullismo, con i ragazzi chiusi in casa davanti alla tastiera del computer o al display dello smartphone, e invece a uscire allo scoperto sono state soprattutto le donne. Il telefono di Mani Colorate continua a suonare per loro.
Come se l’epidemia sanitaria avesse confuso le carte.
E’ così. Aspettavamo i giovani, sono arrivate le donne: madri, mogli o compagne sotto stress, in preda all’ansia e alla tristezza, perché il lockdown ha reciso le relazioni sociali, confinando individui, famiglie e coppie dentro le mura di casa. C’è chi ha saputo reagire riorganizzando il tempo e le emozioni. Ma nelle persone più fragili questo cambiamento ha fatto crescere disagi latenti, portati a galla dalla situazione di emergenza a cui tutti siamo stati sottoposti.
Paura del virus, fino a chiudersi in casa e non uscire neanche sul balcone, vecchi rancori e ferite riaperte per tante coppie costrette alla convivenza forzata, fino ai racconti delle donne vittime di violenza psicologica, assai più sottile di quella fisica, ma non per questo meno destabilizzante e dannosa… Tra le telefonate ricevute ricordo, in particolare, quella di una signora preoccupata di proteggere le figlie piccole da una situazione familiare di permanente tensione.
Alle coppie attraversate da crisi profonda abbiamo fornito un sostegno psicologico e, in alcuni casi, anche legale.
Ma certo non si può dire che bulli e cyberbulli siano spariti.
La nostra esperienza di volontari, maturata in undici anni di attività sul campo, ci ha fatto capire, anche con maggiore chiarezza durante il lockdown, che il cyberbullismo il più delle volte è la conseguenza diretta di atti reiterati di bullismo consumati tra i giovani in un cortile di casa, dentro e fuori la scuola, in angoli riparati della città. Le foto che i bulli scattano al compagno debole preso di mira, umiliato e sopraffatto magari davanti alle ragazzine per rendere ancor più cocente la sua vergogna, avrà un prosieguo sui social o nei gruppi di whatsapp.
Le restrizioni imposte dal Covid-19 è come se avessero sospeso tutto questo. Chi era già vittima si è sentita protetta dallo stare in casa. Ma noi sappiamo che nulla scompare, è solo rinviato. Il bullismo e il cyberbullismo determinano effetti devastanti su chi lo subisce: solitudine, emarginazione, depressione, autolesionismo. In casi estremi il suicidio. Non dimentichiamolo mai.
Le forme di disagio che vi hanno rappresentato gli adulti hanno coinvolto anche i giovani?
Anche gli adolescenti, sì. Con forme di disagio espresse a noi volontari attraverso i genitori: è mancata la voce diretta dei giovani. Anche in questo caso la carenza di relazioni sociali ha determinato nei ragazzi un disagio profondo che si è espresso in due direzioni: diventando aggressivi verso i genitori, uniche figure con cui hanno potuto interfacciarsi, oppure rifiutando ogni contatto a distanza con la scuola, disertando le lezioni on line, limitando i rapporti a quelli indispensabili (familiari). Consideriamo questi comportamenti un grido di aiuto che va assolutamente raccolto. Noi lo stiamo facendo.
In che modo? Il vostro sostegno come si concretizza?
Il nostro continua a essere uno sportello contro il bullismo e il cyberbullismo, ma in questa fase, che si protrae ormai da alcuni mesi, rispondiamo a tutti e a 360 gradi.
Mettiamo a disposizione un numero di telefono (334.2569746) attivo tutti i giorni, dal lunedì alla domenica, dalle 10 alle 12. Assicuriamo tre sedute telefoniche gratuite, settimanali o bisettimanali, condotte dalla psicologa o dalla counselor, professionista della relazione di aiuto. Si tratta di colloqui che mettono a disposizione tutto il tempo necessario, mediamente intorno ai 35-40 minuti.
Sono le stesse prestazioni che avremmo garantito attraverso gli incontri personalizzati nella sede dello sportello, in via Aliberti 5. Il Centro Mani Colorate ha aperto a febbraio, ma ha dovuto chiudere a inizio marzo per il lockdown. Torneremo attivi dal 9 giugno, ogni martedì e sabato dalle 9 alle 12. Il numero di telefono 334.2569746 sarà a disposizione dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18. C’è e ci sarà molto da fare.
Per le conseguenze indotte dall’epidemia sanitaria alcuni esperti hanno sottolineato la necessità, tra i vari bonus concessi dallo Stato, di prevedere anche un voucher per andare dallo psicologo. Condivide questa proposta?
In Italia c’è ancora troppa gente che pensa che andare dallo psicologo significhi essere matti.
Condivido la proposta perché sarebbe un modo concreto di favorire l’approccio all’aiuto.
Andare dallo psicologo contribuisce al benessere complessivo della persona.
Nelle foto: dentro e fuori il Centro Mani Colorate, in una via Aliberti deserta durante l’epidemia sanitaria, con Piero Baldovino; disegni sul bullismo e cyberbullismo delle scuole astigiane esposti in sede.
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