La Camera penale di Asti sul caso del suicidio in carcere: “E’ ancora l’ennesima cronaca di una morte annunciata”
Il Consiglio Direttivo della Camera Penale di Asti, profondamente scosso dalla notizia di un detenuto che nel carcere astigiano, durante le festività natalizie si è tolto la vita, prende drammaticamente atto di un nome, Christian Guercio, che diventa un numero, l’80°, nella desolante lista delle persone suicidatesi nelle carceri italiane nell’anno 2025.
Un numero primo in assoluto per il carcere astigiano.
L’illusoria confortante assenza della realtà astigiana dai tragici annali dei suicidi in carcere da almeno un decennio appariva inesorabilmente destinata a finire.
All’indomani della riforma della geografia giudiziaria che nel settembre del 2013 ebbe a realizzare l’accorpamento del Tribunale di Alba al Tribunale di Asti, la correlata trasformazione della Casa Circondariale di Alba in Casa di Lavoro e della Casa Circondariale di Asti in Casa di Reclusione, come tale destinata a soli detenuti di media e alta sicurezza, essendosi riservate, collocate in settore isolato, pochissime camere di detenzione per i detenuti comuni, in attesa di essere trasferiti in altre strutture detentive, faceva sconsolatamente presagire l’aumento delle criticità che rendono disumana la detenzione in quanto all’importante sovraffollamento si andava ad aggiungere la contrazione del personale degli educatori, profondi conoscitori delle opportunità per il reinserimento sociale dei detenuti.
Il primo suicidio avvenuto nel carcere di Asti è ancora l’ennesima cronaca di una morte annunciata da riforme che, nel pur legittimo obiettivo di garantire la sicurezza della collettività, sono esclusivamente volte a detenere persone, giudicate colpevoli o gravemente indiziate di reati, senza alcun investimento in personale, quali educatori e sanitari, adeguato a garantire l’incolumità psico-fisica degli individui affidati allo Stato, ancor più se soggetti fragili, registrandosi il clamoroso fallimento della finalità rieducativa della pena, voluta dalla nostra Costituzione, la quale impone in primis il rispetto della dignità umana.
L’unico mesto auspicio che vogliamo propagare è che il primo suicidio avvenuto nel carcere astigiano possa essere l’ultimo del tristissimo elenco nazionale, quantomeno nell’anno che volge al termine.
Il Consiglio Direttivo della Camera Penale di Asti