Tre domande a… Sergio Ponchione
Coraggio, professionalità, spirito di sacrificio: le qualità che definiscono ogni giorno il lavoro dei vigili del fuoco trovano nuova espressione nel calendario 2026 “Nel segno del soccorso” (Giunti), disponibile in libreria e presentato il 18 novembre al Maxxi di Roma in un evento condotto da Massimiliano Ossini alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Dodici immagini capaci di raccontare in chiave artistica missioni reali grazie all’inconfondibile firma di Sergio Ponchione, chiamato a interpretare con il suo linguaggio grafico la forza di un mestiere vissuto al confine tra uomo e natura, tecnica e umanità, azione e disciplina. Un percorso visivo, quello illustrato dal fumettista astigiano, che non celebra soltanto l’operato di una professione, ma restituisce il senso profondo di un impegno quotidiano al servizio della collettività.
Come è stato coinvolto nel progetto?
“In estate mi ha contattato via mail il Mosaico Studio, uno studio romano di architettura e design che aveva visto alcune mie illustrazioni e mi riteneva adatto per questo lavoro. Inizialmente sono rimasto un po’ interdetto: si trattava di un contesto inusuale, diverso dal mio territorio, ma quando mi hanno spiegato il progetto nel dettaglio ho deciso di accettare l’incarico”.
Un progetto partito con un taglio un po’ differente, vero?
“Sì, in un primo momento l’idea era quella di visualizzare il vigile del fuoco come un supereroe. Volevamo usare il fumetto per svecchiare e dare dinamismo all’immagine, ma poi, basandoci sulle copertine che realizzo per Linus, abbiamo virato sull’illustrazione. Ci ho lavorato un paio di mesi, tra agosto e settembre. La chiave grafica finale combina in modo omogeneo un disegno realistico basato su fotografie di operazioni reali con una colorazione più libera, giocata su sagome geometriche che non sempre rispettano necessariamente i contorni del disegno, per conferire al lavoro un aspetto più moderno. Ho cercato di liberarmi dai miei schemi abituali, insomma”.
Le dodici illustrazioni scelte sono scaturite dalla scrematura di quindici proposte. Qual è stato l’aspetto più complesso della realizzazione?
“Sicuramente convertire i riferimenti fotografici in disegni. Oltre al fatto che le fotografie non si possono riprodurre sempre in maniera identica, il mio stile non è realistico in senso stretto ma ha una forte impronta personale. Sono soddisfatto anche perché è stata prodotta un’edizione curata, con una bella carta e un’impaginazione efficace”.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 12 dicembre 2025
Alberto Gallo