La difesa della salute è più efficace quando la prevenzione, la diagnosi e le cure considerano in modo puntuale le specificità femminili e maschili. 

Un ampio approfondimento sul tema è stato offerto dalla conferenza che Fondazione Astigiana per la Salute – Cardinal Massaia Università della Terza Età – Utea hanno organizzato sabato 14 giugno ad Astiss nell’ambito della rassegna “Parliamo di Salute”. L’ultimo appuntamento del ciclo è stato curato dall’Associazione Italiana Donne Medico, sezione di Asti, presieduta dalla neurologa Maria Gabriella Saracco. Ha dialogato con gli specialisti il medico di medicina generale Franco Masenga.

L’Associazione Italiana Donne Medico

Oltre cent’anni di storia a livello nazionale, l’Associazione Italiana Donne è attiva con una sezione provinciale dal 2020 e oggi associa 52 laureate in medicina o odontoiatria con competenze professionali diverse. Accreditata presso il ministero della Salute dal 2011 per la formazione continua dei medici, a livello locale è molto impegnata nell’attività di formazione, studio e ricerca con diverse iniziative rivolte anche alla popolazione, tra cui l’organizzazione del corso di medicina per l’Utea.

La principale caratteristica del sodalizio, ha spiegato la presidente <è l’approccio interdisciplinare tra le diverse aree mediche tenendo conto anche delle differenze derivanti dal genere, per garantire appropriatezza di ricerca, prevenzione, diagnosi e cura. La donna è più longeva dell’uomo ma meno sana, è più interessata da patologie croniche. L’aspettativa di vita in buona salute per l’uomo è in media di 59 anni e 7 mesi, per la donna di 57 anni e 1 mese. Il pluri impegno, le violenze fisiche e psicologiche, le difficoltà economiche incidono sulla donna per questo uno dei nostri impegni è la promozione dei valori etici ai più elevati livelli standard per assicurare l’equità di genere in ambito lavorativo evitando ogni forma di discriminazione>, ha sottolineato Maria Gabriella Saracco.

La Medicina di Genere

Fra uomo e donna ci sono grandi differenze nel modo in cui si manifestano le malattie:

nei sintomi tipici, nella prognosi, nella risposta e nelle reazioni avverse ai farmaci.

Per decenni, gli effetti delle cure sono stati studiati prevalentemente su soggetti di sesso maschile. L’approccio sta cambiando grazie alla “medicina di genere” che, come raccomanda l’Organizzazione mondiale della sanità, analizza l’impatto delle differenze biologiche e socio-economiche e culturali  sulla salute, la prevenzione, la diagnosi e la risposta alle terapie. Si è sviluppata a partire dagli anni ’90, quando si è iniziato a riconoscere che la medicina tradizionale spesso trascurava le specificità femminili e in Italia è stata ufficialmente riconosciuta con la legge 3/2018.

La Cardiologia al femminile

Scendendo nel dettaglio delle specialità mediche, il cardiologo Marco Scaglione, primario del reparto di Cardiologia al Cardinal Massaia, ha spiegato che lo spettro di cardiopatie che interessano la donna dipendono da fattori predisponenti spesso “diversi” dai fattori di rischio cardiovascolari comuni. Si va dalla tachicardiomiopatia che colpisce le donne in gravidanza con grave rischio materno-fetale, a forme di cardiopatia ischemica atipica, come dissezioni coronariche (incidenza femminile superiore di 3 volte all’uomo), la sindrome X o angina microvascolare, e la sindrome di Tako-Tsubo (scoperta nel 1991 in Giappone) che simula l’infarto miocardico acuto. La Cardiologia del Massaia ha sviluppato tecniche all’avanguardia nella cura di queste patologie, raggiungendo traguardi unici a livello nazionale e internazionale. La ricerca scientifica è continua e grazie all’approccio multidisciplinare sono state affinate metodiche anche per la diagnosi di patologie strettamente collegate allo sviluppo di tumori (o agli effetti delle cure oncologiche) che vengono seguite dallo specifico ambulatorio cardio-oncologico attivo al Massaia.

Il rischio Ictus

Con la neurologa Alessandra Lentini, responsabile dell’ambulatorio Malattie cerebrovascolari dell’Asl AT, si è approfondito il tema “Ictus”, prima causa di disabilità, seconda causa di demenza e terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. <In due terzi dei casi il malato va incontro a disabilità da lieve a elevata>, ha sottolineato la dottoressa Lentini. Il 75% dei casi si verifica sopra i 65 anni, e le donne risultano maggiormente colpite dopo i 75 anni, quando viene meno la “protezione” degli ormoni sessuali. Molto si può fare prevenendo i fattori di rischio “modificabili”: ipertensione arteriosa, obesità, ridotta attività fisica, diabete mellito, elevati livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue, fumo di sigaretta, cardiopatie ed emicrania, specie quella collegata ad aura.

Le conseguenze dell’obesità e la prevenzione andrologica

La professoressa Simona Bo, direttore della Scuola di Specializzazione di Scienza dell’Alimentazione dell’Università di Torino, specialista in Endocrinologia e in Medicina interna, ha approfondito i numeri rischi per la salute, femminile e maschile, collegati all’obesità. 

Tra questi se ne contano di rilevanti nella sfera sessuale, come ha puntualizzato la dottoressa Chiara Polito, androloga presso il reparto di Urologia dell’Asl AT. La dottoressa, in particolare, ha sottolineato quanto l’attenzione maschile per le visite uro-andrologiche sia inferiore rispetto alla sensibilità femminile per il benessere ginecologico. La sottovalutazione della prevenzione da parte maschile, fin dalla giovane età, può avere conseguenze rilevanti nella diagnosi precoce di malattie sessuali o neoplasie che possono avere riflessi importanti anche sulla fertilità.

La sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS)

L’odontoiatra Simonetta Carzino ha fatto il punto sulla sindrome delle apnee ostruttive del sonno individuabili da sintomi notturni quali il russamento a volume elevato, pause respiratorie, sonno frammentato con continui risvegli o movimenti del corpo, risvegli con senso di soffocamento, sudorazione e bisogno di alzarsi frequentemente di notte per urinare. Ai notevoli disagi diurni (affaticamento, sonno improvviso, depressione) si possono associare danni seri per la salute come disturbi sessuali, cardiopatie ischemiche e ictus. Da qui l’importanza dello screening medico che coinvolge più specialisti, dal neurologo all’odontoriatra.

Infine, la dottoressa Alessandra Verrua ha sottolineato l’importanza del “sorriso” per il benessere psico fisico, partendo da un’analisi storico-sociologica, per arrivare alla rilevanza dell’igiene orale.

<Le evidenze scientifiche testimoniano che garantire ad ogni persona una corretta e tempestiva diagnosi e personalizzare le terapie nel rispetto delle differenze di genere ha reali effetti benefici sull’effetto delle cure>, ha concluso Maria Gabriella Saracco.

Il bilancio della Fondazione sulla rassegna e i prossimi appuntamenti

La presidente della Fondazione Astigiana per la Salute del Territorio, Luisa Amalberto, ha tirato le fila dell’iniziativa “Parliamo di Salute”, sottolineando l’importanza della partnership offerta dall’Utea con il suo presidente Giorgio Bricchi. <Un particolare ringraziamento va ai primari ospedalieri, agli specialisti e i medici di medicina generale per la preziosa collaborazione offerta nei cinque incontri sempre molto partecipati dal pubblico. Il gradimento riscosso ci incoraggia a proseguire l’iniziativa con un nuovo ciclo di incontri che andremo a programmare nel 2026, insieme all’Utea. Sono occasioni per sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza di fare squadra a difesa della nostra sanità, sull’esempio di quanto fanno realtà simili alla nostra a favore di Asl e Ospedali, in Piemonte e nel resto d’Italia>, dichiara la presidente Amalberto. 

Intanto è già in cantiere il prossimo appuntamento: sabato 11 ottobre al Teatro Alfieri verrà messo in scena una commedia musicale di grande successo il cui ricavato andrà direttamente a finanziare la raccolta fondi in corso per l’acquisto di ecografi da destinare i reparti del Cardinal Massaia.

Il 5 per mille alla Fondazione per aiutare “l’ospedale di tutti”

Tutti possono contribuire ai progetti della Fondazione partecipando alle iniziative come volontari, donando il 5X1000 nella dichiarazione dei redditi inserendo il Codice Fiscale 92078480057, oppure tramite donazioni all’IBAN: IT59M0608510301000000057012.

<Dimostrare gratitudine a chi si prende cura della nostra salute fa stare bene, donare fa stare ancora meglio. Il contributo di tanti servirà a migliorare il “nostro” ospedale, l’ospedale di tutti>, conclude Luisa Amalberto.