Da oggi scatta l’aumento dal 21 al 22% dell’Iva. La crisi di governo apertasi con le dimissioni di parlamentari eministri del Pdl non ha consentito al Consiglio dei Ministri di venerdì scorso di varare il decreto per far slittare l’aumento almeno fino a gennaio. Sulla ‘stangata’ Iva si levano le grida di dolore dei commercianti e dei consumatori. La crisi ”ha stremato famiglie e imprese” – osserva il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli – e impone percio’ al Governo ”la responsabilita’ di scongiurare, anche se i tempi e i margini sono strettissimi, l’aumento dell’Iva, perche’ questo determinerebbe effetti recessivi e depressivi esiziali per l’economia reale”. L’aumento al 22% – sottolineano Federconsumatori e Adusbef – riguardera’ il 70% dei prodotti e costera’ 207 euro annui a famiglia, portando consistenti rincariImpatto sui prezzi: in una situazione in cui l’inflazione è sostanzialmente sotto controllo, si avrebbe un incremento dei prezzi tra ottobre e novembre di circa lo 0,4%, il cosiddetto “effetto scalino”, con inevitabili effetti di trascinamento anche nel 2014; nel dibattito attuale si dimentica quanto accaduto nel 2012: se, in termini di caduta dei consumi, è stato l’anno peggiore della storia repubblicana, ciò è stato dovuto anche all’incremento dell’Iva avvenuto a metà settembre 2011. Perché ripetere lo stesso errore dal 1° ottobre? Impatto sul gettito: come già accaduto con l’aumento dell’aliquota dal 20 al 21%, la contrazione della domanda porterebbe con sé anche una riduzione del gettito Iva atteso. Impatto su produzione e occupazione: la perdita di produzione, determinata dal calo dei consumi, comporterebbe, a regime, una riduzione dell’occupazione approssimativamente di 10 mila posti di lavoro. Impatto sulle imprese: in una situazione già di estrema difficoltà per le imprese del commercio, gravate da una pressione fiscale da record mondiale e dal mancato pagamento dei debiti della P.A., un’ulteriore contrazione della domanda interna porterà alla chiusura di molte attività. Impatto sui redditi: risulteranno più penalizzate le famiglie a basso reddito in quanto la pressione Iva (rapporto tra Iva pagata e reddito) per il 20% di famiglie più povere arriverebbe al 10,5%, mentre per il 20% di famiglie più ricche sarebbe del 7,5%, circa il 30% in meno. Confcommercio
