Potrebbero arrivare a giorni le ultime risultanze dei test anatomopatologici eseguiti sul corpo di Elena Ceste, la donna scomparsa da Motta di Costigliole il 24 gennaio scorso e il cui corpo è stato ritrovato nel rio Mersa, a poche decine di metri dalla sua casa, a ottobre. Si tratta di test rilevanti a livello investigativo, quelli sulle ossa, che potrebbero svelare dettagli fondamentali sulle cause della morte dopo che gli altri accertamenti eseguiti dal medico legale Franco Romanazzi non hanno dato riscontri positivi: Elena poco prima di morire non aveva assunto droghe, farmaci, alcol o altre sostanze che potevano far pensare a un suicidio. Le ipotesi sulla morte della donna si rincorrono, mentre continuano le verifiche e i sopralluoghi dei carabinieri che solo la scorsa settimana sono tornati nella villetta di strada San Pancrazio. E’ novità di poche ore fa, invece, che la porzione di terreno che per 10 mesi ha fatto da sepolcro a Elena dove gli inquirenti e il medico legale hanno fatto numerosi rilievi è stata dissequestrata. Rimangono i sigilli solo in un’area molto più circoscritta, parte del letto del rio che era stato prosciugato e scavato proprio dagli investigatori in cerca di frammenti ossei e di altre tracce. In quei pochi metri quadrati sorvegliati per settimane 24 ore su 24 da due militari in divisa, gli inquirenti sono tornati diverse volte nell’utlimo mese e mezzo, setacciando tutta la terra dell’area (per cercare frammenti ossei) e sequestrando anche altri reperti come dei brandelli di teli di plastica usati nelle serre. Non è ancora chiaro se questi elementi siano legati alla scomparsa della donna, ma i carabinieri non hanno lasciato nulla al caso, lavorando nel più stretto riserbo, continuando ad ascolatare testimoni importanti ed eseguendo numerosi altri rilievi tecnici come quelli sui telefoni. Obiettivo ricostruire la mattina del 24 gennaio e capire quando, dove e come sia morta Elena. Al momento l’unico indagato risulta essere il marito di Elena, Michele Buoninconti, vigile del fuoco ad Alba, accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere, un atto dovuto, come da sempre sottolinea la procura, per compiere specifici accertamenti. L’uomo, difeso dagli avvocati Chiara Girola e Alberto Masoero, assieme ai quattro figli, continua a vivere nella villetta di strada San Pancrazio sulla cui facciata oggi appare una decorazione natalizia. Un babbo Natale appeso al tesso, un tentativo di normalità in una vicenda ancora avvolto dal più fitto mistero.