Nel carcere di Asti dal 29 di ottobre è  in atto  un’agitazione da parte  di un centinaio di detenuti di alta sicurezza (un terzo della popolazione carceraria): in gran parte si tratta di camorristi napoletani e alcuni mafiosi siciliani. La protesta viene esternata rifiutando sia il cibo, sia l’acqua, sia l’ora di aria. Inoltre, organizzati a gruppi,  a turno fanno rumori assordanti,  battendo con le gavette contro le inferirate di porte e finestre.
Il motivo della protesta, ha spiegato Domenico Minervini, direttore della casa di pena, sta nel sovraffollamento.

Il problema si era già presentato la scorsa estate, quando causa le ferie dei tribunali i detenuti trasferiti al sud per i processi erano tornati in massa ad Asti. Allora i reclusi erano tre per cella: troppi per viverci. Ora gli stessi detenuti temono per gli stessi motivi (vacanze di Natale) di essere nuovamente rinchiusi tre per ogni cella: è per evitare questo possibile nuovo superaffollamento che protestano.
Ieri il direttore  ha ricevuto una delegazione di detenuti, assicurando il suo impegno per sollecitare  provvedimenti adeguati presso i vertici delle istituzioni. Dopo l’incontro i detenuti hanno provvisoriamente sospeso l’agitazione in attesa di risposte  tranquillizzanti.
In merito alla sospensione dell’agitazione Alessia Chiosso comandante delle guardie carcerarie è scettica perché è difficile sanare la situazione con delle misure provvisorie.
La vita nel carcere di Asti-Quarto da qualche tempo è costantemente in situazione di emergenza. Non solo per l’affollamento, ma anche la scarsità del personale di sorveglianza e le strutture inadeguate ed obsolete. Attualmente sono ospiti della casa di pena astigiana 15 detenuti appartenenti al terrorismo islamico e talebani provenienti dai carceri di Benevento e Macomer, nonché appartenenti alle cellule di Al Qaeda . Quest’ultimi restano ad Asti fino a Natale perché nei loro confronti è in atto un grosso processo a Milano.
Secondo i sindacati, i terroristi islamici alimentano un clima di tensione con atteggiamenti provocatori e soprusi. Appelli al governo regionale per un intervento ai vertici dell’amministrazione penitenziaria  è stata rivolta in questi giorni da diverse espressioni politiche. Mariangela Cotto, vice presidente del Consiglio Regionale si è rivolta alla presidente della giunta Mercedes Bresso affermando che la situazione nel carcere astigiano è di grave pericolo anche per l’incolumità del personale.  La Cotto in un comunicato stampa scrive: “Il carcere di Asti non è un istituto di massima sicurezza per cui i terroristi islamici non dovrebbero essere tradotti”.