Michele Buoninconti davanti a casaPotrebbe uccidere ancora. Parrebbe questa l’opinione dei giudici del Tribunale del Riesame che si sono opposti alla scarcerazione di Michele Buoninconti, il vigile del fuoco in cella nel penitenziario di Asti dal 29 gennaio scorso, accusato di aver assassinato la moglie Elena Ceste. Oggi sono state rese note le motivazioni della decisione del Riesame che però ha sgravato la posizione di Buoninconti dall’imputazione di omicidio premeditato. Si è trattato di un delitto d’impeto, ma “sussiste un concreto ed elevato pericolo – che l’indagato, qualora in libertà, possa commettere ulteriori reati della stessa specie”, scrivono i giudici. “Si è trattato di una aggressione di violenza inaudita, contro una donna indifesa, da parte di chi, più di ogni altro avrebbe dovuto offrirle garanzie di cura e protezione – continuano i giudici – ciò che imprime decisiva gravità al fatto è l’avere ucciso la propria moglie, madre dei propri figli, deprivati con tale condotta della loro primaria figura genitoriale”. La sua “un’azione impulsivamente rivolta verso la persona offesa, una reazione improvvisa e violenta piuttosto che un’ideazione criminosa rimasta ferma e irrevocabile da una sua pretesa pregressa insorgenza, di cui non v’è traccia”. Buoninconti, difeso dagli avvocati Chiara Girola e Alberto Masoero, accusato oltre che dell’omicidio della moglie, anche dell’occultamento del suo corpo, si dice innocente.