La guardia di finanza di Asti ha scoperto un insidioso sistema di riciclaggio ed evasione fiscale internazionale, potato avanti mediante numerose società con sede nei paradisi fiscali, connesso ad una truffa perpetrata in danno di un’azienda con sede  nell’Astigiano. Il raggiro, che ha causato danni per oltre 7,5 milioni di euro, sarebbe stata portata a termine attraverso l’acquisto dei beni di un’azienda asiatica, il cui valore effettivo era notevolmente inferiore al prezzo corrisposto dall’acquirente. Le indagini hanno consentito di accertare l’esistenza di un complicato meccanismo basato sull’interposizione di una società, riconducibile all’ex manager della locale impresa, appositamente costituita con sede in un territorio estero a fiscalità privilegiata, che ha incassato la consistente somma versata (circa 9 milioni di euro), pagato al venditore l’effettivo prezzo dei beni (circa 1,5 milioni di euro). Per far perdere ogni traccia della notevole differenza di denaro illecitamente acquisita, inoltre, con l’ausilio di professionisti piemontesi, sarebbero state create ulteriori società nei cosiddetti paradisi fiscali. Una parte del “tesoretto” sarebbe poi rientrata mediante bonifici esteri in Italia, in particolare nell’Astigiano (qui investita in altra azienda o utilizzata anche per sanare debiti bancari), tramite il coinvolgimento di prestanome ed imprese lecite. Gli investigatori hanno accertato l’esistenza di ben nove società aventi sede in diversi Paesi e territori black list, tra cui Hong Kong, Isole Vergini Britanniche, Panama, Madeira (all’epoca dei fatti), Lussemburgo e Svizzera, utilizzate nella citata operazione. Sono sei finora le persone imputate, a vario titolo, per truffa pluriaggravata e riciclaggio di denaro a seguito della richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal PM.. Al termine delle verifiche svolte nei confronti dell’imprenditore coinvolto, le fiamme gialle, oltre a denunciare l’uomo. per il reato di omessa ed infedele dichiarazione annuale dei redditi per oltre cinque anni, in base alla vigente normativa fiscale hanno segnalato all’Agenzia delle Entrate, per il successivo recupero delle imposte evase, circa 13,5 milioni di euro costituenti il reddito della società fittiziamente costituita all’estero (utilizzata per l’operazione illegale e controllata dal medesimo) nonché i movimenti sui conti correnti per i quali non sono state fornite adeguate giustificazioni. In seguito, poi, dell’attento esame del bilancio della società con sede in provincia e interessata dalla vicenda, per il periodo di competenza dell’ex amministratore, i finanzieri hanno rilevato la non corretta imputazione del costo eccedente il valore dei beni  dell’azienda asiatica che ha portato all’alterazione sensibile del risultato d’esercizio. La non veritiera rappresentazione di tali elementi, infatti, ha permesso di evidenziare perdite contenute invece di quelle, ingenti, reali. Per le conseguenti false comunicazioni sociali accertate, il responsabile è stato anche denunciato per il reato di falso in bilancio. Sulla base delle indagini svolte, il Gip del Tribunale di Asti ha, infine, disposto, con due provvedimenti intestati ad altrettante persone coinvolte nell’inchiesta, il sequestro preventivo, strumentale alla confisca per equivalente, di beni fino alla concorrenza dell’importo totale di circa 2 milioni e 600 mila euro. La Guardia di Finanza ha, finora, sottoposto a tale misura una villa sul mare in Liguria, terreni, titoli azionari, le quote di due società, gioielli nonché diversi conti correnti bancari per un valore complessivo vicino al limite indicato nei decreti dell’A.G..