Dopo la prima nazionale al Carignano di Torino arriverà al Teatro Alfieri di Asti il 2 febbraio alle 21 lo spettacolo La Signorina Julie di August Strindberg con Valeria Solarino, Valter Malosti, Viola Pornaro, per la regia di Valter Malosti, prodotto dal Teatro Stabile di Torino e dal Teatro di Dioniso.
Nella parte di Julie Valeria Solarino, attrice nata artisticamente a Torino nella Scuola del Teatro Stabile che si è affermata come interprete cinematografica lavorando con Giovanni Veronesi, Wilma Labate, Roberto Andò, Alessandro d’Alatri, Mimmo Calopresti, Michele Placido.
Valter Malosti affronta Strindberg dopo una stagione di successi e un recente Premio Ubu per la regia dello spettacolo Quattro atti profani di Antonio Tarantino nonché il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro per la regia di Quattro atti profani e Shakespeare / Venere e Adone.
Questa di Strindberg – spiega il regista – è un’opera feroce, cruda, intrisa di sofferenza e che subì la censura dal momento in cui venne alla luce. Solo nel 1984 uno studioso riuscì a distinguere le tracce dell’autore dalle correzioni apportate dall’editore. Con l’aiuto di consulenti linguistici abbiamo cercato di restituire il testo originale, anche grazie agli studi fatti su di esso da Peter Weiss (che ho scoperto avere una doppia lingua madre, perciò leggeva Strindberg in svedese) e Ingmar Bergman. In particolare sono stati riportati alla luce frammenti interessanti, come il crudo e visionario spunto della ferita al volto. Ho tentato di rendere un affresco complesso, anche dal punto di vista della musicalità: Bergman considerava “La Signorina Julie” una vera e propria partitura, dal ritmo sorprendente. Basti pensare che nelle scuole di recitazione svedesi “La Signorina Julie” viene studiata per l’utilizzo anomalo e particolarmente espressivo della punteggiatura, che è quasi pirandelliano”.
Con la presente, mi permetto di proporvi la prima tragedia naturalistica della letteratura drammatica svedese, e vi prego di non respingerla alla leggera, se non volete pentirvene più tardi, perché, come dicono i tedeschi: farà epoca“: così August Strindberg scriveva nell’agosto 1888 all’editore Bonnier, che poi rifiutò l’opera perché troppo scandalosa.
La signorina Julie si svolge nel Midsommarnatten, la notte di mezza estate, notte magica di San Giovanni, occasione rituale di scatenamenti orgiastici, che spinge Julie, la padrona, e Jean, il servo, a sperimentare il superamento di maschile e femminile, la contrapposizione di classe, lo sconvolgimento dei ruoli. È un mondo infero, quello che vediamo rappresentato da Strindberg: si scende giù per andare nella cucina, regno sprofondato della servitù, in modo tanto simile a un sogno ricorrente di Julie che immagina di voler cadere e sprofondare sempre più giù, sottoterra. Questa cucina, dove si respirano fumi infernali, è una sorta di anticamera dell’inferno o anche dell’inferno che può essere il “teatro della memoria”; Julie diviene anche per Strindberg una di quelle attrici/isteriche di un esperimento di ipnosi alla cui “messa in scena” aveva assistito a Parigi all’ospedale della Salpêtrière per opera di Charcot.
Con una singolare seduta di ipnosi, cui l’autore invita a partecipare tutta la comunità degli spettatori, si chiude tragicamente la parabola di Julie.
Info: biglietteria Teatro Alfieri 0141/399057.
Marianna Natale