Salire a Valleandona per intervistare il parroco a proposito del suo nuovo libro (Le valli del mare) non può avvenire che attraversando i boschi che, appena usciti da Asti, si estendono verso Casabianca e oltre. È il territorio che nel Medioevo si chiamava “silva aspera”. È appunto a questo groviglio di boschi che don Luigi Berzano ha dedicato il suo nuovo elegante volumetto. 

Professor Berzano questa è la sua terra che lei ha difeso e valorizzato e che lei continua a  far conoscere anche attraverso i suoi scritti…

Quest’ultimo libro su Valleandona è nato casualmente…l’estate scorsa a seguito di polemiche ambientaliste sorte sul nostro territorio ho cominciato a scrivere dei post su facebook intitolati “ Il mio bosco interiore”. Ne è nato comunque un piccolo gruppo di attivisti che ha iniziato a riflettere proprio sulla bellezza dei nostri luoghi e sui nostri boschi. Era la risposta che volevamo dare in forma intelligente e quasi “in poesia” alle insinuazioni di altri. In qualche mese questi interventi su FB vennero notati da un editore di Roma che propose di pubblicarli.

Le Valli Andonesi in questi anni sono rinate grazie alla riserva paleontologica ma anche grazie all’imprenditività di quarantenni e cinquantenni che hanno dato vita ad un’agri-macelleria,un circolo ippico, un circolo parrocchiale con campo sportivo, un’azienda per la produzione e la lavorazione delle nocciole ed un resort.

Il libro però non comprende solo i suoi post su FB, vero?

Sono Parroco di Valleandona dal lontano 1976 e la comunità ha deciso di inserire nella seconda parte del libro tutta una serie di miei scritti da quella data ai giorni nostri che sono un po’ la cronistoria di quasi cinquant’anni passati insieme. Ne è emerso quasi una cartolina illustrata di quanto è successo in questa incredibile parrocchia di poche decine di abitanti e di alcune migliaia di amici che la frequentano come la loro comunità. Nella notte di Natale del 2021 quando ricordai i quasi cinquant’anni passati in Valleandona alcuni dei presenti proposero di considerare il libricino in preparazione un piccolo breviario della storia della nostra comunità.

Qual è il significato de “Il bosco interiore” ?

Parlare di “bosco interiore” vuol dire che l’ “oggetto interiore” delle creature (cuore, anima, spirito o come lo si vuole chiamare ) ha tutta la magia che ha il bosco, se inteso in modo profondo e misterioso. Uno degli aspetti segreti del bosco è di essere il luogo privilegiato delle apparizioni, cioè di qualcosa o di qualcuno che “si fa avanti” per te, improvvisamente ed inatteso.

L’ apparizione è sempre il dono di un luogo, ossia la risposta ad un bisogno di luogo ed è proprio per soddisfare questo bisogno che milioni di persone si recano nei luoghi in cui è avvenuta un’apparizione.  Gli antichi Italici credevano che in ogni luogo vi fosse una propria presenza divina – il “Genius loci” appunto – che ne proteggeva gli occupanti e dava identità al luogo. Potremmo dire che Le valli del Mare sono il nostro “Genius Loci”.

In uno dei suoi post viene coniato il neologismo “inforestarsi”…

“Inforestarsi” significa andare nel bosco, scoprire lo spazio non umano che si staglia oltre la società urbana. Uno spazio fatto non solo di materie inerte, o di una giungla dove tutte le creature sono in competizione tra loro. Basta entrare nel folto di un sottobosco di sentieri, di vegetali e di mille esseri viventi e cogliere il modo in cui gli altri esseriabitano il mondo…bisogna sperare che molti vadano ad inforestarsi presso gli altri esseri viventi e ne ritornino trasformati…nè sviliti né purficati, semplicemente “altri”…un minimo capaci di viaggiare trai mondi, farli comunicare tra loro, per cercare di realizzare un mondo comune.Ciò che non puoi proteggere, non puoi neanche possedere.

“ Asti capitale della cultura” che ne pensa e su cosa si deve puntare…

Sono stato interpellato su cosa  potrebbe essere la peculiarità di Asti per avere una chance di successo. Non ho avuto dubbi. La zona delle valli Andonesi è un territorio del tutto diverso dalle Langhe e dal Monferrato. I paleontologi lo definiscono  come un “litotipo” a parte, cioè un tipico fondo marino del Pliocene (epoca geologica iniziata cinque milioni di anni fa). Le infinite piccole valli scoscese che si inseriscono una nell’altra gli conferiscono la caratteristica unica di un paesaggio che non sarà mai del tutto familiare e conosciuto. Le Valli del Mare, le balene ed i fossili, la Riserva  Naturale di Valleandona con la creazione del Museo Paleontologico sono una risorsa unica e meravigliosa e sono un tratto disitintivo che per la nostra città. Potrebbero fare la differenza.

L’intervista con Luigi Berzano – ora professore emerito dell’Università di Torino – non poteva concludersi che con una delle sorprese proprie dell’inesauribile immaginazione dell’emerito docente di Sociologia, coeditor della prestigiosa rivista statunitense Annual Review of the Sociology of Religion e direttore della collana Spiritualità senza Dio? dell’editore Mimesis.  Di che cosa si tratta?

Sì nelle settimane scorse ho sognato Erasmo da Rotterdam. Era molto addolorato che non fossero ancora scomparsi il Patto di Varsavia e la Nato. Il suo sogno era l’Europa unita dal Portogallo agli Urali. Gli ho assicurato che avrei chiesto all’amministrazione comunale di Asti di intitolare al suo nome il Largo al fondo di Corso Torino e l’inizio di Corso Alfieri. 

In effetti è vero…e le ragioni di questa scelta sono molteplici. Molti dei nostri studenti fanno nel loro percorso scolastico l’esperienza Erasmo. Inoltre Erasmo il 4 settembre 1506 ricevette la laurea all’università di Torino e successivamente andò a Bologna, verosimilmente passando per Asti, proprio per la Porta Torino e la Porta San Pietro. Inoltre nella Biblioteca del Seminario di Asti il professore Berzano e la direttrice Debora Ferro hanno scoperto nella Biblioteca del Seminario di Asti un manoscritto inedito dello stesso Erasmo. Il testo è stato pubblicato dalla Morcelliana con il titolo Umanesimo Cristiano. Erasmo rappresenta oggi la massima utopia di una Europa unita e riappacificata.

Un largo Erasmo da Rotterdam renderebbe la città di Asti unica nel riconoscere le grandi utopie. 

Massimo Allario