Paradise” è la stagione teatrale realizzata da Spazio Kor in collaborazione con Città di Asti, Fondazione Piemonte dal Vivo, Teatro degli Acerbi, e Mon Circo, e con il sostegno di Regione Piemonte, Fondazione CRT, SCENA UNITA, Fondazione Cesvi La Musica che Gira, Music Innovation Hub e con maggiore sostenitore la Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando “ART~WAVES. Per la creatività, dall’idea alla scena” che guarda al consolidamento dell’identità creativa dei territori attraverso il sostegno alla programmazione nel campo delle performing arts e alla produzione creativa contemporanea, unendo ricerca, produzione, offerta e distribuzione in una logica di ecosistema per rafforzare le vocazioni artistiche del territorio.

La stagione 2021/2022 “Paradise” inaugurerà la prima direzione artistica di Chiara Bersani e Giulia Traversi, che da un anno stanno lavorando con Spazio Kor per creare un cartellone con artisti nazionali e internazionali con i quali sperimentare un lavoro di adattamento artistico delle loro performance per rendere il teatro maggiormente accessibile a un pubblico con disabilità. Tutta la stagione Paradise infatti sarà focalizzata sul concetto di cura, sia verso gli spettatori, che gli artisti. 

Le direttrici artistiche e lo Spazio Kor ritengono fondamentale, particolarmente in questo momento storico, che la cultura possa essere strumento per creare benessere nelle persone, e che attraverso la partecipazione agli eventi organizzati si possa tornare a costruire una relazione con l’altro, dopo un anno che ha creato allontanamento, disuguaglianza e isolamento.

Spiegano Chiara Bersani e Giulia Traversi: “Ogni parola, lo sappiamo, è ora sepolta sotto strati di terra. Davanti al nostro complesso vocabolario italiano ora siamo spaesate: i nomi sono diventati fossili, gli aggettivi antichi utensili misteriosi. È cambiato tutto in questo anno ma il linguaggio, lo sappiamo, ha bisogno di intere ere per modificarsi. E quindi?

Abbiamo scelto di ripartire e ridefinire quelle parole che ancora ci sono care: accessibilità, inclusione, collettività, orizzonte, relazione, ascolto, micro-universi…

Non sappiamo niente sul futuro se non che vogliamo che siano loro le basi delle nostre nuove strutture.

E poi c’è la parola potere: parola magica, gigantesca, spaventosa e rivoluzionaria. Parole che noi amiamo profondamente quando si fa verbo servile illuminando le azioni che desideriamo compiere: poter fare, poter sperimentare, poter provare, poter amare, poter essere, poter mutare, poter fallire… Essere potenti perché piene di vita!

Paradise è un posto altro, dove mettere in atto buone pratiche di cura. Di noi, delle altre persone, dello spazio pubblico, della natura.

Abbiamo scelto di essere in due per svincolarci dalla visione unica. Una visione doppia rende il pensiero critico più costruttivo, mantiene il fuoco sempre acceso e si propone come buona pratica per allenare uno sguardo collettivo accogliendo le potenzialità di armonie e disarmonie.

Abbiamo chiamato per questa prima stagione artisti partendo dalle loro pratiche e non da opere specifiche. Abbiamo immaginato questa riapertura nel momento in cui i corpi erano silenziati e noi non volevamo fingere che così non fosse. Non volevamo illudendoci di poter comprendere un’opera di carne e materia dalla bidimensionalità dei video. Abbiamo chiamato artisti di cui, al di là di generi e linguaggi, sentiamo potente anche nella distanza l’ardore.

Anche nella distanza ci è capitato di incontrare le parole o le pratiche, di sentirne l’ardore, e che a nostro avviso potevano essere con noi nella creazione di questo luogo altro.

Lo spazio sonoro dell’ascolto, la drammaturgia dei corpi, le parole poetiche saranno le radici di questo primo anno insieme”.

Dichiarano il Sindaco Maurizio Rasero e l’Assessore alla Cultura Gianfranco Imerito: “Il lavoro portato avanti dall’Associazione Craft con Spazio Kor è serio e articolato, e i risultati sono tangibili: collaborazioni con nuove realtà e affermati protagonisti del panorama teatrale, anche internazionali; la capacità di intercettare e coinvolgere il pubblico giovane, anche grazie a progetti che hanno ricadute importanti anche sul piano sociale; riconoscimenti ricevuti dentro e fuori i confini nazionali grazie a una vision europea. Spazio Kor si conferma un cantiere di idee che dà voce alla creatività e che contribuisce a rendere Asti una delle rotte obbligate del nuovo teatro”.

Dichiara Matteo Negrin, direttore di Piemonte dal Vivo: “A distanza di più di un anno dalla prima chiusura degli spazi della cultura, siamo consapevoli di quanto assenza, incertezza, malattia, transitorietà, fragilità, isolamento e distanza continuino a fare parte della realtà con cui ognuno è chiamato quotidianamente a confrontarsi. La specificità della risposta dello Spazio Kor alle urgenze di questo tempo ha tutti i tratti di ciò che definiamo Innovazione Culturale, laddove intendiamo per innovativo non qualcosa di genericamente nuovo, ma la migliore risposta alle domande che ci vengono poste da un mondo in costante trasformazione. La Fondazione Piemonte dal Vivo è dunque vicina e sostiene la rinnovata progettualità di questo spazio e della comunità che lo abita, condividendone l’aspirazione alla rilevanza che è una delle sfide più urgenti cui la comunità teatrale è chiamata a rispondere in questo XXI secolo”.

“Con grande piacere partecipiamo all’inaugurazione della stagione teatrale realizzata da Spazio Kor”, afferma Francesca Gambetta, responsabile della Missione “Creare Attrattività” della Fondazione Compagnia di San Paolo.

“Spazio Kor rientra nei sostegni del bando Art Waves perché coerente con gli obiettivi del bando nel favorire la crescita innovativa e creativa che renda più attrattivi i nostri territori, reinterpretando spazi in cui le persone possano sviluppare nuove competenze e talenti con l’obiettivo di valorizzare le identità dei territori, arricchirne l’offerta culturale, attrarre artisti e realtà produttive d’avanguardia, anche in un’ottica di riattivazione dell’offerta e dei consumi culturali dopo il periodo pandemico.”.

Aggiunge Aldo Buzio, presidente di Associazione Craft: “Spazio Kor rappresenta da sempre per Associazione CRAFT la sfida più innovativa e appassionante da progettare e far crescere. Progettare, in fondo, vuol dire immaginare e provare a creare un cambiamento per sé e per una comunità e l’idea di Paradiso, per eccellenza, rappresenta un cambiamento forte ma positivo e migliorativo. 

In questo momento, di forti cambiamenti subiti, poter dire che attraverso innovazione e passione si possa co-progettare un futuro migliore, in cui stare bene e a nostro agio, ci sembra un bel segnale che lanciamo alla comunità del teatro e in generale ai nostri compagni di cambiamento, il pubblico”.

Le sperimentazioni con i protagonisti del cartellone saranno seguite dal collettivo Al Di Qua – Alternative Disability Quality Artists, un gruppo di artisti e lavoratori dello spettacolo con disabilità nato durante la pandemia globale del 2020, quando ha iniziato a confrontarsi e porsi domande, concedendo alle risposte il tempo della maturazione, a stare nel disaccordo, a scoprirsi molteplici e complessi. Gli artisti lavoreranno con le compagnie ospiti della stagione per rendere le performance e gli spettacoli accessibili a tutti. Al. Di. Qua. è all’avanguardia nella difesa dell’autonomia e dei diritti degli artisti disabili in Italia, nonché nel trasformare il modo in cui le persone disabili sono inquadrate nei media mainstream e nell’immaginario pubblico. Riunendo le voci di artisti disabili affermati ed emergenti provenienti da tutta Italia, il gruppo ha lanciato il suo manifesto al Santarcangelo Festival all’inizio di quest’anno, un festival di arti dello spettacolo con una prospettiva eco-trans-femminista.

Chiara Bersani (classe 1984) è un artista italiana attiva negli ambiti delle arti visive e performative. Il suo percorso formativo si svolge prevalentemente nel campo della ricerca teatrale con contaminazioni dalla danza contemporanea e dalla Performing Art. In qualità di attrice / performer ha collaborato con importanti realtà della scena contemporanea europea tra cui Lenz Rifrazioni (IT), Alessandro Sciarroni / Corpoceleste_C.C.00 (IT), La Tristura (E), Rodrigo Garcia (E), Jérôme Bel (FR), Babilonia Teatri (IT). Avvia nel 2016 un progetto di co-creazione con il coreografo Marco D’Agostin basato sulla rispettiva vicinanza politica, etica e artistica. La prima creazione, The Olympic Games viene supportata a livello internazionale con la co-produzione tra K3 | Kampnaghel (Hamburg) e il progetto europeo BeSpeectACTive! Il percorso con D’Agostin continua attraverso l’opera in fieri FORMAZIONI. La sua prima opera autoriale coreografica, Family Tree, ha ricevuto diversi riconoscimenti nazionali tra cui il premio Prospettiva Danza 2011 e l’inserimento della pièce all’interno di NID Paltform 2014. 

Affetta da una forma medio-grave di Osteogenesi Imperfetta si interessa al significato politico dei corpi avviando nel 2013 un progetto di ricerca articolato in tre esperimenti performativi che verranno presentati al pubblico tra l’Agosto 2015 e il settembre 2016: Tell Me More (performance con un coro di 8 voci maschili), Miracle Blade (movie con una famiglia disfunzionale) e Goodnight Peeping Tom (performance con un giovane uomo, una giovane donna, una persona disabile, una porno attrice, un transgender ). L’opera “manifesto” di questa ricerca è Gentle Unicorn, performance inserita nel circuito Aerowaves. Per il rigore nell’incarnare questo studio nel 2019 le viene attribuito il Premio UBU come miglior nuova attrice / performer under 35. Nell’agosto 2019 durante l’Edimburgh Fringe Festival Gentle Unicorn e Chiara Bersani vincono il primo premio per la categoria danza del Total Theatre Awards.

Giulia Traversi – co direttrice artistica, Cerignola, 1987. Dopo la maturità classica si iscrive al corso di laurea in Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa con una specializzazione in Teatro come drammaturgia e spettacolo, consegue il titolo con una tesi sulla scrittura scenica di Carmelo Bene. A seguire, sempre all’università di Pisa, si laurea con una votazione di 110 e lode nel corso specialistico Storia e forme della arti visive, dello spettacolo e dei nuovi media con una tesi sull’Antigone della compagnia riminese Motus. Dal 2007 al 2010 collabora come redattrice alla rivista di critica teatrale Atti e Sipari e segue un corso di formazione sulla promozione teatrale coordinato dalla Fondazione Toscana Spettacolo. Nel 2014 lavora all’importante piattaforma della danza italiana NID. Ha lavorato dal 2014 al 2018 presso il Teatro Nazionale della Toscana sede di Pontedera, Teatro Francesco di Bartolo di Buti, La Città del Teatro di Cascina, Il Cinema Lumiere di Pisa curando la promozione e la comunicazione delle seguenti strutture. Ha collaborato con Teatropersona e Irene Russolillo. Attualmente lavora per la diffusione e la produzione nell’ambito della performing arts seguendo gli artisti dell’Associazione Culturale Corpoceleste: Alessandro Sciarroni, Chiara Bersani e Francesca Grilli.

Importanti novità della stagione sono la sezione degli artisti e artiste associati, che presenteranno ogni anno un progetto nella stagione di Spazio Kor per il triennio che sta cominciando. Gli artisti associati, scelti dalla co-direzione artistica, sono Enrico Malatesta, Attila Faravelli, Eva geatti e Viola lo Moro.

Viola Lo Moro si occuperà di creare una bibliografia ragionata intorno agli spettacoli e tre incontri letterari in collaborazione con la Fondazione Biblioteca Astense Giorgio Faletti.

“Con una mia specifica competenza di matrice letteraria vorrei proporre alcuni incontri/dialoghi che coagulino alcuni dei significati attorno alla scena. Per il pubblico del teatro, ma anche per le/gli abitanti del paese tutto. Degli squarci obliqui che attraversano la stagione cercando di far esplodere delle scintille attraverso dialoghi tra discipline e studi ed esperienze diverse.”

Viola Lo Moro è nata a Roma il 20 Dicembre del 1985. Si è laureata in letteratura moderna e contemporanea e specializzata in letterature comparate. È una delle socie della libreria delle donne di Roma, Tuba, della quale cura la programmazione. È, insieme ad altre, ideatrice e organizzatrice del festival delle scrittrici “InQuiete”. Ha scritto e scrive articoli per riviste cartacee e on line: Leggendaria, DWF, Letterate Magazine, Femministerie.

Dal 30 novembre al 4 Dicembre 2021 dalle ore 18 alle 21 Spazio Kor ospiterà “Sound Space Body”, workshop musicale con Enrico Malatesta e Attila Faravelli.

Il workshop esplora le relazioni tra suono, corpo e spazio. Le sessioni di lavoro intendono offrire ai partecipanti una serie di strumenti sia pratici che teorici per ridefinire opposti quali azione – percezione (performer attivo – ascoltatore passivo), composizione – improvvisazione, segnale sonoro puro- effetto, musica intenzionale – rumore casuale, strumento musicale/sonoro – corpo del suonatore, movimento-stasi.

Nella parte teorica del workshop verranno presentati in modo informale e funzionale alcuni spunti di riflessione provenienti da ambiti di ricerca molto diversi come i Sound Studies, l’antropologia, la filosofia neo-materialista, l’etnografia musicale, la paleo-acustica, la psicologia ecologica e la musica sperimentale; da tali approcci emerge una sostanziale continuità tra uomo, animale e i materiali presenti nell’ambiente; il suono, in questo senso, indica un percorso eticamente e creativamente rilevante, se considerato in maniera più ampia rispetto alle prospettive riduttive proposte sia dalla musicologia che dalla critica d’arte.

La parte pratica del workshop avrà luogo negli ambienti di Spazio KOR e nel territorio di Asti; le esperienze pratiche proposte consisteranno sia in azioni sonore site-specific che in sessioni di registrazione ambientali (field recordings); le azioni sonore verranno sviluppate in tempo reale, in funzione delle caratteristiche in divenire del contesto. Ai partecipanti verrà proposto l’uso di alcuni semplici dispositivi sonori; tali oggetti non sono intesi per produrre suono di per sé (come avviene con un comune strumento musicale) quanto per esplicitare la risposta specifica dei materiali con cui vengono in contatto e di cui gli oggetti stessi sono fatti. Lo scopo delle azioni proposte è produrre suono negoziando l’atto di ascoltare con un contesto fluido; in questo senso, ai partecipanti viene proposto di ascoltare sé stessi nell’atto di produrre suono, in uno spazio-tempo specifico, sviluppando un’attenzione e una cura delle capacità aurali di corpo e spazio.

Le sessioni di field recording si confrontano con il contesto sonoro nella sua forma più grezza e immediata, presentandolo come un insieme di fenomeni apparentemente slegati e non-intenzionali ed invitando l’ascoltatore a realizzare una propria struttura attentiva.

Non sono richieste competenze musicali per partecipare.

Enrico Malatesta (1985). Percussionista e ricercatore indipendente attivo in ambiti sperimentali posti tra musica, performance e indagine territoriale; la sua pratica esplora la relazione tra suono, spazio e movimento e la vitalità dei materiali con particolare attenzione alle superfici, alle modalità di ascolto e alla definizione di informazioni multiple attraverso un approccio ecologico e sostenibile allo strumento percussivo. Presenta il proprio lavoro in Italia, Europa, Nord America, Giappone e Corea del Sud, partecipando a importanti festival di musica contemporanea e arti performative. Presenta il proprio lavoro di ricerca attraverso workshop e lectures, collaborando con strutture indipendenti ed istituzionali tra cui Q-o2 – workspace for experimental music and sound art | Bruxelles BE, Kunstencentrum BUDA | Kortrijk BE, Xing | Bologna IT, O’ | Milano IT, Cango – Cantieri Goldonetta | Firenze IT, Fondazione Pistoletto – Progetto UNIDEE | Biella IT, Santarcangelo Festival | Santarcangelo di Romagna IT, Sapienza – Università di Roma | Roma IT, Politecnico di Milano | Milano IT, Accademia di Belle Arti di Brera | Milano IT, Postaja Topolove | Topolò di Grimacco IT Conservatorio di Musica di Vicenza | Vicenza IT, IUAV – Università di Venezia | Venezia IT, Biblioteca Malatestiana | Cesena IT. Docente per A.A. 2014–15, 2015–16, 2016–17, 2017–18, 2018–19 del corso Progettazione Spazi Sonori presso Accademia di Belle Arti di Bologna. Tra le collaborazioni in ambiti multidisciplinari posti tra musica e arti performative si ricordano: Teatro Valdoca e Mariangela Gualtieri (dal 2007), SOCIETAS / Chiara Guidi (dal 2012), Nuova Superficie [assieme a Giovanni Lami] (dal 2016), Cristina Kristal Rizzo (dal 2017), DORO BENGALA [assieme a Francesco Cavaliere e Simone Trabucchi] (dal 2019).

Attila Faravelli vive e lavora a Milano, dove ha studiato composizione elettronica. La sua indagine esplora il suono in quanto fenomeno materiale – ma non oggettivo – fluido e relazionale. Nella sua pratica musicale ed installativa indaga la relazione tra suono, spazio e corpo. Compone ed esegue in solo (il suo lavoro solista è pubblicato da Die Schachtel e Senufo), realizza installazioni sonore con Nicola Martini (Presto!?), suona con Andrea Belfi nel duo Tumble (Die Schachtel), con Nicola Ratti (Boring Machines) e con Matija Schellander (Aural Tools). Con Burkhard Stangl, Mario De Vega ed Angelica Castello è parte del quartetto elettroacustico SQUID (Mikroton Recordings). Collabora inoltre con Enrico Malatesta e Nicola Ratti nel trio ~ Tilde. Ha presentato il suo lavoro in tutta Europa, USA, Cina e Sud Corea. Nel 2010 ha partecipato alla 12ma Biennale Internazionale di Architettura di Venezia e dal 2011 cura a Milano The Lift, ciclo di concerti di musica sperimentale. Nel 2012 è stato il curatore italiano per il progetto Sounds of Europe. È fondatore e curatore di Aural Tools, una serie di multipli-oggetti sonori che documentano i processi stessi (sia materiali che concettuali) di produzione sonora da parte di musicisti selezionati.

Dal 13-18 dicembre 2021 dalle 18 alle 21 spazio al workshop “Trap e Romanzo Russo – Sulla scrittura, la musica e il raccontare”, per adolescenti tra i 14-20 anni, a cura di Eva Geatti e Alice Diacono, che spiegano:Usiamo Memorie dal Sottosuolo come terreno comune di creazione e scambio con i ragazzi perché la narrazione di Dostoevskij è un’introspezione profonda in cui ognuno può in parte rispecchiare la propria vita, dove personaggio-narratore con disarmante onestà elenca domande semplici e filosofiche sullo stare nel mondo. Diffida l’autore della sola ricerca della gioia e della felicità, propone di guardare tutto di noi, anche le parti oscure e vergognose, per non trovarci spaventati o insoddisfatti di qualcosa che ci appartiene. 

Forse, dopo questa pandemia, l’argomento può sembrare troppo duro, ma siamo certe che invece fiorirà di altro. L’intenzione è quella di mescolare dei trapper e giovani produttori musicali locali, con dei giovani lettori e cercare di tradurre il romanzo Memorie dal Sottosuolo in un’opera trap, avvicinare la parola al senso corporeo dell’esperienza. Il laboratorio vorrebbe permettere ai ragazzi di arrivare a una scrittura personale utilizzando le forme musicali che sono più vicine a loro. La trap ed il rap quindi faranno da pretesto per liberare le parole del romanzo. 

Cerchiamo in questa settimana un coinvolgimento che puntella tutto l’arco della giornata (può consistere anche solo in un’azione o una descrizione o una parola scritta), una sorta di diario, virtuale e collettivo per arrivare durante le ore in presenza ad avere un alfabeto comune di invenzioni e possibilità”.

Eva Geatti, ha studiato arte e incontrato diversi maestri. Disegna, fa performances e scrive spesso. Ha fondato Cosmesi assieme a Nicola Toffolini più di diciotto anni fa: continuano a gravitare attorno al teatro con progetti e spettacoli; ha fatto la cameriera, ha lavorato come attrice o performer per Masque TeatroMotusAteliersi,Teatrino ClandestinoTeddy Bear Company, ha suonato la fisarmonica sul tetto del bagno dell’Angelo Mai, ha esposto in qualche galleria a Bologna, Napoli e Monfalcone, ha insegnato regia all’Accademia di Belle Arti di Bologna e un laboratorio allo IUAV a Venezia, ha fatto l’imbianchina e l’idraulico, ha fondato una band (LeOssa) con cui ha fatto 3 concerti e basta, ha costruito l’altare dei fumogeni per uno spettacolo a Santarcangelo dei Teatri, ha disegnato la copertina del disco di BeMyDelay, si è ingessata una gamba a Fuckups il festival dell’inspiegabile, ha fatto delle pirouettes per Jerome Bel alla Biennale di Venezia, la maestra alle medie, l’aiutante per dei video in stop-motion, murales e le costruzioni imperiali di altri artisti. Ha fatto due mostre personali di disegni dai titoli bizzarri a Bologna e Santarcangelo e un tatuaggio senza saperlo fare, l’aiuto tutto per lo spettacolo di una Scimmia. Con il nome di Furmonàrchia si aggira come un clochard nelle discoteche, ha riempito un teatro di paglia e pane secco per la sua festa Eccentrica, incendiato un tappeto di carta nel Parco di Villa Mazzacorati, ha organizzato le Conferenze Santarcangioline, ballato sui testi di Kaczynski all’XM24, fatto la comparsa, la protagonista, dei laboratori estivi per giovani che amano il teatro in Friuli, si è dipinta una gamba di blu per alcuni giorni. Il suo ultimo lavoro con Cosmesi è stato incidere un disco pop e poi scavare un buco.

Alice Diacono è nata ad Asti nel 1987. È autrice di poesie, prose, articoli e saggi. Si è laureata in Lettere all’Università di Bologna, dove ha creato la fanzine Idioteca da cui sono nate innumerevoli collaborazioni, eventi, idee ed esperimenti. Nel 2017 ha raccolto le sue poesie nel libretto Il tempo di un bidé che ha letto in librerie e festival, tra cui The Wrong – New Digital Art Biennale, Modo Infoshop, Zuma, Neon Festival e Olè Festival. Ha scritto e collaborato con numerosi blog, riviste e realtà editoriali come Vice, Doppiozero, Il Fatto Quotidiano, L’Indiependente, Neutopia, In fuga dalla bocciofila. Nel 2019 ha frequentato la scuola di scrittura Bottega Finzioni di Bologna, ha pubblicato il saggio Santa Libera: storia di un’insurrezione armata con l’A.N.P.P.I.A e la Casa della Resistenza di Torino, e la raccolta di testi illustrata dal titolo Veniamo dal basso come un pugno sotto il mento (Battaglia Edizioni, 2019). Il suo lavoro ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti.

La stagione si aprirà con un doppio appuntamento, sabato 8 e domenica 9 gennaio 2022 con “Eden”, progetto coreografico Michele Di Stefano, con Francesca Linnea Ugolini, Francesco Saverio Cavaliere, Marta Ciappina, Luciano Ariel Lanza, Laura Scarpini; musica Jeff Buckley, You & I; coordinamento scenico Biagio Caravano e Michele Di Stefano; organizzazione Carlotta Garlanda; distribuzione Jean François Mathieu; coproduzione Bolzano Danza/Tanz Bozen e KLm 2020.

In collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo

Spettacolo per un unico spettatore a turni di 15 minuti su prenotazione (8 gennaio dalle 19 alle 22, 9 gennaio dalle 10 alle 22).

Eden è l’incontro intimo tra due corpi in posizioni molto differenti: la scena e la platea. Ed è a ben guardare un esercizio di cattività che riguarda entrambi i corpi, apparentemente complici di una rinuncia al “paradiso” in assoluta reciproca solitudine. Ma l’eccezionalità del contesto ci suggerisce che non è così. Nessuna rinuncia: il paradiso è esattamente di fronte a te, è quella persona che ti sta di fronte, dal palco alla platea o dalla platea al palco, nell’assoluta reversibilità dell’incontro. Le circostanze in cui ci troviamo favoriscono una percezione differente di qualcosa che non ha mai smesso di agire nel patto tra spettatore e performer. Ed è la comprensione tra i corpi. Per questo in Eden non incontrerete una coreografia, ma delle persone, che danzano esclusivamente per comprendervi e per farsi comprendere, in un unico spazio. Persone che non rinunceranno nemmeno per un secondo alla piena immersione nella vostra presenza. Sarete in due a guardare e dunque sarete in due a danzare, sarete il contrario dell’assembramento, riverbero infinito nella vastità dei vostri due luoghi che sono un solo luogo. Ogni produzione di immagine corre il rischio di allontanare uno dei due poli da questa intensità, ristabilendo un tipo di relazione che in queste circostanze suonerebbe come una occasione perduta. Un paradiso perduto. Per questo ho chiesto ai performer di mantenere intatta un’instabile vulnerabilità, il che dal mio punto di vista è un gesto eminentemente coreografico, e di non cedere mai alla tentazione di mostrarsi. Solo così, nella resa reciproca, ognuno di voi due sarà anche l’altro e la danza si rivelerà per quel che è: uno stato eternamente nascente. 

Michele Di Stefano / mk

Il gruppo mk si occupa di coreografia e performance dal 1999 e ruota intorno ad un nucleo originario di performer e progettualità condivise e trasversali, tra le quali la stretta collaborazione con il musicista Lorenzo Bianchi Hoesch. Il gruppo è da subito invitato nei più importanti festival della nuova scena in Italia e all’estero. Tra le produzioni recenti Robinson, ha debuttato nel 2014 al Teatro Argentina di Roma ed è tuttora in tour. Con Veduta (2016) il gruppo inizia un’indagine immersiva sul paesaggio e la prospettiva adattabile a qualsiasi orizzonte urbano. Bermudas, lavoro sul moto perpetuo e il movimento puro costruito per un folto numero intercambiabile di interpreti, ha ricevuto il premio Danza&Danza come miglior produzione italiana 2018 ed il premio UBU 2019 come miglior spettacolo di danza nella versione Bermudas_forever. Parete Nord è una collaborazione internazionale coprodotta da Torinodanza 2018 e ospitata nel 2020 al Teatro Argentina di Roma e al Ravenna Festival. Con “Pezzi anatomici” comincia un nuovo ciclo di indagine aperta al pubblico in tutte le sue fasi, costruita intorno al lavoro di ricerca in sala prove e alla coabitazione del gruppo al Teatro India di Roma per il progetto Oceano Indiano 2020. 

Alla circuitazione degli spettacoli si affianca una intensa attività di conferenze, laboratori e proposte sperimentali, tra le quali la Piattaforma della Danza Balinese al Festival di Santarcangelo (2014 e 2015), i progetti per la BiennaleDanza 2013-14-15 e BiennaleTeatro 2019, un dialogo costante con la Scuola Paolo Grassi di Milano e il workshop di formazione attori della Scuola del Teatro Stabile di Torino. Michele Di Stefano ha ricevuto commissioni coreografiche da Aterballetto, Korean National Contemporary Dance Company e Nuovo Balletto di Toscana. 

È consulente della programmazione danza (GRANDI PIANURE) per il trienno 2018-20 del Teatro di Roma, è co-curatore del progetto GIacimenta per Matera 2019 e ideatore dei cicli di performance TROPICI (Angelo Mai) e BUFFALO (Palazzo delle Esposizioni Roma). 

Nel 2018 ha curato la sezione in esterni (Outdoor) del Festival BolzanoDanza-Tanz Bozen. Nel 2014 riceve il Leone d’argento per l’innovazione nella danza alla Biennale di Venezia e nel 2018 il premio Nico Garrone. Nel 2012 esce per i tipi di Quodlibet, Agenti autonomi e sistemi multiagente, di Michele Di Stefano e Margherita Morgantin, un testo di istruzioni coreografiche e report meteorologici. Dal 2010 il gruppo riceve il contributo del MiBAC. 

Francesca Linnea Ugolini nasce a Torino nel 1990.
Si forma in danza classica, contemporanea e di carattere presso la scuola del Balletto Teatro di Torino diretto da Loredana Furno. Nel 2011 si diploma in danza contemporanea presso il Real Conservatorio Profesional de Danza “Mariemma” di Madrid.


Nel 2016 si laurea in DAMS (Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo), Università degli Studi di Torino.
Danzatrice e performer, collabora con Gruppo Mk di Michele di Stefano, Romeo Castellucci, Compagnia Ariella Vidach AiEp.
Ha lavorato con Compagnia Tocnadanza di Michela Barasciutti, Artemis Danza/Monica Casadei, Cie MF, Cie Tiziana Arnaboldi, Compagnia STALKER_Daniele Albanese, Giovanni Di Cicco. 

Francesco Saverio Cavaliere è un danzatore e performer italiano basato a Roma. Diplomatosi nel 2012 presso l’Accademia Nazionale di Danza di Roma. Dal 2012 ad oggi collabora con il gruppo romano MK diretto da Michele di Stefano, partecipando alle produzioni “Impressions d’Afrique”, “Robinson”, “Parete Nord”, “Pezzi Anatomici”, “Eden”. Nel 2013 è uno dei danzatori selezionato per “Mishima” di Ismael Ivo in occasione del Napoli Teatro Festival. Dal 2014 al 2015 è nella compagnia Artemis Danza di Monica Casadei. Dal 2015 al 2018 fa parte stabilmente dell’organico del Balletto di Roma, sotto la direzione artistica di Roberto Casarotto, prendendo parte a tutte le produzioni della compagnia e lavorando con coreografi quali Alessandro Sciarroni, Chris Haring | Liquid Loft, Itamar Serussi Sahar, Francesca Pennini, Giorgia Nardin, Chiara Frigo etc..Dal 2018 collabora con Alessandro Sciarroni per il progetto Turning – Orlando’s Version. Nel 2019 è tra i fondatori, autori e interpreti del collettivo M.I.N.E., il cui esordio “Esercizi per un manifesto poetico” si è aggiudicato il premio DNAppunti coreografici. Attualmente lavora come interprete per Alessandro Sciarroni, Michele di Stefano, Enzo Cosimi, CollettivoMINE. 

Laura Claudia Scarpini, nata a Roma, studia da bambina, per 10 anni, la danza classica. 

Frequenta per un periodo i centri più all’avanguardia di New York, da Steps, Cunningham e Graham. Tornata in Italia incontra subito Michele di Stefano e dal 2000 in poi prende parte a tutte le produzioni mk. Studia per un periodo la musica classica. Nel 2002 si laurea all’ Università di Roma La Sapienza in Lettere, Storia dell’Arte Contemporanea. Si avvicina allo Yoga, al tiro con l’arco, la boxe, il nuoto. Nel 2009 diventa trainer di Gyrotonic Expansion System e nel 2012 apre il suo personale studio. Attualmente, oltre allo studio costante della danza classica e contemporanea e al Gyrotonic, sta inserendo da qualche anno un vivo interesse per l’arrampicata sportiva, indoor e outdoor, creando così un suo linguaggio personale di movimento e visione del corpo nel movimento e nella danza.

Luciano Ariel Lanza nato a Buenos Aires (Argentina) nel dicembre del ’93, si trasferisce in Italia all’età di 9 anni. Diplomato nel 2013 presso l’Accademia Nazionale di Danza di Roma e, successivamente, nel 2016 presso la Civica Scuola Paolo Grassi di Milano, lavora attualmente sulla scena nazionale in qualità di danzatore per Michele Di Stefano (Torinodanza, Armunia, Triennale di Milano, Fabbrica Europa, TanzBozen). In passato ha danzato per Massimo Gerardi – Hot Dog performance (con tournée in Germania e Romania), per Silvana Barbarini nello spettacolo Uccidiamo il chiaro di Luna (Progetto RIC.CI di Marinella Guatterini), per la compagnia TheBabyWalk di Liv Ferracchiati e per Claudia Castellucci, di Societas Raffaello Sanzio (Biennale danza di Venezia).

Marta Ciappina, danzatrice, coach e didatta, si forma principalmente a New York al Trisha Brown Studio e al Movement Research. Come danzatrice affianca, tra gli altri, Chiara Bersani, Tiziana Arnaboldi, Daniele Albanese, Daniele Ninarello. Luis Lara Malvacias, Gabriella Maiorino. Dal 2013 collabora con la compagnia MK, guidata da Michele Di Stefano, Leone d’Argento alla Biennale Danza di Venezia del 2014. Nel 2015 inizia la collaborazione con Alessandro Sciarroni, Leone d’oro alla Biennale Danza di Venezia del 2019. Attualmente, come interprete, è concentrata su “Pezzi Anatomici” – progetto MK, “Saga” – creazione di Marco D’Agostin e “Quel che resta” – ideazione di Simona Bertozzi. Come docente collabora con la Scuola Luca Ronconi del Piccolo Teatro di Milano diretta da Carmelo Rifici, con la Biennale Danza di Venezia diretta da Wayne McGregor, con il Triennio Professionale di Danza Contemporanea del Balletto di Roma diretto da Roberto Casarotto e con il progetto DA.RE. dance research diretto da Adriana Borriello. 

Sabato 29 gennaio 2022 ore 21 “Lettere al mondo – in solo”regia, drammaturgia e interpretazione Elena Bucci; cura del suono e musiche Raffaele Bassetti; luci Max Mugnaiassistente alla produzione Nicoletta Fabbri.

Come accadde al tempo del Decamerone, come accadde in molte altre epoche, un virus sconosciuto e mutevole minaccia la comunità. Per la prima volta però, è tutto il pianeta ad essere minacciato, complici la globalizzazione, la vertiginosa velocità degli spostamenti e le caratteristiche dell’economia attuale. Il virus rivela le piaghe di un mondo consumista e conformista già molto malato e ci si ritrova a un bivio: o continuare, in nome di un dubbio progresso e di una discutibile produttività, a spogliare e distruggere il pianeta delle sue ricchezze a vantaggio di pochi e nella miseria di molti, o ci si accorda per cominciare un meraviglioso progetto di cambio di rotta, per concertare il disegno di una diversa economia, di città verdi e sane, di una solidarietà tra tutto ciò che vive mai sperimentata prima. Tutti gli artisti sono privati dei luoghi di lavoro, i teatri chiusi, tutti i progetti sono stati annullati. Dalla clausura, diventata creativa, con lo sguardo più limpido perché libero dall’affastellarsi degli impegni, qualcuno scrive la sua lettera al mondo. Vi risuonano speranza, consapevolezza, ricordi, ritratti, dialoghi, echi di film, romanzi, scritti di scienziati e di economisti. Si ferma la crudele e pura visione di questo tempo sospeso e separato, dove sono più evidenti le manipolazioni di pubblicità e informazione e le pressioni di aspettative e compiti. L’utopia chiede il suo spazio.

Le Belle Bandiere

La compagnia di teatro Le Belle Bandiere nasce nel 1993 con la direzione artistica di Elena Bucci e Marco Sgrosso attori, autori, registi che hanno fatto parte del nucleo storico del Teatro di Leo di Leo de Berardinis dal 1985 al 2001, partecipando a quasi tutti gli spettacoli. Ha sede a Bologna e a Russi di Romagna, dove crea spettacoli distribuiti su tutto il territorio nazionale e all’estero, cura progetti per la comunicazione tra le arti e la loro diffusione, un archivio, rassegne, un laboratorio teatrale permanente, corsi di alta formazione e ha contribuito con diversi eventi pubblici al recupero del Teatro Comunale e di altri spazi abbandonati come chiese, palazzi, fabbriche. La poetica della Compagnia spazia dalla creazione di scritture originali all’indagine sulla drammaturgia contemporanea, da riscritture di testi classici a progetti per la commistione dei diversi codici artistici. Un nucleo stabile e aperto di attori, musicisti, tecnici e collaboratori garantisce l’approfondimento di un linguaggio comune, una continua ricerca di qualità e la possibilità di tenere in vita il repertorio sia in grandi teatri che in spazi innovativi, secondo una duttile pratica che allaccia la tradizione all’antica italiana al presente. La sua natura nomade è il riflesso di una ricerca che si propone di realizzare progetti di ampio respiro in teatri grandi e piccoli, nelle città e in luoghi più marginali, nel confronto con pubblici di diverse estrazioni, culture ed etnie, confidando nel teatro come strumento di conoscenza, crescita, coesione e apertura. Si aggiudica numerosi premi a livello nazionale e in Romagna e ha sviluppato negli anni lunghi e fertili rapporti con enti pubblici e privati, Teatri Nazionali e Teatri di Rilevante Interesse Culturale, Centri di produzione, Festival, Università, Compagnie, singoli artisti, Accademie e Scuole di teatro. La compagnia è sostenuta da Regione Emilia-Romagna e Comune di Russi.

Elena Bucci, attrice, regista, autrice, ha fatto parte della compagnia di Leo de Berardinis partecipando a molti spettacoli, da Re Lear ad Amleto, da I Giganti della montagna a Il ritorno di Scaramouche. Fonda con Marco Sgrosso la compagnia Le Belle Bandiere per la quale crea progetti e spettacoli spaziando da scritture originali a drammaturgie classiche e contemporanee, da commistioni tra diversi codici artistici a eventi per il recupero di spazi dimenticati.

Tra i riconoscimenti: Premio Hystrio-ANCT, Premio Eleonora Duse, Premio Ubu come migliore attrice per i progetti da lei creati, Premio Ubu per Le regine e Riccardo III di C. Morganti, Premio ETI Olimpici del Teatro per Le smanie per la villeggiatura da lei interpretato e diretto con M. Sgrosso, Enzo Vetrano e Stefano Randisi, Premio Hystrio Altre Muse per l’attività della compagnia, Premio Viviani, Premio Scenari Pagani.

Venerdì 11 febbraio 2022 ore 21 “Curva cieca”, di e con Muna Mussie e Filmo Yemane; suono Massimo Carozzi; produzione Xing/Raum.

Il soggetto come puro Io è sempre situato nel mondo e la sua situazione è il suo corpo. Io sono Soggetto per me e Oggetto per gli altri. La soggettività è quel punto cieco a partire dal quale non si è ne mondo né soggetti, bensì inter-soggettività. Se chiudo gli occhi e cerco di definire la mia immagine, cosa vedo? Uno specchio cieco, una mancanza. Nessuno è padrone della propria immagine poiché questa implica una co-relazione, la doppia polarità di attivo-passivo. Ciò che è immediato (il mio corpo, la mia immagine) è distante da me. Con Curva Cieca cerco di rappresentare questa mancanza assieme a Filmon, un ragazzo non vedente dall’età di dodici anni. La ricerca tenta di mettere in campo saperi, sensibilità differenti per generare un’immagine compensatoria che parla di mancanza come potenziale preesistente in cerca di riflettersi – manifestarsi. 

Lo faremo partendo dalle basi: la scoperta della lingua materna in un dialogo tra la parola, il suo segno e il significato che la costituisce. Metteremo in scena delle piccole lezioni di lingua tigrigna tenute da Filmon e con l’ausilio di immagini proiettate provenienti da un abbecedario tigrino. Tenteremo di dirigere i nostri corpi dentro la sinuosità di questo alfabeto – segno – lingua, in una sorta di mimesi dinamica: provare ad attraversare il segno, incorporarlo per estrarne senso (altro). Le parole scelte durante le lezioni saranno un processo di avvicinamento alla definizione di cosa significhi mancanza ad essere passando da un’idea di identità linguistica corporea ed esistenziale. Creare delle contingenze tra differenti mancanze per ripensare altri modi di trasmissione del sapere.

Muna Mussie (Eritrea 1978) inizia il suo percorso artistico nel 1998 formandosi e lavorando come attrice performer con il Teatrino Clandestino fino al 2001. Frequenta nel 2002 il Corso Europeo di alta formazione per l’attore, condotto da Cesare Ronconi del Teatro Valdoca; prosegue la collaborazione come attrice fino al 2010.
Dal 2001 al 2005 è parte fondante del collettivo di ricerca Open, dove a seguito della performance “opentolikemunamussie” (2005) inizia a maturare il desiderio di indagare propri modi dello stare in scena. Il lavoro di Muna Mussie, tra gesto, visione e parola, indaga i linguaggi della scena e delle performing-arts per dare forma alla tensione che scaturisce tra differenti poli espressivi. 

Tra le produzioni: Più che piccola, media (2007), Con Permesso (2008), progetto site specific Galata Perform Istanbul, Ti ho sognato, ma non eri il protagonista (2010). È autrice con Flavio Favelli della collezione di abiti FFMM (2007-2009). Tra i progetti internazionali: Monkey See, Monkey Do (Chapter I-II, 2011-2012); seguono l’installazione e performance Milite Ignoto (2015) e la performance Oasi (2018) che indagano le apparizioni fantasmatiche e la storia minore. Tra gli interventi oggettuali si segnala il progetto Punteggiatura (2018) basato sulla pratica del cucito, che vede la lingua come spazio politico-affettivo. Curva (2019). Bologna St. (2021) Archive Site, Milano. Il suo lavoro è stato presentato ad Art Fall/PAC Ferrara, Xing Raum e Live Arts Week Bologna, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Torino, Museo Marino Marini Firenze, Workspace Brussels, MAMbo Bologna, Màntica Cesena, Santarcangelo Festival, Viafarini Milano, Ipercorpo Festival, Museion Bolzano, Festival Pergine Spettacolo, Sale Docks Venezia, ERT Bologna, Biennale Atlas of Transitions, Vie Festival Modena, Artcity Bologna, Manifesta 2020 Marsiglia, Archive Site, Milano. 

Premi: Riccione TTV-premio Pier Vittorio Tondelli/Nuovi Talenti 2008, segnalazione Premio Iceberg 2009, Premio Mondo 2010.

Filmon Yemane (Eritrea1995), vive dal 2008 a Bologna. Si laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche nel 2018 all’Università di Bologna e una Laurea Magistrale in corso di elaborazione. Partecipa a diverse attività culturali e a progetti artistici, tra cui la realizzazione di un docu-film con il collettivo ZimmerFrei all’interno del progetto Atlas of Transitions Bologna. È ospite di Archive Sites, Milano con Un’inevitabile crisi? dibattito sui profili di criticità del sistema federale e costituzionale dell’Etiopia.

Sabato 12 marzo 2022 ore 20 “Trespass_processing an emerging choreography”, concept Marta Olivieri; coreografie emergenti Vera Borghini e Loredana Canditone; suoni originali Marta Olivieri; progetto sonoro Filippo Lilli; styling Adelina Giulia 

Performance di due ore con ingresso continuativo per tutta la durata della performance.

“Trespass_processing an emerging choreography” desidera aprire lo spazio ed il tempo alla contemplazione. Si inserisce nella ricerca tra il visibile e l’invisibile e integra il lavoro di S.U.D.M.U.P. al suo interno. Si propone di indagare la moltiplicazione dello sguardo e l’emersione di un corpo, attraverso l’assorbimento e la restituzione. Si serve della coincidenza ma non esclude la discrepanza. Due interpreti abitano lo spazio, osservando il circostante con l’obiettivo di restituirne una interpretazione. Non è prevista una divisione tra pubblico e performer. Chi osserva, può attraversare e modificare lo spazio muovendo il proprio punto di vista, spostando il circostante. La struttura del lavoro ne permette la continua scrittura, presentando ad ogni riproduzione una nuova emersione, come conseguenza di un luogo abitato peculiare. 

Nel lavoro Trespass_processing an emerging choreography la ricerca iniziale affonda le sue radici nella pratica quotidiana dell’osservazione del circostante, per poi trattenerne alcune parti attraverso un lavoro di archiviazione e trasformazione. L’obiettivo è portare sul corpo la stessa qualità di assorbimento e mutazione in costante dialogo con l’intorno. L’incertezza della scrittura è un luogo di indagine. La ricerca desidera indagare una obliquità di postura che includa la possibilità di molteplici scritture al suo interno. Il sostegno di altri sguardi ne rinnova la lateralità rispetto al lavoro e non solo.

Marta Olivieri è autrice e performer. Il suo lavoro desidera interrogare le infiltrazioni che muovono un corpo. Scritture, suoni, temperature e asfalto sono gli ambiti della sua ricerca. Il corpo si muove tra il visibile e l’invisibile e tenta un continuo accadimento ai lati della struttura. Si forma presso Formazione Bartolomei. Frequenta i corsi Modem presso Scenario Pubblico. Nel 2015 incontra Marta Ciappina, interprete, movement coach e didatta, con la quale inizia un percorso assiduo di studio. Si forma inoltre con: Matej Kejzar, Martin Kilvady, Giovanni Scarcella, Alessandra Cristiani, Elena Giannotti, Yuji Cristaldi.

Nel 2018 si diploma come Somatic Movement Educator all’interno del programma di formazione Body-Mind Centering® e conduce dallo stesso anno laboratori di ricerca somatica e compositiva presso Scenario Pubblico. Ha lavorato come interprete per DOM- (Sirna-Delogu) e per Michele Rizzo. Dal 2019 prende parte al progetto Roma Non Esiste (DOM-). Collabora con ATI Suffix, collettivo di architetti, artisti, filosofi e ricercatori con base a Roma, il cui lavoro intreccia architettura e arte relazionale, e con Roberta Mansueto | takecare. E’ autrice del lavoro performativo Trespass | processing an emerging choreography presentato nelle sue diverse fasi di lavoro presso Carrozzerie n.o.t, C.osmos, Ada Project, Spazio Materia, Stazione Topolò | Postaja Topolove.

Sabato 2 aprile 2022 ore 22, eccezionalmente al Diavolo Rosso, chiusura di stagione con il Dj set di Populous Dj, serata in collaborazione con Babel Festival e Asti Pride

Populous, nome d’arte di Andrea Mangia, è un producer e dj salentino che ha esordito nel 2003 con l’etichetta di Berlino Morr Music. Populous si è rapidamente fatto largo nella scena elettronica internazionale e italiana, finchè con la svolta rappresentata da Remixed In Basic (2010), le sonorità si sono fatte sempre più elettroniche e ballabili, e Populous si è aggiudicato il “Premio 2061 – La musica elettronica italiana del futuro”. Laureato in musicologia, uno degli artisti più eclettici della musica elettronica, ben noto all’estero, meno in Italia, il dj e produttore salentino Populous, al secolo Andrea Mangia. Autore di jingle televisivi, colonne sonore, sound designer per il web, musei e sfilate di moda, Populous ha lavorato per la colonna sonora del film “Una domenica notte” (2014) e con i brand Imperial, IKEA, Vogue, Vivienne Westwood, Carhartt, Elie Saab, Nissan, Wired, Skoda etc. Nel 2014 pubblica Night Safari, un album che è stato particolamente apprezzato dalla critica, soprattutto straniera (Pitchfork, Interview Magazine, XLR8R), e dal pubblico (con brani regolarmente trasmessi da radio cult come NTS, KEXP, Le Mellotron). Nigh Safari viene seguito da una versione remix dell’album pubblicato l’anno seguente, che vede la partecipazione di Clap! Clap!, Dj Khalab, IOKOI, Blue Hawaii, Lukid, John Wizards, Simon Scott/Slowdive, Larry Gus, Sun Glitters, Giardini Di Mirò. Nel 2016 vince il premio di “Miglior artista” all’Italian Quality Music Festivals.

Dopo aver collaborato con artisti della scena brasiliana e inglese, Populous collabora con l’artista milanese MYSS KETA e Go Dugong, a cui sono seguite altre collaborazioni con artisti del panorama italiano indiependente. I suoni etnici-indigeni che rimandano alla cumbia confluiscono nel suo ultimo album Azulejos, uscito nel 2017, influenzato dalla sua esperienza di vita a Lisbona. 

“Stasi”, il suo nuovo lavoro per La Tempesta Dischi, è ispirato dalla lentezza, dai ritmi dilatati e dall’ipnosi che la reiterazione sonora può indurre. 

Biglietti: Prevendite a partire da gennaio 2022. Il costo dei biglietti per i singoli spettacoli è di 10 euro (ridotto 8 euro per possessori Kor Card, abbonati alla stagione del Teatro Alfieri, tesserati Biblioteca Astense Giorgio Faletti, under 25 over 60, speciale ridotto 5 euro per gruppi di minimo 10 persone). Eden: intero 8 euro, ridotto 5 euro. 

I laboratori “Sound Space Body” e “Trap e Romanzo Russo” sono a ingresso gratuito previa prenotazione obbligatoria (massimo 15 partecipanti a laboratorio).

Per informazioni e prenotazioni: info@spaziokor.it , 3278447473.

Prenotazioni disponibili anche su www.allive.it

Il progetto PATRIC – Polo Astigiano per il Teatro di Ricerca e di Innovazione Contemporaneo – ha ricevuto il contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando “ART~WAVES. Per la creatività, dall’idea alla scena” che guarda al consolidamento dell’identità creativa dei territori attraverso il sostegno alla programmazione nel campo delle performing arts e alla produzione creativa contemporanea, unendo ricerca, produzione, offerta e distribuzione in una logica di ecosistema per rafforzare le vocazioni artistiche del territorio.

Attraverso PATRIC si è voluto mettere in rete quella parte di sistema teatrale attivo nella ricerca di dinamiche innovative e di coinvolgimento di nuovi pubblici, riunendo il Comune di Asti (Festival AstiTeatro), Associazione CRAFT (Spazio Kor), Teatro degli Acerbi e Mon Circo. Giunto al quarto anno di attività PATRIC vuole crescere e creare un rapporto più intimo con i suoi spettatori, ascoltandoli e approfondendo una relazione di fiducia e di scambio.

Maggiori dettagli su www.spaziokor.it