Maryan, una mamma di 33 anni è arrivata ad Asti con i suoi quattro filgli Filipo, Saber. Gebral e Kinan a giugno. Sono nati in Eritrea, uno dei paesi più poveri dell’Africa. Per quattro anni sono stati in un campo profughi in Etipia e solo all’inizio dell’estate hanno trovato una nuova vita e una nuova comunità nella parrocchia di San Domenico Savio. Merito del protocollo d’intesa che nel gennaio 2017 la Conferenza Episcopale Italiana, assieme alla comunità di Sant’Egidio, ha siglato con il Governo italiano. Parliamo dell’apertura dei corridoi umanitari, un canale che prevede l’ingresso legale e sicuro nel nostro paese. Sotto il titolo “Progetto rifugiato a casa mia” si colloca infatti l’attività della Chiesa cattolica, che tramite Caritas Italiana, Migrantes e Comunità di Sant’Egidio, si è proposta di accogliere in Italia, a proprie spese, richiedenti asilo che vengono accompagnati in aereo evitando così i costi e pericoli del viaggio via terra e per mare garantendo vie legali e sicure. Proprio di questo si parlerà lunedì 17 dicembre, alle 18 nel salone del Seminario Vescovile in un incontro organizzato dalla Caritas Diocesana.
Si analizzeranno le caratteristiche, prospettive ed esperienze dei corridoi umanitari. Interverranno Daniele Albanese, Caritas Italiana (Caratteristiche e prospettive dei corridoi umanitar), Fabrizio Mosca, incaricato da Caritas Italiana per l’attività di monitoraggio della gestione delle accoglienze (La gestione delle accoglienze dei richiedenti asilo arrivati tramite i corridoi umanitari), Virginia Sabatini, Caritas di Saluzzo (La duplice esperienza della Caritas di Saluzzo) e Rosalba Cornero, parrocchia di San Domenico Savio (Come una comunità parrocchiale vive l’esperienza di accoglienza di una famiglia eritrea). Modera l’incontro Beppe Amico, direttore Caritas Diocesana di Asti.