Sabato 9 agosto, un gruppo formato da diciotto giovani, tre sacerdoti e il Vescovo Marco è partito da Asti per arrivare in Kenya, dove sta vivendo un’esperienza missionaria in tre città del paese. Infatti, in questo momento, per la prima settimana, i giovani sono a Nairobi, nel quartiere e nella parrocchia di Tassia. La prossima settimana si sposteranno verso nord a Nyahururu, dove saranno alla St Martin Catholic Social Appostolats e, infine, ancora più a nord a Maralal. Il viaggio durerà tre settimane, fino a mercoledì 27 agosto.
9-11 agosto
Sono trascorsi solo tre giorni dalla partenza, di cui solo due effettivi sul suolo africano, ma sono state indubbiamente giornate ricche e intense. Siamo partiti da Asti sabato mattina molto presto, per poi prendere l’aereo da Torino a Istanbul in mattinata. Dopo uno scalo di qualche ora, siamo saliti sul nostro secondo e ultimo aereo e, dopo un lungo volo di diverse ore, siamo arrivati all’aeroporto di Nairobi nella notte. Dopo i controlli, ci siamo radunati e ci siamo spostati immediatamente nel quartiere di Tassia, a una ventina di minuti dall’aeroporto. Nonostante l’ora tarda, siamo stati accolti da Don Paolo, parroco della parrocchia di Tassia, che ci ospiterà per tutta la settimana. Qui metà del gruppo pernotta nella casa parrocchiale e l’altra metà pernotta in una pensione a poca distanza, ma svolgiamo tutte le attività di gruppo nella casa parrocchiale, dai pasti ai momenti di condivisione, dalla preghiera comunitaria al riposo.
Dopo un breve ma meritato sonno, domenica mattina abbiamo partecipato alla messa domenicale, presieduta eccezionalmente dal Vescovo Marco. La messa ha decisamente stupito ed emozionato tutti: centinaia di persone occupavano la chiesa, soprattutto giovani e bambini; un grande e preparato coro ha accompagnato la celebrazione con canti vivaci ed eseguiti con passione e trasporto, che ci hanno coinvolto e toccato nel profondo; la partecipazione e l’attenzione dell’assemblea era tale da farci sentire a nostra volta coinvolti, nonostante la messa fosse in swahili e non capissimo. Al termine delle celebrazione, siamo usciti nella piazza davanti alla chiesa e siamo stati accolti da bambini, giovani e adulti con uno slancio e una gioia che non ci aspettavamo. Tutti ci salutavano, ci sorridevano, si presentavano e volevano conoscere i nostri nomi. Ci hanno chiesto di fare delle foto insieme e i bambini erano impazienti di giocare con noi. Molti di noi sono rimasti stupiti da questo amore e questa accoglienza energici e inaspettati ma, soprattutto, ingiustificati. Anche nel pomeriggio, dopo il pranzo, abbiamo avuto occasione di passare del tempo con i bambini, chiacchierare e conoscerne alcuni personalmente. Leonardo ha detto riguardo il nostro incontro con i bambini e la loro accoglienza: “Ci hanno ricoperto di un amore ingiustificato, perché non abbiamo fatto nulla. In più, siamo abituati, nei nostri diversi contesti di vita, ad essere apprezzati solo se dimostriamo qualcosa o solo se confermiamo delle aspettative su di noi. In questo caso non penso che i bambini avessero delle aspettative su di noi e, se ne avevano, sicuramente non le abbiamo soddisfatte perché non abbiamo fatto nulla, ma loro erano contenti lo stesso”. Dopo la cena nella casa parrocchiale, ci siamo ritirati presto, per riposarci in previsione della giornata di lunedì. Lunedì mattina, infatti, abbiamo partecipato alla prima giornata di centro estivo parrocchiale, affiancando gli animatori della parrocchia. Essendo il primo giorno, non c’era molto di organizzato e abbiamo dovuto dividerci in gruppi, stare con i bambini, proporre loro giochi e balli e anche loro ci hanno mostrato e spiegato qualche gioco. Molti di noi sono rimasti stupiti dalla loro partecipazione attiva e allegra nonostante non ci fosse nulla di organizzato. La giornata è passata velocemente senza un programma, tra giochi improvvisati, dance battles e chiacchiere con bambini e animatori. Maddalena ha detto riguardo la giornata: “Questa giornata è passata senza che nessuno di noi avesse un obiettivo, senza programmare nulla. Mi sono detta: ‘Vivono la loro giornata apparentemente senza un obiettivo, senza avere qualcosa di frenetico da fare’. Questa cosa mi ha stranita, perché nella mia vita ho sempre la testa piena di cose da fare e, anzi, all’inizio ho quasi patito questa mancanza di programmazione. Alla fine di questa giornata, però, mi sono resa conto che il senso adesso è stare qua e vivere quello che c’è da vivere, con loro, qui e ora”.
Le nostre domande e il nostro stupore riguardo l’accoglienza dei bambini hanno trovato risposta nelle parole del Vescovo Marco: “Nelle relazioni non c’è merito, ma dono e il solo essere qui, aver fatto un lungo viaggio e spendere del tempo con loro è già un dono e un messaggio”.
Accanto alla grande gioia e gratitudine provata per le giornate passate e nei confronti del gruppo, che giorno dopo giorno è sempre più affiatato e familiare, non abbiamo potuto fare a meno di notare come il cortile sia una bolla, un’isola, un’area sorvegliata da uomini e donne in divisa e protetta da cancelli reali che segnano un confine effettivo. Oltre ai cancelli che delimitano il cortile, anche i confini della parrocchia sono protetti da filo spinato e grate, che abbiamo attraversato sabato nella notte arrivando, ma che non abbiamo ancora avuto modo di rivedere. Valentina ha detto: “Ho percepito un confine, un dentro e un fuori, un noi e un loro. Non avevo aspettative e non avevo tenuto in considerazione questo aspetto, non me lo aspettavo. Mi serve, però, toccare con mano per capire che queste situazioni esistono, sono reali e già solo prenderne atto è importante per la nostra missione”.
In questi primi giorni non abbiamo avuto la possibilità di girare molto per il quartiere, se non percorrendo qualche centinaio di metri, ma già siamo impressionati. Domani esploreremo il quartiere accompagnati dai giovani della parrocchia e avremo modo di osservare la vita vera delle persone che popolano questa città, che ai nostri occhi risulta enorme, caotica e disorganizzata. In previsione della passeggiata di domani, siamo stati invitati da don Paolo, parrocco della parrocchia di Tassia che ci ospita, a guardare ed osservare senza giudizio, rendendoci ulteriormente consapevoli del fatto che ci troveremo di fronte a una realtà lontana e diversa da ciò a cui siamo abituati.
Prima di cena, siamo stati accolti dalle suore carmelitane che vivono in parrocchia e che si occupano della Tassia Catholic Primary and Nursery School. Lì abbiamo vissuto insieme la messa, presieduta dal Vescovo Marco e concelebrata da don Paolo. Dopo la cena, la serata si è conclusa con un momento di condivisione in cui ognuno ha potuto esprimere le proprie emozioni e i propri pensieri riguardo questi primi giorni di viaggio.
Padre Marco ha detto: “Un’esperienza come questa deve essere fatta più delle domande che delle risposte. Oggi vi siete fatti delle domande e siete sulla strada giusta, forse troverete le risposte o forse no. Ieri abbiamo condiviso la messa, oggi avete cominciato con i bambini, quindi con la parte più affettiva e più affettuosa. Domani gireremo per il quartiere e vedremo la vita vera che c’è al di là degli abbracci, dei sorrisi e delle parole che vi hanno detto qui”.
Alessia Volpicelli