“Per favore non si dimentichi di pregare per me”. Sono le ultime parole di un biglietto d’auguri inviato dal cardinale Jorge Mario Bergoglio, oggi papa Francesco, al parroco di Tigliole don Angelo Franco. Un biglietto che attesta un’amicizia nata anni fa e che dimostra il legame del pontefice con tutto l’Astigiano, ma soprattutto con il paese dove vive una parte della sua famiglia. Già, perché se l’attenzione dei media mondiali si è concentrata su Portacomaro Stazione e in particolare su Bricco Marmorito, frazione dalla quale provenivano il nonno e il padre del papa, in pochi sanno che alcuni suoi cugini abitano tutt’ora a San Carlo di Tigliole dove l’allora vescovo Bergoglio è andato in visita non ufficiale in almeno un paio di occasioni. Era il 1999 quando papa Francesco arrivò a Tigliole per salutare i cugini di secondo grado, fermandosi in zona per diversi giorni e visitando anche la chiesa di San Lorenzo. In quell’occasione don Franco lo incontrò la prima volta. “Fin da subito ho capito che si trattava di una personalità molto bella – racconta il parroco -. Abbiamo passato del tempo a parlare, confrontandoci sulla cristianità e sulla situazione dell’Argentina e lui anche in quell’occasione ha mostrato la sua umanità”. Vestito in clergyman, il completo nero con il colletto romano bianco, l’abito tipico dei semplici sacerdoti, papa Francesco è arrivato a Tigliole in incognito senza alcuna scorta. Ad accompagnarlo, solo il figlio di una sorella, un giovane gesuita che gli faceva da segretario. “Le sue visite sono sempre state non ufficiali – continua don Angelo -, ma di cortesia e di piacere. Veniva qui per ritrovare i cugini con cui ha mantenuto uno splendido rapporto”. La sua assoluta normalità e la sua naturalezza trasparivano già dai comportamenti e dagli atteggiamenti. Un uomo semplice papa Francesco, un uomo amorevole e con l’Astigiano nel cuore. Nel febbraio del 2001, infatti, tre giorni prima della sua nomina a cardinale di Buenos Aires, il pontefice è tornato a Tigliole per incontrare nuovamente don Angelo e alcuni familiari: un’occasione, anche quella, per mangiare insieme e per rispolverare il piemontese. “Papa Francesco, oltre ad amare la nostra cucina – racconta don Angelo – parla bene il nostro dialetto. Il pontefice ha lo stampo di un buon contadino astigiano umile e pieno d’umanità”. Tutte caratteristiche dei grandi uomini. A poche settimane dall’elezione di papa Francesco, in occasione delle festività natalizie, l’ex cardinale di Buenos Aires aveva inviato un biglietto di auguri a don Angelo. Calligrafia minuta e ordinata, ortografia quasi perfetta, Jorge Mario Bergoglio aveva chiesto al parroco di pregare per lui.