E’ la notizia della settimana, che il giornalista astigiano, inviato de La Stampa, Domenico Quirico sta bene. A lanciarla tramite twitter il direttore del quotidiano Mario Calabresi, lo stesso che aveva lanciato l’allarme. Quirico è vivo e oggi ha parlato con la moglie . E’ ancora in Siria , speriamo di riabbracciarlo presto”. Questo il Tweet del direttore della Stampa. Lo stesso Calabresi, nel titolo dell’articolo che la Stampa online ha messo sulla sua homepage, aggiunge: “E’ vivo, lo aspettiamo”. La Farnesina conferma l’avvenuto contatto, nella giornata di oggi, fra l’inviato della Stampa ed i suoi familiari. La Farnesina continua a seguire con massima priorità tutti gli sviluppi della vicenda Quirico, mantenendo i contatti con i familiari del giornalista. “In questa fase particolarmente delicata – fa sapere il ministero – si fa appello al senso di responsabilità degli organi di informazione nel divulgare notizie provenienti da fonti non verificate e nel mantenere la linea di riserbo necessaria per favorire l’esito positivo del caso”. Era il 6 aprile quando il giornalista era partito alla volta della Siria. Dopo venti giorni, non avendo più alcuna notizia, il direttore de La Stampa Mario Calabresi aveva lanciato l’allarme. “Da venti giorni abbiamo perso i contatti con il nostro inviato Domenico Quirico, in Siria per una serie di reportage dalla zona di Homs. Due settimane di ricerche, fatte in modo silenzioso e riservato ma in ogni direzione, coordinate dall’Unità di crisi della Farnesina, non hanno dato sinora alcun risultato concreto – aveva scritto Calabresi –  e così abbiamo condiviso con le autorità italiane e la famiglia la decisione di rendere pubblica la sua scomparsa, sperando di allargare il numero delle persone che potrebbero aiutarci ad avere informazioni. D’accordo con la famiglia dopo sei giorni di silenzio, lunedì 15 aprile, abbiamo avvisato l’Unità di Crisi della Farnesina del viaggio di Quirico e del suo silenzio. Il giorno dopo abbiamo fornito ogni elemento sui suoi spostamenti per far partire le ricerche. Ricerche che non si sono mai interrotte, e di cui apprezziamo gli sforzi fatti in ogni direzione, ma dal terreno fino ad oggi non sono arrivati segnali di alcun tipo. La scelta di non dare notizia e non pubblicizzare la scomparsa è stata presa, in accordo con le autorità italiane, per evitare di attrarre l’attenzione su Domenico in una zona ad alto rischio di sequestri. Nell’ipotesi che potesse essere in una situazione di difficoltà e cercasse di uscire, ci è stato spiegato che era bene non dare visibilità alla sua presenza. La grande angoscia delle sua famiglia e di tutti noi, colleghi e amici di Domenico, finora è stata tenuta riservata e anche gli amici che ha nelle altre testate hanno rispettato questo silenzio che speravamo favorisse una soluzione. Purtroppo non è stato così e per questo abbiamo ora deciso di rendere pubblica la sua scomparsa”. Da allora sia il suo giornale che sulle giacche dei nostri politici e sulle locandine delle più importanti manifestazioni è comparso il nastro giallo, usanza americana, per dire a Domenico Quirico che tutti lo stanno aspettando. Le figlie Metella ed Eleonora pochi giorni fa avevano  affidato le proprie speranze a un video diffuso sul sito del quotidiano:  “Siamo le figlie di Domenico Quirico, il giornalista inviato del quotidiano La Stampa scomparso in Siria da 50 giorni. Nostro padre è nel vostro paese per raccontare all’ Italia il dramma della Siria e del popolo siriano”.