La questione dimensionamento scolastico sembra essere passata piuttosto in sordina in città. L’eventuale esecuzione di questa misura metterebbe a rischio 2 scuole sin da oggi, con buona probabilità che, visto l’andamento demografico generale, se ne aggiunga una terza nei prossimi anni.

La prima autonomia a cadere sotto le grinfie del dimensionamento sarebbe l’I.I.S. Penna, una scuola con numerose peculiarità territoriali strategiche (turismo, enogastronomia, agraria). Il Comune, attraverso il Sindaco, ha dichiarato che tuttavia la decisione non è ancora stata presa. Ai posteri l’ardua sentenza.

La decisione di portare avanti il dimensionamento è dettata dalla necessità di attuare norme ministeriali e regionali che entreranno in vigore nei prossimi anni: Asti sta dunque cercando di anticiparle ed essere pronta per le scadenze imposte, facendo però un taglio ben maggiore rispetto a quanto richiesto.

Facciamo notare come numerose regioni abbiano deciso di impugnare il decreto nazionale, manifestando la loro contrarietà a questa operazione. A livello piemontese, nella maggior parte delle province non si adempierà all’atto di indirizzo regionale. Si pensi che, nella sola Città Metropolitana di Torino, a fronte di 10 richieste di dimensionamento previste ne verranno messe in atto unicamente 2. Per le 8 rimanenti verranno mantenuti i rispettivi circoli e le direzioni didattiche.

La manovra di dimensionamento non solo avrà conseguenze sulle autonomie decisionali e gestionali degli istituti, ma naturalmente si verificherà una riduzione del personale impiegato, dal personale dirigente al personale ATA. I nuovi istituti così strutturati avranno un numero di iscritti ben superiore rispetto a quanto richiesto nel dimensionamento: nel contesto astigiano si parla di istituti che vanno dai 960 a circa 1500 iscritti, con un sovrannumero quindi di 300 unità.

Le conseguenze di tale scelta appaiono chiare a chiunque: le necessità gestionali ed organizzative rimarranno le stesse, diverrà però inferiore il numero di personale che si troverà a gestire queste richieste, che si troverà certamente in sovraccarico. Senza considerare poi la perdita della continuità didattica, fondamentale più che mai nella crescita culturale e personale degli studenti.

I sindacati, da parte loro, hanno risposto alla proposta di dimensionamento con una ferma richiesta di stop. Gli istituti, dal canto loro, su sei ipotesi di dimensionamento (due ricadenti nel Comune di Asti e quattro in Provincia) hanno espresso contrarietà tramite i consigli di istituto attualmente in tre casi.

Tutto quanto sopra fino alla decisione a maggioranza bulgara intrapresa dall’Amministrazione Comunale. Infatti, dopo un iniziale stop ed il conseguente ritiro della pratica dalla seduta del Consiglio Comunale di lunedì 2 ottobre, arriva, a poca distanza, tramite gli organi di stampa locali, la decisione intrapresa: 10 ATA a spasso, 1 DSGA, 1 dirigente e tre amministrativi, tralasciando i neocostituiti I.C. “maxi” da 1500 alunni, un numero certamente non facile da gestire. Per un totale di 15 posti di lavoro.

I.C. 11455
I.C. 2953
I.C. 31101
I.C. 41361
I.C. 51476

gli Istituti Comprensivi così come previsto dal nuovo dimensionamento

Le rappresentanze sociali e i sindacati nuovamente non convocati, in perfetto modusoperandidi questa Amministrazione, eppure lo si era promesso una settimana fa proprio in Consiglio Comunale. Un’idea di partecipazione singolare: si fa riunione di maggioranza, si decide, si comunica ai giornali e poi a posteriori si incontra.

La media degli studenti nelle istituzioni scolastiche appena ridefinite è di 1269 iscritti, una cifra che supera di 308 studenti la media richiesta dal ministro Valditara nel dibattuto decreto, che è stato contestato da diverse regioni, stabilendo una media di 961 prima e successivamente approssimandola a circa 930 per le istituzioni autonome. Nella stragrande maggioranza dei casi, le province piemontesi non hanno proceduto con la fusione e la verticalizzazione, in linea con l’atto di indirizzo (che non è un obbligo della Regione); in altre parole, hanno difeso la scuola pubblica.

Alla luce di queste considerazioni, sarebbe opportuno mettere la proposta in sospeso e attendere un momento più propizio per un’operazione di questo tipo, dato che il momento attuale non sembra essere il migliore.

Associazione culturale Asti Lab