E’ questo il destino del nostro ospedale?
Il Cardinal Massaja , nato vent’anni fa come ospedale che puntava ad essere un’eccellenza nel panorama ospedaliero piemontese sta progressivamente perdendo posizioni a vantaggio di altre strutture sanitarie regionali.
Ricordiamo che il nostro ospedale ha un numero di posti letto inadeguato e comunque sottodimensionato rispetto alla media degli ospedali piemontesi,
La storia purtroppo non è nuova e le responsabilità sono datate di alcuni anni: sia la riorganizzazione della rete ospedaliera regionale che le norme nazionali sulle Facoltà di Medicina hanno certamente avuto un ruolo nell’impoverimento delle possibilità di completare gli organici assumendo i medici e gli infermieri necessari a far funzionare a pieno ritmo le strutture sanitarie, compreso ( o forse con “in testa”) l’ospedale di Asti.
Basti pensare che alcuni bravi medici andati in pensione sono stati richiamati per fronteggiare le carenze.
Oltre al problema della mancanza di personale, però, a cui ci si sta progressivamente e colpevolmente rassegnando, ci giungono notizie circa la carenza di materiali sanitari.
Non parliamo dei vaccini o dei tamponi anti Covid ( sappiamo che questa è considerata una priorità) ma di tutti quei materiali, magari costosi, di cui i vari reparti hanno necessità per svolgere appieno le proprie funzioni. (protesi, cateteri ecc)
Qualcuno sostiene che essendo a fine anno c’è un problema di budget: le risorse, non più sufficienti a fare acquisti “normali” verrebbero destinate a comprare l’essenziale, limitando di fatto l’attività ospedaliera.
Altri ci dicono, invece, che i soldi ci sarebbero ma che, per ben figurare nei confronti della Regione si limitano le spese allo stretto indispensabile per arrivare a fine anno con un bel “risparmio”.
Sappiamo che la prassi, ogni anno e da sempre, è stata quella di non appesantire la chiusura del bilancio con spese fuori misura. Ma sappiamo anche che, se mancano i materiali, anche l’attività ordinaria si riduce e se mettiamo insieme la difficoltà dovuta al Covid e la penuria di personale e attrezzature, il risultato è di un cattivo servizio dato ai cittadini.
Corrisponde al vero, tra l’altro, che la Regione non riconosca alle ASL le spese per il Covid?
Non sono spese di poco conto e, ovviamente, incidono non poco sul bilancio generale dell’ASL.
Per non parlare, poi, della politica degli annunci che ogni tanto compaiono e poi, come fiumi carsici, si inabissano e non se ne sa più nulla.
Parliamo della Casa di Riposo, sulla quale vi erano proposte di utilizzo per funzioni sanitarie; parliamo della Maternità per cui abbiamo letto di una disponibilità a farla diventare una sede di poliambulatori…parliamo anche del Pronto Soccorso di Nizza che, nella vecchia sede, si vuole tenere in funzione attingendo a personale e risorse del Pronto Soccorso di Asti.
Non sarebbe meglio far funzionare bene quello che c’è e organizzare per tempo le assunzioni al fine di rimettere in funzione anche il Pronto Soccorso di Nizza?
A noi pare che voler fare un po’ di tutto rischi di dare risultati carenti in entrambi i posti.
Attendiamo ancora risposte in merito al 118 che, su Asti e nord Provincia, risulta carente rispetto a quello di altri territori ( Canelli e Santi Santo Stefano, per esempio), che verranno incrementati a partire dal 1° gennaio.
Occorre, in penuria di personale e di mezzi, fare delle scelte precise nell’interesse collettivo.
Attendiamo risposte, sia dal Direttore Generale che dall’assessore comunale che si occupa di “monitorare costantemente l’ospedale” e a cui le problematiche esposte sono sicuramente note.

I consiglieri di minoranza del Comune di Asti Angela Quaglia, Mauro Bosia, Maria Ferlisi, Giuseppe Dolce, Massimo Cerruti, Giorgio Spata e Mario Malandrone