“Le rassicurazioni fanno sempre bene. Quando poi si tratta di salute pubblica e strutture ospedaliere, assicurare che aumenteranno i servizi, che le sedi sanitarie locali non subiranno depauperamenti e che l’Astigiano non soffrirà di “dipendenze” e di “diminutio”, mi è sembrata davvero una buona notizia.

È quello che mi pare di comprendere dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa quale giorno fa dall’assessore  regionale alla Sanità, Paolo Monferino. Egli ha assicurato che «Asti non perderà reparti» e che l’ottimizzazione del personale e dei servizi servirà a strutturare una rete sanitaria più efficiente a servizio dei cittadini.

Non ho motivo di dubitare che sarà davvero così, che la Regione Piemonte intenda migliorare la Sanità pubblica evitando sprechi e doppioni.

Tuttavia ci sono ancora nodi irrisolti che lo stesso Monferino ha evidenziato pur assicurando che «Nell’accorpamento con Alessandria, il Massaja non perderà neppure uno spillo».

Resta, ad esempio, il punto di domanda sull’ospedale della Vallebelbo, che sta sorgendo (speriamo rispettando tempi adeguati) a metà strada tra quello di Nizza Monferrato e quello di Canelli la cui demolizione  fu decisa e compiuta su ordine della giunta regionale Bresso. Che cosa conterrà la struttura?

Per questo ospedale, definito “di prossimità”, Monferino assicura un nuovo accordo di programma e nuovi finanziamenti, insieme a reparti di Medicina generale, Chirurgia diurna, ambulatori e un reparto di lungodegenza. Sul punto di primo intervento, basilare per una zona fortemente industrializzata come fortunatamente è ancora quella della valle del Belbo, l’assessore regionale è stato meno preciso non sapendo indicare se sarà operativo sulle 12 o sulle 24 ore. Un particolare non di poco conto, mi permetto di dire.

Sulle Case della Salute c’è qualche certezza in più, almeno dal punto di vista strutturale. Oltre a quelle di Canelli e Nizza, abbiamo appreso che apriranno anche quelle di San Damiano e Villafranca, ma non quella di Villanova. E sui progetti di Calliano e Castello d’Annone mi pare che la Regione tiri il freno a mano.

È ovvio che la mancanza di fondi e l’esigenza di usare con giudizio le risorse residue condiziona l’opera degli amministratori regionali.

Tuttavia restano le perplessità che i sindaci dell’Astigiano hanno espresso nel corso dell’audizione del 21 novembre scorso. Dal Nord della provincia è giunta la sensazione di avere meno strutture e meno servizi. Il Sud, da parte sua, ha timori legati alla tempistica e alla qualità dei servizi ospedalieri. E Asti città teme che l’accorpamento ad Alessandria sia l’anticamera di un declassamento, sia in ambito operativo che dirigenziale.

Per questo sono importanti le rassicurazioni che sono giunte dai vertici regionali e per questo, sulla base di quello che si è saputo e di quello che nei prossimi giorni ancora si conoscerà, occorre che sindaci e amministratori locali astigiani siano di stimolo affinché Regione Piemonte e assessorato regionale alla Sanità non perdano mai di vista necessità ed esigenze di una parte del Piemonte che è volano non solo di importanti realtà economiche e industriali, ma che è anche culla di tradizioni e culture che hanno fatto grande il Piemonte in Italia e nel mondo”.

Roberto Marmo