Dal 15 agosto è scattata una positiva rivoluzione per le imprese manifatturiere italiane, il 93 per cento delle quali sono di piccole dimensioni: è entrata in vigore una legge contro i falsi made in Italy e che tutela la qualità del saper fare delle nostre imprese, consentendo di informare correttamente i consumatori sulla provenienza delle merci ed evitando che prodotti realizzati interamente all’estero da aziende italiane siano messi in circolazione nel nostro Paese con l’indicazione made in Italy”.
Il presidente di Confartigianato Asti Biagio Riccio commenta così il provvedimento contenuto nella Legge Sviluppo che in vigore da un paio di settimane e che, sostiene Riccio, “ha fortemente innovato la disciplina anticontraffazione, prevedendo che costituisca fallace indicazione, ingannevole per il consumatore, l’uso di marchi di aziende italiane su prodotti o merci non originari dell’Italia, ai sensi della normativa europea sull’origine, senza l’indicazione precisa, in caratteri evidenti, del loro Paese o del loro luogo di fabbricazione o di produzione, o altra indicazione sufficiente a evitare qualsiasi errore sulla loro effettiva origine estera”.
In attesa che possa essere definita una legislazione organica per individuare e stabilire le modalità di identificazione ed etichettatura, su base volontaria, dei prodotti fatti interamente in Italia – aggiunge il presidente di Confartigianato Asti – la norma è un ottimo primo passo per orientare le scelte dei consumatori, spesso convinti di trovarsi di fronte ad oggetti fatti nel nostro Paese, ma che in realtà di made in Italy hanno soltanto l’etichetta”.
Riccio ritiene necessaria la “rigorosa attuazione del provvedimento. Una norma così importante per le nostre imprese manifatturiere e per i consumatori, soprattutto in questa fase di crisi, deve essere difesa da tentativi di vanificarne l’efficacia”.