Molte le associazioni civili che aderiscono all’appello per salvare il dormitorio pubblico e la mensa dai tagli al bilancio del Comune di Asti per il 2011.
Consiglio Pastorale della Zona Urbana, Caritas Diocesana, Pastorale Sociale e del Lavoro, Pastorale Giovanile, Centro Missionario Diocesano, Progetto Culturale Diocesano, Migrantes, Acli,  Azione Cattolica, Tempi di Fraternità, Ass. Ti do credito, Ass. Piam, Cepros, Ass. Culturale Davide Lajolo, Comitato per la Costituzione, Associazione Italiana Maestri Cattolici, Uciim, Banco alimentare, Amici dell’Opera, Di.Svi., Ass. San Vincenzo De’ Paoli, Ass. Medici Cattolici Italiani, Centro Culturale Cittadino San Secondo, Comunità Capi Gruppo Scout AGESCI Asti 1°, Cav, Movimento per la Vita, Cif, Uil, Ucid, Unitalsi, Acos, Ass. Effatà, Ass. Bioetica & Persona scrivono in una nota stampa: “Da ormai parecchi mesi si susseguono voci discordanti – ma in ogni caso per nulla rassicuranti – sulle sorti della mensa sociale e del dormitorio della città di Asti, servizi che fanno entrambi riferimento all’Assessorato ai servizi sociali del Comune di Asti. Si è iniziato a gennaio con la riorganizzazione del servizio mensa, non distribuendo più pasti  caldi a chi decide di consumarli a domicilio. Si è poi eliminata la frutta dai pasti della mensa e si è modificata la convenzione con le suore di N.S. della Pietà che gestiscono il servizio riducendo da quattro a tre il numero di suore addette a cui il Comune riconosce un rimborso spese per il servizio erogato. Infine a settembre, dopo aver sempre più alleggerito le borse di alimenti, è stato chiesto e ottenuto un contributo straordinario dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti per evitare la chiusura del servizio, in quanto, paradossalmente, a fronte di un aumento delle richieste (la crisi economica sta aumentando la povertà) sono diminuiti gli stanziamenti del Comune di Asti. Si è poi proposta a più riprese anche la chiusura definitiva del dormitorio maschile sito in via Carducci“.
Prosegue la nota: “E’ iniziata in consiglio comunale la discussione per l’approvazione del bilancio di previsione 2011: se i consiglieri non approveranno  una modifica alla proposta presentata, dal 1 aprile 2011 il dormitorio verrà chiuso e dal 1 gennaio alla mensa si distribuirà solo il pasto caldo, invitando chi ha fino ad oggi fruito del crudo a recarsi al banco alimentare. Questo per alleggerire la spesa pubblica. Pur rendendoci conto che i tagli agli enti locali sono stati drastici, che il vincolo del rispetto del patto di stabilità stia mettendo in ginocchio molti Comuni, restiamo dell’idea che è proprio in tempi di crisi che è necessario fissare le priorità e su quelle investire. Dormitorio e mensa sociale sono a nostro avviso una priorità, perché coinvolgono persone che vivono in condizioni di povertà assoluta. Non è ammissibile pensare che la spesa per garantire un posto letto ai quindici ospiti del dormitorio o per offrire le borse di alimenti da distribuire alle famiglie povere rappresenti un così grande onere per la collettività. La distribuzione delle borse di alimenti della mensa non può essere sostituita dall’erogazione dei viveri del banco alimentare perché sono servizi molto differenti tra loro. I tagli a questi servizi di bassa soglia, a nostro avviso, non sono rispettosi né dei poveri né della città stessa che viene meno al suo dovere di “prendersi cura” di tutti i cittadini, in particolar modo di quelli più in difficoltà. Non è forse un risultato importante, segno di grande civiltà che ci dovrebbe onorare tutti, garantire un pasto caldo a chi non se lo può permettere o assicurare un tetto a chi altrimenti passerebbe la notte cercando rifugi di fortuna sulla panchine, nei portoni dei condomini o in qualunque altro luogo comunque non dignitoso? Esiste un luogo comune che etichetta gli utenti di mensa e dormitorio come delinquenti, attaccabrighe, vagabondi e approfittatori. In realtà si tratta di persone essenzialmente sole, senza fissa dimora perché sfrattate, con storie di vita alquanto complesse e tribolate. Non pochi sono gli anziani ed anche in condizioni di salute precarie. Non poche sono le famiglie con minori e senza reddito. Accogliere queste persone alla mensa e al dormitorio significa anche avere con esse un contatto umano. Significa poterle controllare e, togliendole dalla strada, avere la possibilità di gestire situazioni problematiche o a volte potenzialmente pericolose. La Costituzione sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte allo Stato, il dovere di solidarietà sociale e l’obbligo di rimuovere gli ostacoli che impediscono la partecipazione alla vita democratica del paese. Il Comune ha l’obbligo di dare attuazione a tali importanti principi a livello locale per dare forma alla polis. Una società che deliberatamente non fa questo rinuncia a dare prova di civiltà. Gli amministratori comunali dovrebbero al più presto chiarire la loro posizione. Il freddo si fa sentire ed è atroce pensare che mentre la maggior parte della civitas può godere del tepore del focolare, alcune persone potrebbero da Aprile 2011 essere vittime del freddo e delle intemperie. Altre non avere un pasto assicurato. Che non si assista al fiorire di tensioni sociali o a casi analoghi a quello avvenuto una decina di anni fa proprio sul nostro territorio: nella notte di capodanno, un immigrato aveva assurdamente trovato la morte per assideramento dopo essersi rifugiato in un bidone dell’immondizia cercando scampo dal freddo. Avere per tetto un cielo di stelle è certamente suggestivo, ma non per chi è costretto a considerare un tetto di mattoni come un miraggio lontano“.
Sul punto interviene anche il coordinatore cittadino del Pd, Alberto Grande:
Il bilancio 2011 del Comune di Asti, massacrato dai tagli del governo Berlusconi e dall’inconcludenza della Giunta Galvagno, prepara tempi duri per la città: fra aumento di tariffe e tagli alla spesa in tutti i settori di attività, si parla di un aggravio per i cittadini nell’ordine di milioni di euro.
In tutti questi tagli, i più dolorosi sono quelli alle disponibilità dei servizi sociali, ridotte di quasi 400 mila euro, che vanno a colpire le fasce più deboli della cittadinanza, quelle che già sentono maggiormente il peso della crisi. Troviamo particolarmente odioso ed inaccettabile il taglio apportato a due servizi che si rivolgono direttamente ai più poveri: la mensa comunale ed il dormitorio. Se la proposta di bilancio non verrà modificata, dal prossimo anno gli utenti della mensa non riceveranno più la provvista di alimenti da portare a casa per garantirsi un po’ di cena e, quanto al dormitorio, il finanziamento è limitato al 31 marzo 2011. Sì, perché tutto sommato si pensa che un pasto al giorno possa bastare e, nel mese di aprile, chi dorme per strada non rischia di morire assiderato come è successo in questi giorni ad una senzatetto a Milano. Come Partito Democratico pensiamo che questi tagli siano un atto di inciviltà e che si debbano e si possano trovare le poche migliaia di euro che servono a garantire un servizio minimo a queste persone più disagiate. Si tratta di priorità e di valori a cui continuiamo a far riferimento. Ecco perché sosterremo con forza gli emendamenti che ripristinano le dotazioni per far vivere questi servizi. È una questione di civiltà: i sacrifici devono partire da chi ha di più e devono preservare chi già non ha di che vivere. Non è necessario, anche se è pertinente, scomodare Gesù Cristo e la sua predilezione per gli ultimi. Basta citare più modestamente il segretario del PD Bersani, alla manifestazione di sabato a Roma: “I nostri amministratori ricordino che se rimane un solo euro in cassa, lo si spende per un servizio ai disabili o per un soccorso alla povertà; perché la crisi può distruggere la solidarietà e senza solidarietà non può esserci comunità”. È questo che chiediamo anche al Sindaco di Asti, ed è per questo che ci batteremo
“.