Dopo gli Stati Uniti, il Giappone: alla Casa dell’Asti secondo incontro sull’export, per analizzare posizioni e potenzialità dell’Asti Docg e del Moscato d’Asti Docg nelle diverse realtà mondiali. Indagato il favorevole fenomeno della Moscatomania negli USA lo scorso dicembre, quattro esperti provenienti dal Paese del Sol Levante, accompagnati dal fotografo freelance Keinichi Tani, si sono confrontati sull’evoluzione dell’“Asti” in Giappone con produttori, giornalisti, operatori del settore.

Al saluto del presidente del Consorzio Paolo Ricagno, che ha elencato i numeri di un 2011 da record (con la produzione complessiva che ha superato i 106 milioni di bottiglie, 81 di Asti Spumante e 25 di Moscato d’Asti con una quota export superiore all’80%), ha fatto seguito la panoramica tracciata dal giornalista Sergio Miravalle, moderatore dell’incontro, a partire dagli elementi positivi che identificano l’Italia agli occhi dei giapponesi: la moda, la ricchezza culturale, la qualità della vita e l’enogastronomia. Parlando di vino va detto che in Giappone, su una popolazione di 120 milioni di abitanti, solo un terzo ha consumi all’occidentale. Il vino italiano gode di buona fama ed occupa la seconda piazza nelle importazioni, subito dopo quelle francesi con il 20% del mercato pari a 3,2 milioni di casse. Nel comparto delle bollicine  l’Asti Docg registra vendite per 150 mila casse, pari a 1,8 milioni bottiglie con un trend dalle forti potenzialità. Come indurre i giapponesi ad aumentare le occasioni di proporre un allegro “Kampai!” (è l’equivalente del nostro cin cin) con l’Asti e il Moscato d’Asti?

Kunio Bansho – caporedattore della rivista WANDS, magazine giapponese mensile rivolto al wine&spirits trade spiega: «C’è una forte concorrenza a prezzi più bassi e i giapponesi, spesso, non sanno che l’Asti è un vino di qualità, legato a un territorio. Bisogna creare occasioni di conoscenza, con degustazioni e incontri che raccontino le meravigliose terre piemontesi del moscato. Il concetto di origine e territorio affascina i nostri consumatori più attenti, ma va inserito in un richiamo culturale più vasto».

Il segreto del successo dei vini italiani, secondo Isao Miyajima – giornalista freelance, ottimo conoscitore della lingua e della vita nel Belpaese, che collabora in Giappone con le maggiori testate di settore wine (The Wine Kingdom, WANDS e Winart) e con riviste e guide anche in Italia – sta nell’immagine stessa dell’Italia: «Esiste un mito italiano, che oltre ai viaggi dei turisti giapponesi comprende la moda e il mondo dell’enogastronomia: primi ambasciatori nella promozione del vostro Paese sono i ristoranti italiani».

Concorda nell’analisi Tomomi Tsujimoto, titolare dell’azienda Foodliner, uno dei più noti importatori del settore wine&food italiano: «A Tokyo ci sono più di duemila ristoranti dal nome italiano, il 95% dei quali gestito da giapponesi che, dopo aver studiato in Italia, hanno importato i segreti della vostra cucina, proponendo oggi un mix di spirito e tecnica italiani e materie prime anche giapponesi».

Un legame che non impone rigidi abbinamenti fra vini e cibi, elemento che non rientra nella cultura culinaria nipponica.

A proposito di cultura giapponese, interessante appare l’analisi tracciata da Keiko Murata, caporedattrice di The Wine Kingdom, magazine bimestrale per wine lovers. Il consumo di vino da parte delle donne è in crescita, grazie anche ad una nuova tendenza, lo joshikkai (“incontro delle ragazze”), una sorta di Sex and the City in salsa giapponese: ragazze, spesso single, che dopo il lavoro si riuniscono a turno a casa di un’amica e chiacchierano davanti ad una buona bottiglia di vino e a qualche stuzzichino. «È una tendenza da seguire. L’Asti è uno spumante “facile”, poco alcolico, decisamente beverino: sarebbe utile introdurre packaging particolari ed etichette specifiche per il Giappone, magari più esplicative, per andare incontro ai gusti del mercato anche al femminile».

Capitolo prezzi: anche in Giappone la crisi si fa sentire. L’Asti Spumante viene venduto nei negozi a 13-15 euro, più che raddoppiato nei ristoranti, a causa anche delle accise doganali di circa 2,50 euro a bottiglia per le bollicine (1 euro in più rispetto ai vini fermi).

Conclude il direttore del Consorzio, Giorgio Bosticco: «Saremo a Tokyo, partecipando alla FoodEx dal 6 al 9 Marzo, importante fiera del settore enogastronomico dell’Estremo Oriente. Sarà un’occasione per entrare in contatto e capire più da vicino quale strategia utilizzare per continuare a crescere in questo importante mercato». Previsti incontri con chef e titolari di ristoranti di cucina italiana in Giappone chiamati a diventare “Ambasciatori dell’Asti”.