SALONE DEL GUSTO 2011-2TORINO – Tra conferme di successo e grandi novità, il Salone del Gusto e Terra Madre anche quest’anno si presenta come il più importante palco per produttori e artigiani dell’agroalimentare di qualità provenienti da tutto il mondo. Oltre 1000 espositori da 100 Paesi animano i tre padiglioni del Lingotto Fiere e l’Oval. Ecco qualche anticipazione, mentre la cartella stampa aggiornata con tutti i dettagli del Mercato, i nuovi Presìdi Slow Food italiani e internazionali e le interviste agli chef è scaricabile a questo link: http://goo.gl/qdpfA 
 
Partendo dai cibi che cambiano il mondo, iniziamo la passeggiata dal Mercato italiano, che per la prima volta accoglie le comunità di Terra Madre, riconoscibili grazie alle bancarelle verdi. Tre padiglioni di Lingotto sono dedicati alla straordinaria diversità gastronomica delle regioni italiane, tutte rappresentate, con circa 200 prodotti dei Presìdi, le comunità di Terra Madre, i migliori micro birrifici e centinaia di espositori storici e novità interessanti scovati sul territorio dalla capillare rete di Slow Food che fanno del Salone un grande appuntamento internazionale. Torna al Salone l’ormai consolidata Alleanza tra i cuochi italiani e i Presìdi Slow Food (www.fondazioneslowfood.it) con due appuntamenti per tutti i gusti. Nella tradizionale Osteria dell’Alleanza, al primo piano della Galleria visitatori, si alternano alcuni chef dei 300 ristoranti e osterie che sostengono il progetto e si sono impegnati a inserire nel loro menù almeno tre prodotti dei Presìdi della propria regione. Al Salone i cuochi presentano le loro specialità preparate con i prodotti tutelati da Slow Food, scegliendo nel grande Mercato italiano e internazionale. Esordisce quest’anno nel collegamento tra il padiglione 3 e l’Oval, un nuovo progetto legato all’Alleanza: la Piazza della pizza, in cui venti pizzaioli da tutt’Italia si cimentano sul tema tradizione vs innovazione, sfornando la migliore pizza napoletana preparata con prodotti dei Presìdi e ingredienti di primissima qualità. Un doppio spazio, uno destinato al consumo e l’altro a degustazioni guidate dagli stessi pizzaioli, in cui ogni pizza è abbinata a un bicchiere di birra o a un calice di vino.
 
Immancabili, come sempre, le Cucine di strada, dal cacciucco livornese alle bombette pugliesi, passando per il ristorante curdo e l’immancabile piadina romagnola, e l’Enoteca, che, con oltre 1200 etichette delle cantine italiane, garantisce un giro d’Italia bicchiere alla mano. Un’area sui generis allestita per la prima volta al Salone è il Circo dei Sapori del Monferrato, organizzato dai consorzi di produttori del Monferrato in collaborazione con il festival Mirabilia: un vero e proprio tendone da circo posizionato tra Lingotto e Oval e animato da mattina a sera con un mix di spettacoli, cultura, momenti di riflessione e un prestigioso parterre di maestri di cucina che si misurano con i prodotti di pregio delle province di Alessandria e Asti.
 
Si arriva così all’Oval, dove sono rappresentati i cinque continenti, fianco a fianco all’insegna della solidarietà tra Nord e Sud del mondo. Centro nevralgico è il grande orto africano di 400mq, dove scoprire le varietà di ortaggi a foglia, le erbe medicinali e le piante utili per combattere gli insetti nocivi. Osservare i sistemi per fertilizzare senza sostanze chimiche e le recinzioni fatte con quel che si trova attorno all’orto, senza reti né cemento. Accanto, è allestita un’esposizione di antichi arnesi da lavoro, molti dei quali a noi ormai sconosciuti, in cui ritrovare la memoria dei nostri nonni. 
 
Dalle piante africane ai profumi della cucina. Molti i cuochi che si alternano ai fornelli nella Cucina di Terra Madre, in cui degustare specialità asiatiche, mediorientali, africane e oceaniche. Riflettori puntati sull’Australia, che organizza un vero e proprio barbecue con lo chef Timothy Montgomery del ristorante Bacchus di Newcastle e i vini biologici della cantina Macquariedale. L’Asia presenta specialità dal Bhutan al Giappone e ospita chef appartenenti a comunità indigene thailandesi e indiane. E poi l’Africa, ovviamente, con il seffa, couscous dolce algerino, la faraona al pepe selvatico del Madagascar e il tipico aperitivo del Burkina Faso a base di succo di ibisco alla menta e dolcetti di sesamo, solo per citare alcune ricette. Un momento particolare è quello che vede insieme lo chef arabo israeliano Husam Abas, del ristorante El Babour di Umm el Fahem, vicino Nazareth, e le cuoche palestinesi Fatima Kadoumi e Falak Nasser di Nablus, per preparare hummus, makluba e altre prelibatezze locali. 
 
E adesso qualche esempio dal Mercato internazionale

Negli oltre 100mq a disposizione, il British Pub offre una selezione delle migliori birre artigianali provenienti da Scozia, Inghilterra, Cornovaglia e Yorkshire. Non mancano il sidro e i succhi analcolici, per accompagnare i piatti british più tipici quali bacon, formaggi e roastbeef. La Polonia alterna rinomati cuochi locali che preparano ricette nazionali come i famosi gnocchi pierogi e la minestra di farina di segale e carne, detta zurek.
 
Sono i colori e i profumi a caratterizzare l’area dedicata alla biodiversità asiatica, dove le spezie sono le protagoniste con laboratori educativi per raccontarne la storia in un viaggio che riporta all’antica Roma, ai primi scambi commerciali, fino ad arrivare agli usi in medicina e in cucina, con i piatti preparati dal grande chef indiano Manjit Singh Gill. E passeggiando tra le bancarelle, attenti al simbolo speciale che caratterizza le comunità indigene, testimoni con i loro prodotti, tradizioni e lingue di antichi saperi legati alla terra. Nove i Paesi attraverso i quali viaggiare lungo la magica Via della Seta: Armenia, Azerbaigian, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Ucraina e Uzbekistan per incontrarne i rappresentanti e conoscerne i prodotti segreti. 
 
Una pausa espresso internazionale è offerta dal bar della Casa della Biodiversità, lo spazio dedicato all’approfondimento e alla presentazione dei nuovi progetti gestito dalla Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus. Qui si può spaziare tra Africa e America Latina grazie ai caffè dei Presìdi Slow Food: quello selvatico della foresta di Harenna, in Etiopia, il guatemalteco delle terre alte di Huehuetenango, il caffè della montagna Camapara in Honduras e la varietà robusta dell’Uganda. Un’originale preparazione è il caffè della comunità indiana di Nigiris, filtrato secondo tradizione. Torna al Salone, ma con grandi novità, l’Honey Bar, dove un centinaio di apicoltori provenienti da tutto il mondo si riuniscono per addolcire i palati dei visitatori con degustazioni e attività di analisi sensoriale. Non mancano incontri e dibattiti per scoprire il mondo del miele e delle api, cartina di tornasole della nostra biodiversità. Presenti anche i cacciatori di miele dei monsoni provenienti dall’India meridionale, che per raccogliere questo miele selvatico devono arrampicarsi sulle alte cenge dei dirupi montani dove le api costruiscono i favi, calandosi poi dall’alto su lunghe scale di corda fabbricate con la corteccia degli alberi.
 

Su www.slowfood.it il programma completo e tutti gli approfondimenti:
 
Micro birrifici (di qualità) crescono http://goo.gl/ByUw2
Pensa globale e mangia locale: i consigli dei nostri Personal Shopper http://goo.gl/gU62g
Il sapore più dolce è nell’Honey Bar: http://goo.gl/Ld7UK
Tesori indigeni, custodi di biodiversità http://goo.gl/vIwRx
A me piace il Sud! http://goo.gl/mYbfX
Un orto africano a Torino http://goo.gl/KsW75