“Gli stranieri come li vediamo noi” è stato il tema dell’incontro tra un gruppo di detenuti del carcere di Quarto e il direttore della Caritas Giuseppe Amico. Il confronto si è svolto nei giorni scorsi nell’ambito del progetto “Viaggio intorno alla mia stanza”, ideato dall’Associazione culturale Comunica in collaborazione con la Casa Circondariale e la Provincia (Assessorato alle Politiche).

Prima di incontrare Amico, i reclusi hanno lavorato intorno a due domande (“che cosa ci piace meno degli stranieri?”, “in che cosa sono simili a noi?”), a cui hanno dato risposta partendo dalla loro diretta esperienza di convivenza dietro alle sbarre. Il carcere astigiano, infatti, è una piccola città in cui coabitano, ormai da anni, persone di etnie differenti.

Alcune indicazioni emerse in negativo: “spesso gli stranieri si sentono giudicati, quindi partono prevenuti contro noi”, “hanno una cattiva cultura verso le donne”, “quando sono in gruppo vorrebbero comandare”; qualche considerazione positiva: “hanno un forte senso della famiglia”, “affrontano rischi e sacrifici pur di trovare un lavoro e mandare i soldi a casa”.

Giuseppe Amico è partito dall’esperienza dei nove centri di ascolto Caritas attivi nell’Astigiano (sei ad Asti, gli altri a Castello d’Annone, Frinco, San Damiano) per analizzare bisogni e comportamenti degli stranieri, ma anche paure e capacità di ascolto degli astigiani. Ha poi fatto riferimento alla “pesante crisi economica che, anche nella nostra provincia, rischia di causare una guerra tra poveri” e invitato a “non vivere la diversità degli altri – stranieri o meno – soltanto in negativo”. In discussione anche i meccanismi dell’immigrazione clandestina e i problemi di identità che coinvolgono, anche ad Asti, le nuove generazioni di “stranieri” nati sul nostro territorio.