Non si sa ancora se vedranno effettivamente la luce, ma le cosiddette “ronde” fanno molto rumore già come semplice ipotesi.
La decisione del governo Berlusconi ha scatenato una ridda di critiche, avvicinando per una volta il Vaticano alla sinistra radicale. I paragoni si sono sprecati, giungendo fino ai manganelli fascisti.
In realtà, nelle intenzioni del Governo, vogliono essere una risposta alla domanda di maggiore sicurezza, che, nessuno può negarlo, giunge prepotente da ogni parte dello stivale.
Non credo che le ronde saranno un attentato alla democrazia. Il problema è se mai serviranno a qualcosa. A prima vista sembra molto macchinoso il sistema per metterle in atto, tra prefetti, sindaci, associazioni di ex forze dell’ordine chiamati a coordinarsi. E poi, saranno deterrenti efficaci contro le nuove delinquenze, o un pannicello caldo su un malato grave?
L’altra incognita è il costo, tra rimborsi spese, equipaggiamento, corsi di formazione. Non è peregrina l’obiezione di chi propone un rafforzamento degli organici delle forze dell’ordine in alternativa ad ex carabinieri e poliziotti che girano disarmati per i parchi cittadini.
Quello che però nessuno deve sottovalutare, nemmeno chi critica aspramente le ronde, è la crescente insicurezza che serpeggia tra i cittadini. Negare l’emergenza e l’allarme sociale che genera l’immigrazione clandestina, la nascita di nuovi ghetti nelle periferie delle grandi città, la difficile integrazione dovuta all’esplosione incontrollata del fenomeno migratorio, è un esercizio legittimo ma perdente per le elite della sinistra.
Le ronde appagano nel breve termine la “pancia” inquieta degli impauriti concittadini. Dubitiamo che lo facciano a gioco lungo, ma forse meritano una chance. O no?

Massimiliano Bianco