Roberto Rosso, assessore regionale con delega ai rapporti con il consiglio, è stato arrestato all’alba di questa mattina, venerdì 20 dicembre, in una più ampia operazione della guardia di finanza di Torino denominata “Fenice”, che ha sgominato un presunto gruppo ‘ndranghetista con base a Carmagnola e operante a Torino. Tra le accuse ci sono l’associazione a delinquere di stampo mafioso, 16 milioni di euro di evasione fiscale e voto di scambio politico-mafioso, l’accusa a carico di Rosso. L’assessore avrebbe comprato voti dal clan per un valore totale di 15 mila euro in vista delle elezioni regionali del 26 maggio. In quell’occasione Rosso prese oltre 4700 preferenze a Torino.
L’assessore è stato prontamente scaricato sia dal suo partito, Fratelli d’Italia, il cui leader Giorgia Meloni l’ha dichiarato fuori dal partito finchè non si sia chiarita la vicenda, che dalla giunta piemontese.

“Sono allibito per quanto accaduto” dichiara il presidente Alberto Cirio “In queste ore Roberto Rosso mi ha fatto pervenire le proprie dimissioni che ho prontamente accettato, avendo già fatto predisporre la sua revoca non appena verificata la notizia appresa dalla stampa. Ci auguriamo che Roberto Rosso possa dimostrare quanto prima la sua totale estraneità ai fatti e confidiamo pienamente nel lavoro della magistratura. Come governo regionale, infatti, non possiamo accettare che esista alcuna ombra e più che mai su un tema come quello della lotta alla mafia. La mafia è il nemico, il male assoluto. E questo deve averlo ben chiaro chiunque voglia governare con me il Piemonte”.
L’operazione Fenice ha anche portato al sequestro di 40 beni immobili, 40 società e attività commerciali e 120 tra conti correnti bancari e autoveicoli in Piemonte, Lombardia, Lazio, Campania, Toscana, Sicilia e Sardegna. Vengono contestati 16 milioni di euro di reati tributari.

Danilo Bussi