C’è un racconto dedicato alla Trattoria del Mercato di Asti tra quelli del libro Le Rose di Atacama (Guanda, 2000) dello scrittore cileno Luis Sepùlveda, scomparso oggi all’età di 70 anni ad Oviedo dopo aver contratto alcune settimane fa il Coronavirus.

Lo scrittore era venuto diverse volte ad Asti, per il festival Chiaroscuro organizzato negli anni Novanta dalla Biblioteca Astesnse, poi ancora nel 2013, per un incontro nell’Aula Magna dell’Università con Carlin Petrini.

“Rosella, la più bella”, questo il titolo del racconto inizia così:

“Esattamente due anni fa, sotto il sole piemontese di mezzogiorno, sentii che la fame guidava con premura i miei passi in direzione del mercato di Asti, verso una vecchia trattoria che si chiamava semplicemente così: Trattoria del Mercato.
Aprii la porta, entrai e il posto mi parve una delle tante osterie che ho visitato in diversi paesi, ristoranti popolari dove indubbiamente si mangia molto meglio che nei locali dotati di varie forchette, perché si mangia anche con gli occhi e con le orecchie, e in genere il contorno lo fa la gente seduta agli altri tavoli.

Mi si avvicinò una donna sorridente, piccola, dagli occhi vivaci, che subito m’invitò a prendere posto vicino alla finestra affacciata sul mercato e ad assaggiare il suo vino. “È il migliore di Asti”, aggiunse, e poi rimase lì a guardarmi con espressione divertita. “Ti piace?” mi domandò indicando il mio bicchiere ormai vuoto”.

 

Per scongiurare la chiusura della Trattoria del Mercato, era stato tra i firmatari di una petizione.